Francesco Erspamer

Le spie come diversivi

Ancora mi ricordo una filastrocca di quando ero piccolo: “Spia, spia, non sei figlio di Maria, non sei figlio di Gesù, quando muori vai laggiù, vai laggiù da quell’ometto che si chiama diavoletto”. Allora non lo sapevo ma dietro quei goffi versi c’era un ricordo della prima cantica di Dante, che nel cerchio più profondo dell’inferno, a scontare in perpetuo il peggior peccato che un essere umano possa commettere, ci ficcò i traditori.

Non ho cambiato idea: le spie e i traditori meritano l’inferno, figuriamoci se mi commuovo se cercano di ammazzarne uno, in Inghilterra o da qualsiasi altra parte. Niente a che vedere con i “whistleblower”, coloro che denunciano gli abusi e la violenza dei governi e delle corporation: considero Marielle Franco, Chelsea Manning e Edward Snowden degli eroi, che hanno dato fastidio ai ricchi e ai potenti. Mentre le spie sono sempre al servizio dei potenti e spesso si vendono ai ricchi. Ovvio che i media liberisti facciano di tutto per sfumare la differenza, travisando i concetti di giustizia e di perdono per rendere le vittime tutte uguali, anche gli egoisti, i corrotti e i malvagi che finalmente subiscano la meritata punizione.

Per questo le prime pagine dei giornali di questi giorni danno grande risalto ai provvedimenti di espulsione di decine di cittadini russi da parte del governo americano e, su suo ordine, di quello italiano e di altri governi europei. L’espulsione in sé è solo un gioco di potere; Mosca reagirà espellendo a sua volta decine di occidentali, poi tutto si calmerà perché i campionati del mondo di calcio sono un business troppo grosso, come qualche mese fa le olimpiadi invernali: si diverte così, ovunque, la classe dirigente più squallida che il mondo abbia mai avuto. Ma l’attenzione mediatica è ben altro. È propaganda, un subdolo e pianificato tentativo di farci credere che gli Stati ancora proteggano gli interessi nazionali e dei loro cittadini. Se fosse vero, non permetterebbero la libera circolazione dei capitali e delle merci e incriminerebbero per corruzione gli speculatori finanziari e i lobbisti delle multinazionali, che lucrano sulle sofferenze dei popoli e pagano i politici o addirittura le istituzioni per ottenere favori in contrasto con il bene comune. Dante li chiamava usurai, ruffiani, simoniaci, barattieri, ipocriti, ladri e falsari e li chiuse nell’ottavo cerchio, subito sopra i traditori.

Il neocapitalismo sa bene che la grande crisi è vicina e sta lavorando per entrare prima di allora in una fase totalitaria, un totalitarismo globale mai esistito nella Storia, in cui le nuove tecnologie (intelligenza artificiale e drone inclusi) e il consumismo compulsivo gli consentano di conservare un dominio assoluto anche quando le catastrofi causate dalla sua irrefrenabile avidità spingeranno la gente, ma troppo tardi e in modo disorganizzato e qualunquista, alla rivolta. Tanti Reichstag verranno incendiati nei prossimi mesi e anni per indirizzare le nostre emozioni su falsi problemi. Solo la coscienza, una coscienza eroica, potrà salvarci.

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