Gaetano Pascale, laureato in Criminologia Applicata per le Investigazioni e la Sicurezza presso l’Università degli Studi di Bologna, Commissario del Ruolo Direttivo Speciale in quiescenza, lascia la Polizia di Stato dopo 25 anni di servizio in Unità Investigative Specializzate ed inizia significative esperienze Accademiche negli Stati Uniti d’America per la formazione di Operatori delle varie Agenzie Federali.

Oggi è Direttore del Dipartimento di Criminologia della Swiss School of Management, struttura elvetica di alta formazione presso la Washington University.-.

Presidente della CEPI – Federazione Sicurezza Sussidiaria della Confederazione Europea delle Piccole Imprese.

Presso l’Università Europea di Roma ha coordinato Masters universitari di I° Livello in Scienze Criminologiche Applicate per l’Investigazione e la Sicurezza, Tecniche Avanzate dell’Investigazione Criminale e Scienze Criminologiche applicate all’Investigazione, istituiti rispettivamente per gli anni accademici 2010/2011, 2011/2012, 2013/2014.

Coordina altresì il programma internazionale di studi forensi in collaborazione con la California School of Forensic Studies – Alliant International University.

E’ altresì Direttore della Compagnia di Consulenze per le Investigazioni Private Internazionali e la Sicurezza “International Investigations & Consulting“, con sede legale a Londra (Inghilterra) e sedi operative a Fresno, CA (Stati Uniti), Natal R/N (Brasile) e San Vicente (El Salvador, America Centrale).

E’ specializzato per la ricerca, localizzazione e cattura di fuggiaschi colpiti da “taglie” emesse dalle autorità americane, ed attivamente collabora con la TWO JINN Inc., ALADDIN Bail Bond e CSI – California Surety Investigations, USA.-

Da sempre impegnato nello studio e nell’applicazione di moderne strategie per la formazione e l’addestramento avanzato di personale assegnato ad attività investigative sia pubbliche che private è altresì autore di numerose pubblicazioni su temi socio-psico-criminologici.-

Info line: www.interninvest.com

La mia storia.

Sono stato per circa 25 anni un funzionario della Polizia di Stato in servizio alla Questura di Roma. Ho lasciato la Polizia nel 2006 per dichiarata permanente inabilità fisica al servizio

Unitamente ad altri miei ex colleghi, in qualità di Ufficiale di Polizia Giudiziaria mi sono esclusivamente occupato di criminalità organizzata ed in particolare sulla presenza di organizzazioni di tipo mafioso sul territorio romano.
Sin dai primi anni del 2000, nell’ambito di un pool di indagine da me diretto, appositamente costituito in seno alla Squadra Mobile di Roma in collaborazione con la Polizia di Frontiera Aerea dell’Aeroporto di Roma Fiumicino, ho condotto investigazioni che consentivano di individuare e documentare la presenza di importanti clan mafiosi sul litorale romano, fare luce sui loro traffici, sulle loro società di copertura per il riciclaggio di danaro sporco ed anche sui legami con il mondo imprenditoriale e politico.

Pur avendo quindi ben delineato gli organigrammi e la mappa dei clan operanti su quel territorio, qualcuno ha fatto in modo che quelle indagini venissero misteriosamente insabbiate, il pool disintegrato ed i suoi componenti delegittimati, dimensionati, perseguitati e, come nel mio caso e di altri ex colleghi, costretti a lasciare la polizia.

Le informative dirette all’A.G. da me redatte congiuntamente ad altro collega Ufficiale di P.G., vengono opportunamente “rivisitate” dai superiori gerarchici, vengono ritenute inconsistenti e quindi non utili alle indagini in corso. In alcuni casi, alcune di queste informative, non usciranno mai dagli Uffici della Squadra Mobile. Inizia una vera e propria persecuzione caratterizzata, da attacchi personali, deferimenti costruiti ad hoc all’A.G. solo probabilmente perché non mi volevo, unitamente agli altri miei colleghi del pool da me coordinato, allineare ad un ben preciso “ordine di scuderia” che in quegli anni non poteva e non doveva essere messo in discussione: “la mafia a Roma non esiste” e quindi non se ne deve parlare. La presenza della mafia è normale a Palermo, a Reggio Calabria, a Napoli ma nella Capitale assumeva un ben altro significato.

Sopraggiungono problemi di salute. Qualcuno coglie la palla al balzo. L’organismo di medicina legale militare presso il quale sono in osservazione a seguito di intervento chirurgico subito all’orecchio dx. per una otite cronica, contratta in servizio e per causa di servizio, decreta la mia permanente non idoneità ai servizi di polizia collocandomi di fatto in quiescenza a soli 43 anni.

Sia io che i miei colleghi di fatto paghiamo un conto salato per aver osato parlare o meglio indagare sulla presenza della mafia a Roma. A nulla sono valse le rimostranze sindacali, le denunce civili e penali portate avanti in quegli anni che di fatto vengono neutralizzate nel 2007 quando il Giudice per Indagini Preliminari mette la parola fine alla vicenda motivando la sentenza con: “ …fatti inesplicabili, allo stato inesplicati”.-

I vertici dell’Amministrazione della PS in qualche modo giustificano l’accaduto limitandosi a sostenere che quel pool e quelle indagini erano state bloccate perché improduttive e che quindi non avrebbero portato ad alcun risultato.
Trascorsi circa 10 anni da quelle indagini “improduttive”, la Procura della Repubblica di Roma, a seguito di investigazioni condotte dalla stessa Squadra Mobile, emette e fa eseguire alla fine del mese di Luglio 2013 sul litorale romano, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di ben 51 persone tutte ritenute responsabili di associazione a delinquere di stampo mafioso.

In sostanza, dopo dieci anni, ci si accorge che a Roma la Mafia esiste. Ed esiste specialmente se la stragrande maggioranza degli arrestati per mafia in quella operazione denominata “Nuova Alba”, erano in buona sostanza quelli sui quali il pool da me diretto e nelle informative inspiegabilmente insabbiate dieci anni prima nonché i fatti accertati e descritti anche da collaboratori di giustizia, erano già stati ampiamente delineati e all’epoca documentati.

E’ quindi l’antefatto di un fenomeno che dopo poco prenderà il nome di Mafia Capitale.

Perché tutto questo. A chi ha veramente giovato tutto ciò. Perché sono stati di fatto dati 10 anni di vantaggio alla mafia sul litorale e quindi a Roma? La mafia, quella vera, e non quella costruita da scoop di giornalisti al servizio di compagini politiche che hanno cavalcato l’onda per riprendere credibilità su un territorio dove l’avevano persa, è stata veramente sconfitta?

Le risposte a questi interrogativi le stiamo, io compreso, ancora aspettando.

Tutti gli organi tradizionali di diffusione dell’informazione , i social e il web tutto hanno abbondantemente parlato di me affibbiandomi aggettivi quali “superpoliziotto”, “eroe”, ecc. Sono stato per questo attaccato, minacciato di morte, diffamato, infangato. Accusato di essere un impostore che in realtà nascondeva la sua vicinanza ed i suoi interessi con i clan che invece avevo combattuto.

Per quanto a qualcuno possa esser sembrato strano, ho solo cercato di tenere fede a quel giuramento di servire il mio Paese fatto più di trenta anni fa.

I “super” e gli “eroi” sono stati invece tutti coloro che sono riusciti a tenere nascosto questo cancro della società, che hanno abilmente mentito, che non hanno fatto quello che invece avevano il dovere di fare, che si sono venduti a lobby ed allineati a sporchi interessi personali e politici.

La mia storia e quella dei miei colleghi ha negli ultimi anni attirato significativamente gli organi della pubblica informazione nazionale ed internazionale. Le emittenti radio televisive italiane e quelle di mezzo mondo hanno detto e scritto tanto su di me.

Ora la mia storia e la mia esperienza spero servano a sostenere e tutelare tutti coloro che troveranno il coraggio di “segnalare” illegalità, nefandezze e collusioni sia nel pubblico che nel privato, ordite da tutti coloro che nel marciume ci sguazzano portandosi addosso quel puzzo nauseabondo della collusione.