Riceviamo e pubblichiamo, consapevoli che, in stato di disperazione, si commettono errori di ogni genere, anche di valutazione. Augurandoci che chi ha i mezzi per intervenire intervenga e non indugi oltre. Non c’è scampo per i cittadini che finiscono tra le maglie di una rete di corruzione composta da delinquenti e da pubblici ufficiali o qualcuno può agire in difesa dei più deboli?
Sono ———- titolare dal 1999 a dicembre 2009 della Ditta individuale denominata ………..
Fin dalla giovanissima età ho svolto con onestà e spirito di abnegazione il mio lavoro, che amo e che spero di poter svolgere ancora.
La mia attività, un negozio sulla centralissima via ……… per molti anni è stato un importante punto di riferimento per la vendita di calzature il cui fatturato superava i 3 milioni di euro all’anno.
Grazie a questo godevo di fiducia illimitata da parte di fornitori, banche e colleghi, considerandomi tra i clienti singoli, il commerciante più forte e solvibile della Campania. Tutto questo ha sviluppato invidie fra i colleghi, in particolare, presso un commerciante che trattava i miei stessi prodotti, da sempre considerato molto vicino al clan Sarno.
La mia storia professionale, ad un certo punto, viene distrutta dal mio commercialista il quale, attuando una manovra palesemente fuorilegge, mi rovina completamente. Chiude la mia ditta a dicembre 2009 e pensa bene di aspettare marzo 2010 per la chiusura della partita IVA.
Ha inizio il mio fallimento professionale. Un vero inferno.
Il Curatore incaricato, fingendo solidarietà e vicinanza, entra in un rapporto di totale confidenza con me.
Io vivevo in costante stato di panico; non sapevo neanche cosa fosse un fallimento, ero terrorizzato, credevo di vivere un incubo. Il curatore mi tranquillizzava dicendomi che godeva di forti appoggi in procura ed alla fallimentare e che era per questo in grado di farmi restare nelle mie proprietà e di poter liberamente pilotare le aste che nel corso degli anni si sarebbero svolte.
In mezzo a questo caos, nasce mio figlio e l’unica cosa che mi dava serenità, era assuefarmi alle promesse di questo curatore che mi dava speranza di ripristinare una vita che purtroppo, non avrei più rivissuto.
Tutto questo mi portava a soddisfare le sue continue richieste. Soldi, viaggi, cene…
Fra le altre cose, mi convinse ad aprire una società a nome di mia moglie, avente in oggetto ancora la vendita di calzature ma gli affari non andarono per niente bene e spesso, rinunciavo a soddisfare esigenze economiche familiari per accontentare l’avido curatore. Tutto questo è stato oggetto di denuncia alle autorità competenti da parte mia.
Nel 2012, mi aggiudico l’asta del negozio di cui ero precedentemente proprietario depositando una caparra di quasi 10mila euro ma dopo qualche giorno, arrivano minacce che ci intimano di non completare l’acquisto o “si sarebbero regolati con la mia famiglia”.
Persi la caparra e il negozio fu poi aggiudicato ad un tizio con cui il clan Sarno è particolarmente benevolo.
Questo tizio vive in una villa faraonica nel territorio del clan ed era socio di un malvivente ammazzato presumibilmente dagli affiliati al clan. Questo tizio, ha inoltre acquistato altre proprietà all’asta, tutte facoltose e, al contrario di quanto accaduto a me, senza essere fermato da minacce “semi anonime”.
Da questa assurda situazione dalla quale, come premesso, è iniziato il mio calvario, perdo anche la mia villa; una proprietà che viene aggiudicata all’asta ad altre persone sempre vicine al clan Sarno. Un giro di losche figure dedite all’usura, allo spaccio e traffici illeciti anche con politici locali.
Durante l’iter che portò all’asta, ho ricevuto nuovamente minacce ancora più esplicite, compresi proiettili. Mi si intimava di non attendere l’asta ma di lasciare la mia villa prima che avesse luogo. Anche questo è stato denunciato.
Quel che ho vissuto, e che ad oggi attende giustizia, è un capolavoro criminale che si è consumato fra camorristi e pubblici ufficiali all’interno delle istituzioni.
La Sezione Fallimentare del tribunale di Napoli, nasconde molte insidie per un onesto cittadino abituato a separare i buoni dai cattivi; gli onesti dai corrotti.
Non so che speranze mi restino di riavere quello che mi è stato sottratto con la prepotente logica del crimine, ma voglio sperare, che un briciolo di giustizia, forse riuscirò a vederlo.