Quella del gasdotto trans-adriatico (chissà perché chiamato TAP visto che in nessuno dei paesi che attraversa si parla inglese) è una tipica storia liberista con governi al servizio delle multinazionali che accettano contratti capestro in modo che se il popolo volesse poi, democraticamente, cancellarli, di fatto non potrebbe farlo per via delle penali, tenute segrete, che comporterebbe.
Ma è davvero una trappola dalla quale non si può uscire? I poteri degli stati sovrani sono molto maggiori di quanto si voglia far credere, anche quando a buona parte della loro sovranità avessero sciaguratamente rinunciato, come l’Italia. In America lo sta dimostrando Trump, che fa impunemente quello che gli pare, facendo vedere che le cautele dei precedenti presidenti (in particolare di Obama) erano immotivate. Capisco la difficile situazione in cui si trovano Conte e Di Maio, e magari alla fine bisognerà accettare la sconfitta. Ma non senza combattere. Non senza provare a fermare il gasdotto, non senza creare alla corporation che lo controlla (che ha sede in Svizzera e azionisti inglesi, belgi e spagnoli) e personalmente ai suoi dirigenti tutte le difficoltà possibili, usando ogni pretesto, ogni cavillo, ogni legge e convenzione. Davvero è proprio tutto in regola? Davvero la penale di 20 miliardi è legittima e sensata? (Ricordo che pochi anni fa la Snam di Milano ha acquistato il 20% delle azioni del progetto per 130 miseri milioni). Insomma, il governo e il M5S dovrebbero fare la voce grossa e ricordarsi di avere parecchio potere, se se la sentono di usarlo. Per rassicurare il loro elettorato e anche al costo di spaventare futuri investitori interessati a simili iniziative e analoghi imbrogli, anzi proprio allo scopo di spaventarli.