Mi chiamo Mattia Arleo, sono nato a Maratea (PZ) il 17 giugno 1992.
Dopo aver conseguito il Diploma di Liceo Classico, mi sono iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Salerno e lì, nel 2016, ho conseguito la laurea magistrale con una tesi in Procedura Penale dal titolo “Il procedimento cautelare reale e il sotto-sistema della prevenzione patrimoniale: il contrasto alla criminalità organizzata in ambito economico tra finalità, sinergie ed aspetti critici”.
Dal mese di novembre del 2016 al mese di maggio del 2018 ho svolto il tirocinio formativo presso la Corte di Appello di Salerno, affiancando un magistrato.
In data 11 dicembre 2017 mi è stato conferito il premio di laurea “Avv. Marcello Torre” con borsa di studio, da parte dell’Associazione dedicata all’Avvocato e politico Marcello Torre, ucciso dalla camorra nel 1980.
Nell’anno 2016 sono stato membro del gruppo di ricerca diretto dal prof. Luigi Kalb presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università degli Studi di Salerno, Farb 2016, su “L’ultimo restyling del processo penale tra nuove e vecchie emergenze” e nell’anno 2018 sono stato membro del gruppo di ricerca diretto sempre dal prof. Luigi Kalb, istituito per l’aggiornamento delle fonti normative, delle tavole sinottiche e delle sentenze della Corte Costituzionale da pubblicare nella IV Edizione del codice di procedura penale, collana Blu Giuffrè, 2018.
Attualmente mi sto preparando al concorso in magistratura e sto svolgendo la pratica forense in Roma.
Sono convinto che solo una vera rivoluzione culturale e morale, affiancata all’opera mirabile della magistratura, possa portare alla sconfitta definita della “mentalità mafiosa”, perché, come diceva il Giudice Paolo Borsellino, “la lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte proprio perché meno appesantite dai condizionamenti e dai ragionamenti utilitaristici che fanno accettare la convivenza col male, le più adatte cioè queste giovani generazioni, a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”