Sono nato a Pozzallo in provincia di Ragusa, il 22 marzo 1947. Dopo aver conseguito la laurea in Economia e Commercio nel 1971 all’Università di Catania, vengo assunto nella Polizia di Stato, dopo aver superato il concorso pubblico per Commissario. Vengo assegnato alla Questura di Catania quale funzionario addetto alla Squadra Mobile. Dopo il corso di formazione alla Scuola Superiore di Polizia in Roma, nel luglio 1977, vengo trasferito alla Questura di Siracusa.

Trascorsi due anni quale funzionario addetto alla Divisione amministrativa e alla Divisione anticrimine e avendo dimostrato particolari attitudini all’attività investigativa e forte dell’esperienza acquisita sulla piazza di Catania, vengo assegnato alla Squadra Mobile come funzionario addetto.

Nel 1982 vengo nominato dirigente della Squadra Mobile, incarico che ricopro ininterrottamente fino all’agosto del 1990, quando, a domanda, vengo trasferito all’Ufficio Polizia di Frontiera Marittima di Siracusa come dirigente.
Nel marzo 2007 vengo collocato in quiescenza per limiti di età.

Nella qualità di dirigente la Squadra Mobile, ho praticamente vissuto in prima persona il periodo più “caldo”della storia di mafia a Siracusa e provincia. Quel periodo che ha registrato l’evolversi della delinquenza locale, trasformatasi in pochi anni, cosa peraltro comune a tante altre province siciliane e di oltre Isola, da gruppo di malavitosi locali insofferenti alle regole del vivere civile a organizzazione criminale ben radicata nel territorio, forte di agganci con le “famiglie” operanti nelle altre aree geografiche siciliane di più consolidata, storica presenza mafiosa. Per ragioni investigative ho avuto modo di svolgere in prima persona due commissioni rogatorie internazionali, in Grecia e in Francia.

Il passaggio, cioè, dal dilettantismo delinquenziale al sorgere e consolidarsi di quelle associazioni mafiose, che hanno istituzionalizzato le attività delittuose più redditizie e che hanno fatto dell’”omicidio progetto” una regola di vita, al fine di assumere il controllo esclusivo del territorio con l’eliminazione dei gruppi rivali.

Potrebbe a prima vista apparire che la Squadra Mobile di quegli anni, nel fiorire di cotanto crimine, sia uscita sconfitta dalla guerra contro la criminalità organizzata. Così non è e ne sono testimonianza tangibile e indelebile le innumerevoli azioni di contrasto, portate avanti con regolarità sistematica, consacrate in rapporti giudiziari inviati all’Autorità Giudiziaria, che hanno visto l’arresto di centinaia di associati per delinquere. A ciò si aggiunge la, sempre puntuale, cattura dei latitanti di notevole spessore criminale, dediti al killeraggio di professione.

Nell’arco della mia permanenza alla Squadra Mobile, ho collezionato numerosi attestati di riconoscimento da parte del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, da parte dell’Autorità Giudiziaria, ma soprattutto – e sono queste le più significative – da parte della cittadinanza.

Ho scritto per diversi anni articoli d’opinione per la rivista a tiratura nazionale “Il Commissario”, la cui testata diventerà poi “Forze Civili”, e per il settimanale a tiratura provinciale “La Domenica”.

Il libro “Come nasce una Mafia” è la mia prima fatica letteraria. Mi sono determinato a scrivere tale saggio, i cui contenuti sono stati vissuti in prima persona, perché sia portato all’attenzione di tutti quanto è potuto accadere nella nostra provincia, di cui tuttora e non sappiamo per quanto tempo ancora si piangeranno le conseguenze.