Sono professore di studi italiani e romanzi a Harvard; in precedenza ho insegnato alla II Università di Roma e alla New York University, e come visiting professor alla Arizona State University, alla University of Toronto, a UCLA, a Johns Hopkins e a McGill. Considero essenziale l’attività di insegnamento e per questo motivo finora non sono riuscito ad apprezzare pienamente i miei periodi di congedo.

In realtà la maggior parte, se non la totalità, delle mie idee e intuizioni critiche sono nate nel contesto di corsi e seminari, o in classe, discutendo con gli studenti, o preparando le lezioni. D’altra parte, detesto gli impegni amministrativi, incluse le sedute di facoltà, le riunioni di dipartimento, le commissioni di cui mi tocca fare parte e le, innumerevoli relazioni e lettere di valutazione che mi tocca scrivere.

Penso che la crescita esponenziale della burocrazia faccia parte di una lucida strategia per mettere l’istruzione e la ricerca sotto il diretto controllo dei manager (ossia del potere e dell’ideologia economica) piuttosto che dei docenti, allo scopo di diminuirne l’indipendenza e la creatività e di indebolirne il pensiero critico.

Non mi piacciono molto neppure i congressi, e anche se do grande valore agli scambi intellettuali, ritengo che le attività di molti accademici siano a un livello di emissione di carbonio eccessivo, come d’inverno le angurie nei supermercati di Boston. Sia la burocrazia che i congressi sono troppo spesso una scusa per non leggere libri, che ancora considero uno strumento fondamentale non tanto per l’acquisizione di conoscenza (che può essere ottenuta in altri modi) quanto per resistere all’omogeneizzazione.

Mi interesso di politica, di storia delle idee e di cambiamenti culturali. Tengo regolarmente corsi riguardanti l’estetica, la storia e teoria del romanzo, il Rinascimento, il calcio (con Mariano Siskind), il concetto di tempo, e l’intervento culturale (con Doris Sommer). Ho lavorato sul Rinascimento, sull’Italia fra otto e novecento, sull’idea di cultura e di modernità, e su questioni contemporanee. I miei libri più recenti sono “La creazione del passato.

Sulla modernità culturale” (Sellerio, 2009) e “Paura di cambiare. Crisi e critica del concetto di cultura” (Donzelli, 2010). Da due anni dirigo ogni esate un programma di Harvard a Milano e Siena dedicato all’estetica come essenziale momento di innovazione e coscienza sociale.

Collaboro alla “Voce di New York” con la rubrica “Left turn”. Dal 2007 al 2011 ho scritto recensioni settimanali per “Italica”, il sito online di Rai Internazionale, chiusa e oscurato dal governo Monti all’inizio del 2012 per salvare l’economia italiana. Oltre a scrivere quotidianamente sulla mia pagina facebook, gestisco “Controanalisi”, “Il regime dei media” e “Il pensiero inelegante”, blog sulla cultura come discorso anti-egemonico della vita ordinaria. Un mio altro blog è “Soccer studies”, dedicato alla cultura del calcio.

Sostengo Bernie Sanders, detesto Matteo Renzi e il liberismo economico e culturale e considero l’ineguaglianza economica e la globalizzazione i principali problemi del mondo contemporaneo.

Citazioni Preferite

If we wish to diminish the love of money which, we are told, is the root of all evil, the first step must be the creation of a system in which everyone has enough and no one has too much.

Bernard Russell, “Mortals and Others”The fundamental cause of trouble in the world is that the stupid are cocksure while the intelligent are full of doubt.

Bernard Russell, “Mortals and Others”Nothing conclusive has yet taken place in the world, the ultimate word of the world and about the world has not yet been spoken, the world is open and free, everything is still in the future and will always be in the future.
Mikhail Bakhtin, “Problems of Dostoevsky’s Poetics”

Universities no longer train students to think critically, to examine and critique systems of power and cultural and political assumptions, to ask the broad questions of meaning and morality once sustained by the humanities. These institutions have transformed themselves into vocational schools. They have become breeding grounds for systems managers trained to serve the corporate state.
Chris Hedges, “The Death of the Liberal Class”