Antonino Schillizzi

Mezzojuso, la mafia, i pascoli.

La presa di coscienza di tutti i siciliani onesti del pericolo mafioso, avviene con l’uccisione del Generale dalla Chiesa (Palermo 3 settembre 1982).

Spuntano dai balconi dei palazzi di Palermo lenzuola bianche, una immensa fiaccolata attraversa Via Libertà, Via Ruggero Settimo ed imbocca la via Cavour per fermarsi davanti la Prefettura.

Il Parlamento approva subito la cosiddetta legge Rognoni\La Torre che prevede la confisca dei beni ai mafiosi. L’on. Pio La Torre pagherà con la vita il suo impegno contro la mafia, e con lui tanti altri, prima e dopo di lui, fino ad arrivare al Giudice Paolo Borsellino.

Alla lupara si erano sostituite pistole, mitra, Kalashnikov e tanto tritolo. La mafia degli appalti, dell’edilizia e della droga era subentrata alla mafia rurale, l’ala stragista aveva surclassato la vecchia mafia dei campi.

Scomparse le figure del gabelloto, del soprastante e del campiere, potremmo dire, in astratto, che la mafia nelle zone rurali, quel tipo di mafia, non esiste più. Non esistono più gli abigeati, gli incendi dolosi sono ridottissimi grazie ai satelliti ed alle telecamere.

I contrasti, i dissidi, le soverchierie, le angherie, le liti, gli sconfinamenti, la modifica arbitraria dei compluvi e altri problemi continuano ad essere oggetto di scontro quotidiano dei produttori agricoli e degli allevatori in ogni parte della Sicilia e non solo.

 

Ho diverse cognizioni dei pascoli e della mafia dei Nebrodi, di recente le sorelle Napoli, con riferimento a Mezzojuso, hanno parlato di mafia dei pascoli, di cui ho altrettante cognizioni.

Ma procediamo con ordine.

I monti Nebrodi sono una delle catene montuose, assieme ai Peloritani, della provincia di Messina, e si trovano nel versante tirrenico. Dal punto di vista geologico sono considerate come la continuazione dei monti Appennini. Il Parco dei Nebrodi è l’area naturale protetta più estesa dell’Italia (oltre 80.000 ettari interamente boscati e si trova principalmente nella provincia di Messina, ma tocca le province di Enna e Catania). Nei boschi pascolano animali da tempo immemorabile.

Da dirigente della Confcoltivatori regionale della Sicilia, ebbi l’incarico di direttore regionale del Patronato INAC, ricordo di essere stato sui Nebrodi a tenere assemblee di allevatori. Una tragedia arrivarci, un’altra tragedia tornare, (l’autostrada Palermo Messina non c’era), le riunioni iniziavano due ore dopo il tramonto e siccome ero il più giovane dovevo andarci io. Soggiornavo in qualche albergo della costa tirrenica e capitava di pranzare e cenare con qualche dirigente locale che mi raccontava tantissime cose, alcune piacevoli, altre meno. Ciò nella prima metà degli anni ’80.

Dopo una decina d’anni, nel frattempo avevo cambiato lavoro ed era stato istituito l’Ente Parco dei Nebrodi, con il quale la mia rivista “Ambiente duemila” collaborava, (altri tratti di Autostrada PA\ME erano stati aperti), mi ritrovai a frequentare la zona di Caronia dove l’Ente Parco aveva la sede.

Si parlava di Mafia dei Nebrodi per localizzare tale fenomeno, e si faceva riferimento ai morti ammazzati nei vari Comuni negli anni cinquanta e sessanta, perché si erano ribellati al predominio degli agrari, reazionari e mafiosi.

Vincenzo Franco di Tusa viene ucciso il 23 febbraio del 1958, Francesco Nicolosi il 27 dicembre del 1958, il 3 maggio 1959 Angelo, Mauro e Rosario Cassata. Liborio Frasconà, Carmelo Marchese e Giuseppe Alercia a Mistretta, fino al contadino ed Assessore socialista di Tusa Carmelo Battaglia avvenuto il 24 marzo del 1966.

Dell’omicidio Battaglia se ne occupò la Camera dei Deputati con una interrogazione a prima firma dell’on. Pancrazio De Pasquale del PCI.

L’assassinio di Carmelo Battaglia di Tusa (da non confondersi con il Sindaco di Mezzojuso dello stesso periodo, Ignazio, pure lui socialista), andava inquadrato in quella lotta secolare di riscatto dal predominio della mafia agraria in cui erano caduti i vari Bernardino Verro, Miraglia, Li Puma, Rizzotto e tanti altri.

Ad usare la locuzione mafia dei pascoli sono i giornali, la televisione e Giuseppe Antoci ex Presidente del Parco dei Nebrodi a seguito dell’attentato alla sua vita del 2016.

Il Presidente Antoci aveva stabilito un protocollo secondo cui non sarebbe stato più possibile assegnare circa quattromila ettari di pascolo di proprietà dell’Ente evitando l’interdittiva antimafia della Prefettura.

 

Mezzojuso e la mafia

Il 10 ottobre del 1892 nella piazza principale di Mezzojuso, (attuale Piazza Umberto I), veniva ucciso dalla mafia, a colpi di fucile, il consigliere di opposizione Francesco Gebbia di professione Consulente Legale. Questo è tutto quello che si sa e che si può reperire facilmente nel web.

Una fonte orale, il generale dei carabinieri a riposo, Nicolò Sergio Gebbia, riferisce che l’assassinato era cugino primo del suo bisnonno Antonino, ricco proprietario terriero. Il quale diceva che quella morte se la era andata a cercare, mettendosi dalla parte dei contadini.

 

Il contesto Regionale e Nazionale.

Possiamo tracciare una ipotesi storica partendo dalle novità politiche del 1891\1894, in Sicilia con la nascita dei Fasci siciliani dei lavoratori o altrimenti conosciuti come Fasci Siciliani e, in Italia con la fondazione del Partito Socialista che avvenne a Genova il 14 agosto del 1892 e contestualizzandole con le notizie che è possibile ricavare dalla storia di Mezzojuso.

Di ispirazione libertaria e socialista, si svilupparono in maniera spontanea in quasi tutti i centri abitati, aggregazioni di braccianti agricoli, operai, proletariato vario e minatori. I Fasci, fondati ufficialmente il primo maggio del 1891 a Catania, si svilupparono in tutte le province siciliane. Il 29 giugno del 1892 venne costituito il Fascio di Palermo guidato da Rosario Garibaldi Bosco.

Migliori condizioni di vita morale e materiale, giusti salari, terra ai contadini. Erano queste le rivendicazioni degli aderenti ai fasci dei lavoratori che furono decine di migliaia in tutta l’Isola.

Il 14 agosto del 1892 nasce a Genova il Partito Socialista.

Il movimento dei Fasci Siciliani attuò scioperi ed occupazioni simboliche delle terre demaniali. Il 20 gennaio del 1893, durante una occupazione simbolica di terre del demanio, 500 contadini della “Lega” di Caltavuturo (PA) furono dispersi dai Carabinieri e dall’Esercito ed in tale occasione persero la vita 13 manifestanti. La rivolta divampò in tutta la Sicilia, lo scontro culminò nell’autunno del 1893, quando il movimento organizzò scioperi in tutta l’isola e tentò una insurrezione che non ebbe successo.

Il Capo del Governo Crispi nel 1894 intervenne con esecuzioni sommarie ed arresti di massa, sciolse il movimento dei Fasci Siciliani, i capi furono tutti arrestati e condannati a 12 o 18 anni di prigione. Il 14 marzo 1896, venne concessa l’amnistia a tutti i condannati.

 

Vediamo adesso di analizzare il contesto locale di Mezzojuso ai tempi del Consigliere di opposizione Francesco Gebbia.

In quel periodo il Comune di Mezzojuso comprendeva la Frazione di Campofelice di Fitalia ed aveva una estensione territoriale di circa 7.000 ettari. I terreni del Feudo di Fitalia confinavano e confinano, anche, con i territori di Prizzi e Corleone; da un lato Rocca Busambra (1612 m. slm) e da un altro lato il fiume San Leonardo costituivano e costituiscono la delimitazione naturale del territorio di Mezzojuso e della sua Frazione. Nell’attuale territorio di Campofelice di Fitalia e nei territori confinanti del Comune di Corleone si coltivava il grano. Giova precisare che il centro abitato di Corleone con il centro abitato di Mezzojuso distano circa 50 chilometri, perché occorre aggirare la Rocca Busambra, pertanto pur essendo territorio di Corleone, qualche migliaio di ettari di terreno è stato coltivato (sempre) da possidenti o contadini di Mezzojuso.

 

L’Amministrazione comunale del periodo 1890\1895 vedeva una opposizione colta e attenta, lo ricaviamo dal libro di Ignazio Gattuso, (storico locale con 13 pubblicazioni che riguardano la storia, l’economia e le tradizioni di Mezzojuso), “Mezzojuso nel ricordo delle vestigia antiche” Palermo – Tumminelli Editore – 1972, dove commenta alcuni articoli apparsi in una rubrica del “Corriere dell’Isola” a proposito dell’Amministrazione comunale e del Sindaco al quale si opponeva il Consigliere Gebbia.

Le fonti ufficiali (rapporti di polizia) nulla dicono sulla presenza a Mezzojuso di una Lega dei Fasci Siciliani. Mentre Napoleone Colaianni (1847), docente universitario e Deputato al Parlamento per 10 legislature, repubblicano, riferisce che anche a Mezzojuso era stata costituita una LEGA dei Fasci Siciliani. Alle elezioni del 1895, quella che era stata opposizione diventa maggioranza.

Possiamo, pertanto ricavarne che, come descritto dai giornali a partire dal “Giornale di Sicilia”, l’assassinio di Francesco Gebbia ed anche di Giuseppe Moscarelli furono commessi dalla mafia e furono omicidi politico mafiosi.

 

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