Francesco Erspamer

Tav: i sodalizi con Berlusconi lasciano scheletri nell’armadio

L’alleanza di governo fra il M5S e la Lega non è perfetta e comporta attriti. E allora? Si chiama politica e caratterizzò il periodo più prospero e vitale della Storia italiana, quello dell’altrettanto improbabile e imperfetta alleanza fra socialisti e democristiani. Al liberismo però la politica e le alleanze non piacciono: sul modello americano, preferisce sacrificare la democrazia sull’altare dell’efficienza e della governabilità (leggi: dei profitti delle multinazionali) e dunque promuove incessantemente sui suoi giornali il mito di un sistema in cui chi vince, anche se con una minoranza e di misura, prende tutto. Per cui mi auguro che Salvini rinsavisca e si ricordi degli interessi del Paese e della sua stessa base elettorale piuttosto che degli enormi vantaggi finanziari e mediatici che si ottengono a favorire le lobby.
Se però così non fosse e si incaponisse con il TAV al punto da far cadere il governo, bè peggio per la Lega. A differenza che in occasione dell’autorizzazione a procedere su richiesta dei magistrati piddini, questa volta la crisi la pagherebbe Salvini. Lo facevo e lo faccio più scaltro ma il successo dà alla testa e poi non si passa attraverso un sodalizio con Berlusconi senza lasciare qualche scheletro nell’armadio. Il TAV non vale una messa e proprio per questo il M5S non può cedere: perché in questo momento e su questa questione ha tutto da perdere e nulla da guadagnare. Se Salvini tenesse duro e facesse cadere il governo, il M5S ne uscirebbe rafforzato; se invece il M5S gliela desse vinta, si indebolirebbe e a Salvini non resterebbe che aspettare la prossima occasione per aprire la crisi da una posizione molto più vantaggiosa. Sono sempre favorevole alla politica e la politica include il compromesso; ma non la resa incondizionata e non gli errori. Questo sarebbe un grave errore e verrebbe dipinto dai giornali come una resa.