«Free as a bird» cantavano i Beatles, ‘libero come un uccello‘. Sembra proprio il manifesto perfetto per tentare una definizione di Marcello Di Finizio, personaggio così atipico, immune all’odio, che brandisce l’arma della ragione contro le assurdità dell’indifferenza. Un tipo tosto con i piedi ben piantati a terra (nonostante sia a 70 metri d’altezza) che non aspetta certo che le soluzioni ai problemi gli caschino giù dal cielo (dal quale solitamente cade solo la cacca di piccione). Uno concreto che non ama il chiacchiericcio ed i bla bla a vanvera di certi politicanti (il suo motto è “chiacchiere sì, va bene, ma solo se hanno lo zucchero a velo sopra. Grazie.”). Tante volte ho come la sensazione che queste persone perbene, specie in via d’estinzione (che andrebbe protetta dal WWF e l’UNESCO) stiano cercando di prosciugare l’oceano con un secchiello bucato. Intanto sulla piattaforma “Change.org” un gruppo di ‘aficionados‘ ha rammendato il secchio e promosso una petizione online a favore del ‘desaparecidos‘ per raccogliere firme in suo appoggio (già raggiunti i primi 500). Oggi Di Finizio, emozionato dall’iniziativa spontanea, con una voce più flebile del solito (stremata da un mese di digiuno volontario) ha diramato il suo ultimo ghandiano messaggio video: “Buona sera a tutti. Oggi è domenica 14 luglio e con oggi sono 54 giorni che trascorro su questa gru Ursus, la gru galleggiante ormeggiata nel Porto di Trieste. Ecco, guardate che magnifico tramonto. Si rimane davvero incantati davanti a tanta bellezza. Anche se si è in circostanze così così surreali dove mi trovo io”.
Vedete, non parla dei morsi della fame. Dei fastidiosi dolori articolari. Si sofferma a farci ammirare il tramonto sulla baia di Trieste. Ma sicuro che sta bene? Uno ‘normale’ dopo 54 giorni di auto-segregazione sulla cima di una gru arrugginita e 26 di sciopero della fame avrebbe perlomeno già imprecato contro il mondo intero, invece lui riesce ancora a trovare la forza per seminare umanità. Com’era doveroso fare noi abbiamo lanciato non uno, bensì due appelli al Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza (v. appello n. 1 e appello n. 2) per portare le ragioni di quest’uomo pericolosamente asserragliato lì sopra, in balia di intemperie, marosi, la bora, convinti – com’eravamo – che un’ Amministratore Pubblico con un cuore (e non un mattone a posto del pericardio) avrebbe avuto la diligenza di rispondere ai cittadini. Con rimarchevole deficit di cortesia invece, il Sindaco ha scelto la via del silenzio, senza darci riscontro. Non solo s’è trincerato lui dietro il più fitto mutismo, ma è rimasta in religioso silenzio pure tutta la corte di Consiglieri, Assessori ed Amministratori pubblici di oggi, così come tutti quelli di ‘ieri’, dall’ex prefetto Adelaide Garruffi, l’ex sindaco di Trieste Roberto Cosolini (PD), l’ex presidente della regione Debora Serracchiani (PD) etc etc. E’ come se in tanti assistono ad una rapina in un negozio di saponette e poi tutti se ne lavano le mani.
Per Marcello Di Finizio nessuno ha appeso uno straccio di lenzuolo. Solo una pergamena e una rosa bianca donata al Ministro Matteo Salvini in visita a Trieste in questi giorni (accettata di buon grado) e al Sindaco Roberto Dipiazza (che ha sdegnosamente rifiutato). Grande classe. Come dice un proverbio: “A buon Amministrator poche parole”.
Per cui ora non ci rivolgiamo più al Sindaco di Trieste, ma al nuovo ‘Governo del cambiamento’. Al nostro Ministro dell’Interno On.le Matteo Salvini, al Ministro On.le Luigi Di Maio, al Premier On.le Giuseppe Conte, al nostro Presidente della Repubblica On.le Sergio Mattarella, nella ragionevole speranza che almeno loro s’esprimano dandoci un segnale concreto d’attenzione. E’ anche quello che con stremata rassegnazione chiede lo stesso Di Finizio: “Io ho fatto tutto quello che potevo, adesso tocca a Voi signori Ministri, la mia vita è nelle Vostre mani”.
Arrivati a questo punto viene spontaneo chiedersi: ma chi glielo ha fatto fare di salire sulla grù e fare lo sciopero della fame? Il mondo è pieno di gente che vuole farti a pezzi che bisogno hai di farti dal male da solo? Non sarebbe stato più semplice accettare con rassegnazione un’ingiustizia (o più d’una) come tanti son ormai siamo abituati a fare? Sopportava un sopruso (non è mica la fine del mondo) ma almeno evitava di rischiare fisicamente. Chi gliela fatto fare? L’ESASPERAZIONE. Quella stessa esasperazione che oggi in Italia miete vittime a profusione. S’è perso il conto dei suicidi che hanno indotto molti imprenditori a togliersi la vita per non vivere certe umiliazioni. Oggi per uccidere un uomo non è più necessario togliergli la vita basta togliergli il lavoro. Marcello Di Finizio, ben consapevole di non voler passare per quel che non è, non ha mai detto: ”o mi date o mi butto giù!”. Ha semplicemente messo a rischio la sua incolumità per accendere un riflettore su di se (che alcuni vorrebbero tener ben spento) e sulle ingiustizie subite. Certo sarebbe stato piu semplice un gesto eclatante, così dopo la sua dipartita sarebbe andato in scena il lugubre teatrino dello sdegno nazionale, dello ‘scaricabarile’, del rimpallo delle responsabilità, dei “ma non sapevo” o “ma povero cristo perché s’è tenuto tutto dentro?”. Tra l’altro Di Finizio, come un partigiano ha tenuto a precisare sin dai primi giorni: “sia chiaro a tutti che io amo fortemente la vita, per questo sono pronto a rischiarla per i miei valori e ideali. Sto combattendo come un soldato in trincea, e lotterò fino alla fine dei miei giorni per difendere i miei diritti, che poi sono anche i Vostri, quei diritti fondamentali ed inviolabili (che sulla carta dovrebbe garantire anche la nostra Costituzione Repubblicana) che valgono per tutti i cittadini di questo Paese ma anche di qualsiasi altro paese di questo pianeta. Per il nostro lavoro, la nostra casa, i nostri sogni”.
Ma chi è costui un Visionario? Utopista? Un sognatore? Un pazzo furioso? Qualcuno c’ha suggerito di scrivergli: “Di Finizio ama ciò che hai prima che la vita t’insegni ah amare ciò che hai perso”. Che belle parole. Non è con questi (ridicoli) slogan che possiamo portare aiuto. Proprio qualche giorno fa l’uomo più vecchio d’Italia c’ha lasciato per sempre donandoci la sua lezione: “non mollate mai… e credete sempre senza paura ai vostri sogni e ideali…” (pazzo scatenato pure lui?). Una ragazza gli ha scritto su Facebook; “Ti vedo ogni mattina andando al lavoro e cerco di scorgere a quale altezza ti trovi … rientro la sera uno sguardo alla gru e penso lì c’è un uomo che lotta con tutto se stesso per quello in cui crede e la mia giornata appare più leggera… esausta torno a casa nel confort di una famiglia e di un letto in cui riposare e mi arrendo alle ingiustizie della giornata cerco di scavalcare il male e concentrarmi sul bene...”.
Uno dei nostri più blasonati uomini di scienza, autorevole ‘cervello in fuga’ (un’elementare senso del garbo c’impedisce di citarne il nome) dopo aver letto di storia di quest’uomo in cima alla gru da 2 mesi c’ha fatto notare una cosa interessante che gradiamo condividere. Secondo il ricercatore, in questi giorni, a Trieste, si sta svolgendo uno dei più significativi esperimenti sociologici del nostro tempo. Di Finizio forse del tutto incosapevolmente (ma forse anche no chi lo sa) con la sua esperienza stà fornendo la chiave per dare risposte ad un’importante quesito esistenziale. Che è il seguente: se chiunque di Voi, un giorno fosse vittima d’una grave ingiustizia, privato della fonte di sostentamento primaria (tal da mettere a repentaglio la stessa esistenza), nessuno raccogliesse il Vs appello e decideste di metter in atto un’etica protesta ghandiana (come quella che sta facendo Marcello Di Finizio sulla Gru Ursus), ecco, oggi, anno domini 2019, nel nostro Paese, l’ITALIA, culla della civiltà, del Diritto, delle Arti e Fede, OGGI, chi Vi ascolterebbe?
A Trieste c’è la risposta! Pensiamoci Gente, perchè un giorno questo (m’auguro proprio di no) … questo potrebbe accadere ad ognuno di Noi. Succede. Lo disse anche il boia a Robespierre quando salì sul patibolo: “sono cose che decapitano”.
Ci sono persone che subiscono passivamente, altre che per il peso dei torti subiti si suicidano, altre ancora che optano per la “giustizia fai da te” facendosi giustizia da soli e/o ricorrendo alla violenza, e ci sono poi altre persone pacifiche che, come Marcello Di Finizio, compiono gesti dimostrativi per uscire dall’invisibilità ed ottenere attenzione.
Ma non saremmo del tutto onesti se tacessimo che i guai di Marcello Di Finizio partono da molto lontano. Iniziano con la famigerata cd “Direttiva Bolkestein”, quella sciagurata direttiva neoliberista che stabilisce la messa in asta delle concessioni balneari alla loro scadenza. Roba da Medio Evo. A questo proposito ci piace citare l’esempio della Versilia, balzato recentemente gli onori della cronaca: trecento stabilimenti balneari che per questa ‘direttiva’ rischiavano seriamente il sequestro penale dell’attività commerciale perché da considerarsi a tutti gli effetti abusivi. Gli Amministratori locali però, hanno trovato lo “strumento giuridico” idoneo (e soprattutto ‘legale’) per salvare dal fallimento gli imprenditori balneari in scadenza di concessione. Per scongiurare la gara pubblica, alla naturale scadenza delle loro concessioni, gli imprenditori ne hanno chiesto il rinnovo con il cosiddetto “Atto Formale”. In pratica hanno richiesto una nuova concessione sulla base degli investimenti (già sostenuti e da sostenere), nell’idea di poterne ammortizzarne i costi e non perdere i capitali investiti. I rinnovi sono stati concessi anche di vent’anni: significa che ci sono balneari che hanno ottenuto di poter restare a lavorare sulle spiagge fin quasi al 2040. Esempio lampante di buoni Amministratori, virtuosi nei fatti (e non a parole) che hanno dimostrato tangibilmente d’aver a cuore la sorte ed il benessere dei propri operatori economici.
Come si può ben vedere, egregio Sig. Sindaco di Trieste, la via “legale” per aiutare un concittadino a mantenere la sua concessione (rispettando la legge) c’era. Senza rischiare nessuna galera. Da buon Amministratore questo poteva/doveva fare il Sindaco di Trieste per aiutare “La Voce della Luna” di Marcello Di Finizio a non chiudere i battenti. E non l’ha fatto.
Il Comune di Trieste ha certamente commesso tutta una serie di ingiustizie, che non stiamo qui a riassumere. Questo è pacifico (è sufficiente ascoltare la ricostruzione dei fatti fatta dal protagonista di questa storia per rendersene conto). Poi lo sappiamo bene, i torti potrebbero essere anche reati, ma non necessariamente. Secondo un recente sondaggio 7 persone su 10 hanno perso le buone maniere. Ma esser scortesi non è reato. Neppure l’avarizia è reato. Neanche l’indifferenza, il non fare un ca(beep)o e/o il raccontare balle a raffica. Di sicuro non metteremo nessuno sul podio degli stronzi sol perché ha illuso qualcuno e/o indotto in errore col mezzo dell’inganno. Ma – in mancanza d’un confronto tra le Parti – valutate un pò Voi che siete più bravi. Se tra una tintarella e l’altra, mentre sorseggiate un drink sulla vostra comoda sdraio, avete voglia d’indignarVi un pochino, leggete/ascoltate il riassunto di questa storia (che potete trovare QUI‘, QUI’ oppure QUI‘).
La stampa in generale, diciamocelo con franchezza, è stata anche un pò distratta (specie quella locale). Non a tutti piace raccontare scomode verità. Questo ci spiace perché c’era un’importante notizia che i media avrebbero dovuto dare col necessario risalto, e che invece è stata colpevolmente taciuta, ignorata. La diamo noi: l’omino sulla Gru ha proposto di interrompere in qualsiasi momento la sua protesta se solo il Sindaco Dipiazza avesse accettato un leale confronto davanti alle telecamere di un’emittente. E già questa semplice proposta di per sé la dice molto lunga (un Sindaco che ha ragioni da vendere avrebbe dovuto lui per primo proporlo). I due si sarebbero potuti confrontare davanti ad una platea di arbitri imparziali (tutti i telespettatori), che si sarebbero potuti fare un’idea delle ragioni/torti. Insomma poter serenamente valutare, come avviene nei telefilm americani di Perry Mason. Certo per accettare un confronto del genere bisogna esser assolutamente certi delle proprie ragioni. Secondo Voi che ha risposto il Sindaco di Trieste? Uccel di bosco. E’ scappato a gambe levate. Di Finizio invece non s’è affatto sottratto al nostro giudizio, anzi. Il Sindaco Dipiazza sì. Un grave errore (a ns modesto avviso). A quest’ora si sarebbe potuto allontanare Di Finizio dai rischi di quella gru infernale e stasera sarebbe stato libero di poter cenare come faremo tutti quanti noi nelle nostre confortevoli dimore (tranne lui). Una decrepita gru arrugginita dell’anteguerra sarà anche un luogo romantico dove dimostrare le proprie buone ragioni ma non è certo il massimo in fatto di sicurezza. Fatalmente pochi giorni fa una di queste ha fatto danni ingenti (la gru è collassata nel Porto di Taranto uccidendo un’operaio).
Si badi ben che il promotore di questa proposta non è un’incosciente campione di sport estremi, non ha posto condizioni assurde, né tantomeno avanzato qualsivoglia pretesa economica. Ha solo condizionato il termine della sua protesta ad un ‘faccia a faccia’ pubblico col Sindaco. Come diceva Don Vito Corleone: questa ‘è una proposta che non si poteva/doveva rifiutare‘. Logica e buon senso (se ancora valgono qualcosa) ci portano ad affermare, con ragionevole certezza, che questo inspiegabile rifiuto del Sindaco non può che accreditare 2 tesi:
1) che il primo cittadino teme il confronto. Solitamente chi evita il confronto dialettico lo fa principalmente perche sa di non avere argomenti, o perché è consapevole d’aver torto. E’ un vero peccato, perchè il Sindaco ha perso un’occasione memorabile per dimostrare d’esser dalla parte del giusto. Semmai ce ne fosse bisogno, questo dimostra ancora più che la lotta di quest’uomo è sacrosanta;
2) dimostra che sul piano umano il Sindaco non è un campione di carità Cristiana. Per certo non ha a cuore il bene d’un suo cittadino tutt’ora in situazione di grave pericolo. Aveva un’opportunità irripetibile (praticamente a costo zero) per far scendere Di Finizio da questa Gru maledetta e toglierlo da quell’assurda situazione di costante rischio per la sua vita e l’incolumità. E s’è guardato bene dal farlo.
A sto punto della narrazione ci chiediamo che intendeva dire il primo giorno: “sarò il sindaco di tutti i Triestini”. Il sindaco di tutti sarebbe andato li da lui al Molo IV almeno una volta (anche solo per far scena). Avrebbe trovato il tempo in questi due mesi, anziché starsene comodo nei suoi ovattati palazzi del potere a disquisire su come salvare dal dissesto una squadra di pallamano (200 mila cucuzze mancano all’appello), o sui divieti da applicare che tanto hanno indignato l’Italia intera in questi giorni (vietata la partecipazione degli atleti Africani alla maratona del Running Festival). O la nuova crociata del Comune contro vizio, peccati e lussuria (affissi a Barcola diversi cartelli demenzial-divertenti con la scritta: “Si raccomanda di indossare un abbigliamento adeguato”). Od ancora la sponsorizzazione a favore della Diocesi triestina del convegno “Tra fede e scienza”, per il quale la Giunta regionale del Presidente Fedriga dovrebbe elargire la pochezza di 200.000 euri (Fedriga è il geniale Governatore ‘murista’ che sta pensando di sperperare 2 miliardi di euro di soldi pubblici per la costruzione d’uno sbarramento trumpiano anti-migranti lungo 243 km sul confine italo-sloveno). Quisquiglie intedicamoci. Lo stanziamento è pienamente giustificato, Massimiliano Fedriga lo spiega in modo esaustivo con queste convincenti e articolate argomentazioni: “era doveroso organizzare un momento di riflessione teologica sul tema della Fede”. Cita Sant’Agostino? No forse cita Papa Roncalli (di sicuro non Cita Tarzan). Troviamo il tema azzeccatissimo, farà di sicuro un gran bene alla città, specie in tempi come questi dove la carità cristiana a Trieste non si sa bene dove stia di casa (sotto la Gru Ursus c’è una ressa così di concittadini che si spintonano per testimoniare solidarietà). Battutacce a parte, a forza di guardar altrove stiamo diventando sordi. Ma vi son anche belle storie, come quella di dell’articolo di cronaca triestina letto qualche giorno fa. Un cane Labrador ha notato un Assessore triestino in ‘difficoltà’ e l’ha riportato a riva salvandolo dall’annegamento. Esattamente ciò che fanno certi Amministratori, quando ti vedono in difficoltà e si girano dall’altra parte lasciandoti annegare nei tuoi guai. Sicuri che le bestie non siamo noi?
Indubbiamente questo Sindaco non ha dei brillanti consiglieri. Per capire come comportarsi a volte è anche utile imparare dall’ esempio di celebri personaggi del passato come Giuseppe Lazzaro Morpurgo (fondatore di Generali Assicurazioni Trieste ha un grande debito di riconoscenza nei suoi confronti) o Amadeo Peter Giannini (il primo banchiere etico della storia moderna). Mr. Giannini non è triestino. Ma se fosse nato a Trieste, Peter sarebbe subito corso in aiuto dell’imprenditore in difficoltà. Ma dubito fortemente che chi ha rifiutato il confronto con Di Finizio sappia chi era questo straordinario personaggio italo-americano. Col “Piano Marshall” risollevò l’Italia del dopoguerra finanziando di tasca sua la ricostruzione del nostro Paese (molto di quello che oggi possono vedere in giro i triestini è merito suo). Ma se cercate da qualche parte a Trieste, come anche nel Paese – da nord a sud – un monumento in memoria del buon Giannini, lasciate perdere, non ne troverete nemmeno uno. Neanche l’intitolazione d’uno scalcinato vicolo di periferia. Ma che razza di paese siamo diventati? (c’è più rispetto nello Stato di Ebbrezza che in Italia). Ecco perché “un Paese che ignora il meglio di se stesso non può che mettere in scena il peggio di se stesso … praticamente in ogni circostanza”.
A proposito di ‘valori‘, il ‘custode’ della gru galleggiante anche se stremato da 2 mesi di confino volontario e 25 giorni di digiuno, ha trovato la forza di diramare il suo ultimo (e allarmante) appello video:
“Grazie del sostegno che mi date… Vi abbraccio tutti, uno ad uno… anche a Te Dipiazza”.