Francesco Erspamer

Senatori M5S passati alla Lega: come riconoscere furbi e opportunisti

In un paese profondamente morale e solidale, episodi come quello dei senatori che passano alla Lega perché gli piace essere dei vincenti, conservare la poltrona e anche guadagnare di più, non succederebbero. La riprovazione sociale li distruggerebbe, personalmente oltre che politicamente. Ma lo sappiamo bene che l’Italia non è così: forse lo era ma trent’anni di berlusconismo e di liberismo piddino lo hanno mutato in profondità. Del resto il M5S è nato precisamente per fermare questa deriva antropologica: com’è possibile che ci si stupisca per i tradimenti? com’è possibile che ci si sia fatti fregare da opportunisti e arrivisti neanche tanto bravi a camuffarsi ma trasparentemente tali?
È per questo che i movimenti che intendono migliorare la società e non solo difendere gli interessi della casta, non sopravvivono se non diventando dei partiti e dandosi un’ideologia di riferimento, rispetto alla quale misurare l’affidabilità e la capacità dei militanti e dei quadri in modo da formare una dirigenza all’altezza delle enormi difficoltà che ci troviamo ad affrontare. Gli altri partiti non hanno bisogno di rigore e abilità: per assicurarsi la fedeltà dei propri parlamentari ed elettori hanno strumenti semplici e potenti, a cominciare dai privilegi e dal denaro, elargito sotto forma di impunità per gli evasori, di perdonismo per i corrotti e di ricche consulenze presso le multinazionali per coloro che, dopo averle beneficiate, fossero costretti a lasciare la poltrona.
Il M5S esiste per combattere tutto ciò, dunque non può permettersi simili scorciatoie. Per cui smettetela di lamentarvi dello squallore di certi personaggi: sono lo specchio di una significativa parte della nazione. Piuttosto, imparate a riconoscerli per tempo. Come? Innanzi tutto analizzando il loro passato: quelli troppo furbi, ambiziosi, pieni di sé, o che hanno fatto carriere accademiche e professionali fulminanti e che si sono avvicinati al Movimento all’ultimo momento, bé può essere che si siano ravveduti ma prima di candidarli o fargli assumere posizioni di rilievo, che passino una decina d’anni a dimostrare la loro vocazione da semplici attivisti.
Ma altrettanto importante è prendere atto delle debolezze degli italiani. Checché ne dicesse Mussolini, non siamo mai stati e men che meno siamo diventati un popolo di eroi e di santi. Ammesso che, per parafrasare Brecht, sia un bene aver bisogno di eroi e di santi. Pretendere che un pentastellato guadagni la metà di un leghista e per di più decada dopo una o due legislature (mentre gli avversari possono restare al potere indefinitamente) è demenziale. Può essere una tattica sostenibile ed efficace per un breve periodo di intenso movimentismo o in condizioni insurrezionali, non nella vita ordinaria. Nella vita ordinaria, all’interno di una cultura che dà valore solo al denaro e al successo, davvero non si può pretendere che tutti siano in grado di resistere alle tentazioni e alle paure.