Euforico come non mai, Matteo Salvini, ministro a tempo perso del governo Conte, si fa bello su Facebook con il lavoro delle forze dell’ordine pugliesi che oggi hanno arrestato 30 persone accusate di associazione mafiosa. Lui segue la cronaca per momenti come questo, per garantire mobilità ai suoi canali social sulle fatiche altrui in assenza di pane e nutella da esibire ai diversamente intelligenti che lo seguono.
Ma come mai alcune manette che scattano lo rendono felice e altre lo inducono a profonda indignazione? Qual è il metro di misura con cui l’improvvisato ministro determina un arresto “buono” da un arresto “cattivo” ?
Per esempio, quando pochi giorni fa hanno arrestato il suo consulente all’energia Paolo Arata col figlio – assunto dalla Lega a Palazzo Chigi – Salvini non ha esultato anzi, con tono sommesso ha dichiarato che si è innocenti fino a prova contraria.
Non ha nemmeno utilizzato l’hashtag delle grandi occasioni #lamafiamifaschifo che si guarda bene dall’accostare ai suoi uomini nonostante risultino collegamenti che portano a Matteo Messina Denaro, il più mafioso dei mafiosi. Niente. Per lui quelle indagini non sono mai partite.
Quando hanno arrestato il sindaco leghista di Legnano, non ha twittato e non ha fatto post su Facebook per gioire del colpo messo a punto dalla Guardia di Finanza di Milano che ha fermato un sistema di “turbative nello svolgimento delle procedure selettive” che secondo la procura, determinavano “spregiudicate manipolazioni ” a favore di amici e amici degli amici che come di consueto, andavano a penalizzare legalità e merito.
Quell’arresto non gli è piaciuto; lo abbiamo capito dal fatto che mentre gli portavano via il sindaco in manette, lui rispondeva ai microfoni “ho fiducia nei miei uomini…”.
Ma torniamo alla mafia, argomento su cui Salvini va forte soprattutto quando tace. E acconsente. Come per la nomina di Domenico Furgiuele a responsabile regionale della Lega in Calabria. Nemmeno ci ha provato a dire “ma magari possiamo trovarne uno che non ha il suocero in carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso su cui la Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Nicola Gratteri, ha disposto il sequestro di: 26 società, 67 fabbricati, 176 appezzamenti di terreno, 13 autocarri, 5 autovetture, 10 macchine operatrici per cantiere e un motociclo.
Forgiuele andava benissimo al punto da portarlo anche alla Camera dei Deputati con le ultime elezioni politiche. E andava bene anche Vincenzo Gioffrè a capo del partito a Rosarno con all’attivo diverse società fondate con uomini del clan Pesce e Bellocco. Altri non ce n’erano per coordinare le attività dei leghisti? Sempre a Rosarno, la Lega è rappresentata in comune da Enzo Cusato, consuocero di Rocco Bellocco reggente del potente e sanguinario clan Bellocco.
Alberto da Giussano di questo passo, sarà rivestito di coppola e al posto della spada, riceverà una lupara. La ‘ndrangheta non è una novità nel percorso della Lega; ricordate la storia dei diamanti in Tanzania? Secondo la Procura di Reggio Calabria, uomini della Lega e affiliati al clan De Stefano, operavano insieme per riciclare soldi e creare fondi neri.
Nulla di nuovo quindi. I rapporti ci sono e sono consolidati e ci sono pure i voti, in Calabria come in Lombardia, ma Salvini di questo non parla, non twitta e non posta. Tutta brava gente come Renzo Bossi, meglio conosciuto come il trota per l’acume che ben rappresenta chi si affida alla Lega e il padre Umberto che Salvini non ha potuto fare a meno di ricandidare a senatore nonostante le condanne riportate in più processi. Perché ?
Entrambi i Bossi, sono a piede libero seppur sia dimostrata l’appropriazione indebita a danno della Lega perchè ad un certo punto del processo the family che li vedeva imputati insieme al famoso tesoriere Belsito, è intercorso il “non luogo a procedere in virtù della mancata querela presentata nei loro confronti dalla parte offesa” – la Lega – grazie alla norma introdotta dal governo Gentiloni. La stessa che ha salvato il cognato di Renzi nella vicenda Unicef per capirci. C’è il reato ma manca la querela e i giudici devono soprassedere.
Ma com’è possibile che gli individui che hanno sottratto fondi al partito di Salvini fino a stabilire un continuo sequestro di beni fino alla restituzione di 49 milioni di euro, la facciano franca proprio grazie a Salvini che non denuncia chi ha sottratto indebitamente fondi al suo partito?
La risposta la conosciamo già ma secondo la peggiore tradizione italiana, i suoi elettori hanno bisogno di tempo per assimilarla e capire a chi stanno dando voti e fiducia.
Nel frattempo, si godono le perle quotidiane del loro capitano e delle sue “scelte coraggiose”.