Francesca Scoleri

Marco Travaglio: per la prima volta in Parlamento a parlare di trattativa Stato mafia

Intervento  di Marco  Travaglio, Direttore de Il  Fatto  Quotidiano all’evento: “Giornalismo d’inchiesta pilastro  di  democrazia”  alla Camera  dei  Deputati .

“La  vicenda trattativa Stato-Mafia ha interessato  buona parte del  suo  lavoro,  con libri, spettacoli teatrali, inchieste,  Lei  ha  cercato  di  far  comprendere agli  italiani  che  cosa  davvero  ha  rappresentato  quella  convergenza di  intenti, tra  due soggetti che  dovrebbero  essere  naturalmente  contrapposti. Crede  che  i  cittadini  italiani  abbiamo davvero capito  le  conseguenze di  quegli  equilibri  politico-mafiosi?”

Rispondo  subito:  NO.

Mi  scuso  in  anticipo  perché  dopo  esser  intervenuto devo  scappare,  devo partire  per  la  Sardegna  perché  ho  un  processo domani  mattina  presto. Quello dei  processi  per  diffamazione,  attiva o  passiva, intentati  contro  i giornalisti, o  che  i  giornalisti  son  costretti  ad  intentare  contro  chi  a  loro  volta  li  diffama, è  un  bel  tema. Ma  non è  il  tema  di oggi. Certamente  è  uno  dei  fattori  che  contribuiscono  a  rendere più  servile e  più  intimidita  una  stampa che  già  tradizionalmente  nella  sua  media  generale lo è.

E  quindi  io  apprezzo  molto  il fatto  che qui  in  Parlamento  si  incominci  a  parlare  di  questi  temi. Devo  dire  la verità,  a me  non  era  mai  capitato di  esser  invitato  in  Parlamento  a  parlare di  Trattativa  Stato-Mafia. Anzi,  se  c’era  un  posto  dove   questa  parola credo  non  sia  mai  stata  pronunciata è  proprio  questo. E’  un  buon  segno  di  cambiamento, ma  secondo  me  sarebbe  un  buon segno  di  cambiamento se tutti  i  politici, quelli nuovi, quelli  vecchi, imparassero  a smetterla  di  parlare  dei  giornalisti, di  dare  le  pagelle  ai  giornalisti, di elogiare quelli che  parlano  bene di  loro, di  attaccare  quelli  che  parlano  male  di  loro. E’  un  malcostume che  deve  finire, perché  purtroppo  contribuisce  a  rendere l’informazione  ancora  più  servile di quanto già  non sia.  E  si  aggiunge  al  tema  delle  “querele temerarie”, delle cause  civili  ultra-temerarie, che  i  giornalisti  di  un  certo  tipo accumulano  durante  tutta  la  loro  carriera.

Io  sulla  trattativa Stato-Mafia mi  son  sempre  domandato perché  ci  fosse  tanta  reticenza  nel  parlarne. E  non  solo  da  parte  dell’informazione,  ma per  quale  motivo questo  processo  – e  Nino Di  Matteo  ne  sa  qualcosa – imbarazzasse  così  tanto  la  corporazione  della  Magistratura oltre  naturalmente  la  politica  trasversale. Che  la  politica  trasversalmente  non  volesse  sentir  parlare di  “trattativa”,  diciamo,  era  abbastanza  comprensibile, nel  senso  che  “parlare di  corda  in  casa  dell’impiccato” è  sempre  spiacevole per  l’impiccato.

Dato  che  questa  trattativa  è  iniziata  nel  ’92  quando governava  il Centro-Sinistra, diciamo  Prima  Repubblica e  si  è  conclusa  nel  ’94, con l’ascesa  al  Governo  di  Silvio  Berlusconi e  il  varo del  Centro-Destra, Seconda  Repubblica. E’  evidente  che  il  più pulito  aveva  la  rogna, e  quindi  è  evidente  che  nessuno  volesse  che  s’andasse  a scandagliare  quel  terreno. La  domanda  riguarda  il giornalismo, noi  oggi  parliamo del  giornalismo d’inchiesta; il  giornalismo  che  si  è  occupato  o  non si  è  occupato delle  inchieste  e poi  del  Processo e della  Sentenza  sulla Trattativa  Stato-Mafia non  è  il   giornalismo  d’inchiesta, è  il  giornalismo sulle  inchieste,  cioè  la  cronaca  giudiziaria.

Perché  naturalmente  è  una  cosa  molto  diversa dal  giornalismo d’inchiesta.  Il  Giornalismo d’inchiesta non  è  quello  che  riferisce  le  indagini  della  Magistratura, l’andamento  dei  processi, le  motivazioni delle  sentenze, eccetera. E  quello che  scopre  con  le  proprie  inchieste scopre  dei fatti  che  poi  possono anche  originare  delle  indagini  penali. A  volte  poi  non  sono  fatti  penalmente  rilevanti e  quindi  riguardano semplicemente fatti  di  interesse  pubblico.

A  volte  il  giornalismo  d’inchiesta, ha  addirittura  anticipato il  lavoro della  Magistratura. Anche  perché  i  giornalisti  non sono tenuti  a  raggiungere  un  tale  livello  di  prove  come  quello  che  son  tenuti  a raggiungere  i  Magistrati  per  poter ottenere un arresto,  un  rinvio  a  giudizio, un  decreto  di  perquisizione. Quindi  noi,  da  questo  punto  di  vista abbiamo  qualche  agevolazione  in  più per  arrivare  alla  nostra  verità, la  verità giornalistica  è  molto  diversa anche  dal  punto  di  vista  del  livello  probatorio, rispetto  alla  verità  giudiziaria,  alla  verità processuale.

E quindi  mi  sono  domandato:  è  possibile mai  che  noi abbiamo  una vicenda  così  enorme, così  clamorosa, che  secondo  me  se  la  scoprisse  uno  sceneggiatore  americano,  altro  che  “Il  Padrino”. E  mi  domando  per  quale  motivo  uno  sceneggiatore  italiano non  c’ha  ancora  fatto  una  serie che  sarebbe  infinitamente  più  interessante di  quella  di  “Gomorra”. E “Gomorra” è  una  serie  molto  interessante ma  riguarda  uno dei  tanti  Clan  della Camorra  in  una  terra  abbastanza  decentrata. Qui  stiamo  parlando  di  Presidenti del  Consiglio, Ministri  dell’Interno,  Ministri della  Giustizia, altissimi  Ufficiali  dell’Arma  dei  Carabinieri, i  massimi  vertici  di Cosa  Nostra, non  Pietro Savastano.

Salvatore  Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca  Bagarella, Giovanni  Brusca, quelli  che  hanno  fatto  saltare  in  aria  l’autostrada  di  Capaci, e  poi  la  piazza  antistante  l’abitazione  della madre  di  Paolo  Borsellino. Stiamo  parlando dei  massimi  livelli dello  Stato e  della  Mafia, processati,  coinvolti ed  alla  fine raggiunti da  una  sentenza che  fa  accapponare  la  pelle,  per  chi  l’ha  voluta  leggere.  Io  c’ho  passato l’estate  e  non  l’ho  ancora  finita e  la  sto  finendo. Io  mi  son  sempre  domandato come sia  possibile tanto  silenzio.

Perchè tanto  silenzio? E’  un silenzio  che  mi  ricorda  il  “Processo  Andreotti”. Il  Processo  Andreotti  voi  sapete  che  è  stato accompagnato  da  diffidenze, minimizzazioni, irrisioni, e  alla  fine  è  arrivato  ad  una  sentenza  che  ci  ha  testimoniato come  siamo  stati  governati  per  sette  Governi da  un  signore  che  era  associato  a  Cosa  Nostra fino almeno  alla  primavera  del  1980,  avendo  cominciato  a  fare  politica  nel  1946, era  un  bel  periodo, e  dopo  assolto  per  “insufficienza  di  prove”.

E  tutti  gli  italiano sono conviti  che  sia  stato  assolto,  cioè  che  non  c’entrasse  nulla con  la  Mafia. Lì  la  spiegazione,  anche  se  Andreotti è  stato  processato  praticamente  da  morto, politicamente  parlando, era  che  un  intero  ceto  dirigente non  voleva  minimamente  passare  alla  storia  come una  classe  dirigente  collusa. E  quindi  la  spiegazione delle  bugie  che  sono  state  raccontate,  scambiando  la ‘prescrizione‘  per  ‘l’assoluzione‘ mentre  ne  era  esattamente   l’opposto, a  leggere  le  motivazioni della  sentenza.

Bene,  tutto  quello  aveva  una  spiegazione. Sulla  Trattativa Stato-Mafia c’è  ancora  di  peggio,  perché mentre  il  caso  Andreotti si  basava  prevalentemente  su  parole  di Mafiosi  pentiti,  collaboratori  di  giustizia, e  quindi  si  poteva  dire  che  si  erano  messi  d’accordo in  30  o  in 40 anche  se  non  si  erano  mai  parlati  tra  di loro (e  non  si  erano  mai  conosciuti)  per  attaccare  questo  sant’uomo. Il  Processo  sulla  Trattativa  Stato-Mafia diciamo  che  sta  in  piedi,  pulito  e lindo, anche se  si  eliminano tutte  le  parole  e tutti  i  collaboratori di   giustizia.

Nella  sentenza i  Giudici  fanno  una scelta  addirittura più  drastica, eliminano  del  tutto le  dichiarazioni  di  Massimo  Ciancimino,  che  è  il  testimone-imputato che  a  un  certo  punto  decide  semplicemente  di raccontare quello  che  gli  raccontava  suo  padre, quello  che  vedeva  a  casa sua  e  dio  suo padre, e  quali  incarichi  riceveva  da  suo  padre per  andare  a ritirare  o  portare pizzini,  papelli o  fare  un  po’  il  ragazzo  di  bottega del  padre  che  stava  agli  arresti  domiciliari  e  incontrava  ufficiali dei  Carabinieri eccetera.

I  giudici  hanno  detto: “lasciamolo  perdere… mettiamolo  da  parte, basiamoci  soltanto  sui  fatti  riscontrati sui  documenti,  sulle  dichiarazioni …”.  Non  dei  pentiti,  dei  Politici,  che  hanno  tutti  quanti  ritrovato  la  memoria dopo  20 anni  di  letargo proprio  quando  Ciancimino con  le  sue  rivelazioni (poi  i  Giudici  le  hanno  messe  da  parte  ripeto) si  sono  accesi  improvvisamente  ricordando nitidamente  20  anni  dopo,  ciò  che  20  anni  prima  – che  in  teoria  avrebbero  dovuto avere  la  memoria  più fresca – non  ricordavano. E  questo  processo  quindi  si  basa su  fatti. Su  fatti  che  non  sono  venuti  fuori  il  giorno in  cui  è  stata  pronunciata  la  sentenza alla  metà  di  aprile  di  quest’anno,  un  mese  e  mezzo  dopo  le  elezioni.

Fatto  non  casuale,  secondo me. Dubito  che  si  sarebbe  trovato  il  coraggio di  fare  una sentenza  così esplicita se  fossero  stati  ancora  al  Governo coloro  che  lo  sono  stati  nei 25  anni successivi alla  “Trattativa”. Non  è  un  caso che  questa  sentenza  venga fuori,  secondo  me, è  la  mia  opinione, proprio  nel  momento  esatto  in  cui coloro  che  hanno  avviato  la  “trattativa”,  e  coloro  che  l’hanno  chiusa, sono  usciti  dall’area di  Governo,  sbattuti  fuori a  calci  dagli  elettori. E  questo  la  dice  lunga  su  quanto è  difficile  tradurre  in  pratica il  principio  costituzionale dell’indipendenza della Magistratura.  “Mani  Pulite” poté  scoppiare  soltanto  quando la  Prima  Repubblica  era finita.

La  sentenza  sulla  “trattativa” così  come  la leggiamo ha  potuto  uscire  soltanto dopo  la  morte  di  quella  che  abbiamo  chiamato,  forse  abusivamente, Seconda  Repubblica. Ci  sono dei  fatti  in  quella  sentenza  che  non  sono  stati  scoperti a  metà  aprile  di  quest’anno. Questi  fatti  si  sono cominciati  a  scoprire a far  data  dalla  metà,   circa,  del 1996,  cioè  4  anni  dopo  le  stragi  di Capaci  e  Via  D’Amelio, 22  anni  fa, quando  Giovanni  Brusca interrogato  come  imputato nel  processo  di  Firenze  per  le  stragi del  ’93 di  Roma-Firenze-Milano, raccontò  che  Salvatore  Riina gli  aveva  detto  che  le  stragi funzionavano, che  la  strategia  stragista  pagava, che  i  Carabinieri  si  erano  fatti  sotto,  che  lo  Stato era  venuto  a chiedere  un  Patto  e  che  lui  gli  aveva  fatto  un  “papello”  così  di  richieste.

E  chi  fu  interrogato  subito  dopo?  Furono interrogati  i  Carabinieri  che  erano stati  citati  da  Giovanni  Brusca e  cioè il  Generale  Mori e il  Capitano  De  Donno. I  quali  non è  che  andarono davanti alla Corte  d’Assise  di  Firenze a  dire  “non  è  vero  niente”, “è  un  calunniatore … è  il  solito pentito”, dissero “sì  è vero andammo  da  un  mafioso,  Vito  Ciancimino e  avviammo  una trattativa”,  la  chiamano  così  entrambi, nel  ’96.  C’è  un  filmato sul  web.

Per  sapere  cosa  voleva  la  mafia per  interrompere  e  chiudere  la  stagione delle  stragi. A  quel punto  hai  il rappresentante  della  Mafia  che  dice  che  Riina gli  raccontò  della  ‘trattativa‘, hai  i  rappresentanti dello  Stato  che hanno  condotto  quella  ‘trattativa‘, che  la  chiamano  entrambi  ‘trattativa‘, ma  di  quale  prova  abbiamo  ancora  bisogno,  non noi  Magistrati  (perché  io  non  faccio il  Magistrato e  non  mi  interessa) ma  noi  giornalisti per dire  che  c’è  una  una  ‘trattativa‘.

Dopo  di  che  uno la  può  valutare, e  poi  gli  avvocati,  i  magistrati i  giuristi diranno ‘è  un  reato‘ o  ‘non è  un  reato‘,  ‘è  quel  reato  lì…. violenza  e  minaccia  a  corpo  politico dello  Stato’, ‘è un  altro  reato‘, ‘non è  reato‘, ‘è a  fin  di  bene… è  per  la  ragion  di  Stato‘, si  può  dire  tutto  quello  che  si vuole, ma  almeno,  cavolo, mettiamo  un  punto  fermo.  La chiamano ‘trattativa‘  tutti,  da  tutte  e  due  le  parti  che  l’anno fatta. Eh  no.

Noi  per  20  anni  abbiamo sentito dire  o  letto  sui giornali,  su  tanti  (non  su  tutti per  fortuna), la ”presunta  trattativa”,  la  ”cosiddetta   trattativa”, la  ”supposta  trattativa”, ”l’eventuale  trattativa”, e  continuano a  dirlo anche  adesso  che  c’è  una sentenza  di  primo grado e  continueranno  a  dirlo  probabilmente anche  dopo  che  ci  sarà  una sentenza  definitiva.  Come  se  le  sentenze  potessero  cancellare  i  fatti. Le  sentenze possono  inquadrare  i  fatti giuridicamente in un modo  o  nell’altro, possono  dire  ‘quello  l’ha  fatto … quello no‘, ‘quello  ha  fatto  un  reato … quello  no‘,  ma  non  possono cancellare  un  fatto  che  è  assolutamente assodato  dal  1996,  non  ci  sarà nessuna  sentenza  che  dirà  che  non  c’è  stata  ‘la  trattativa‘, bisogna  che  ci  si  rassegni.

Anche  quelli  che  non  amano  sentirsi  dire  che  lo Stato ha  sempre  fatto  il  “doppio  gioco” e  nel  1992  con  il   “doppio  gioco” pubblicamente  annunciando  guerra dura  alla  Mafia  e sottobanco trattando  con  la  Mafia, non  ha  fatto  altro  che  rafforzare  la  Mafia e prolungare  una  stagione  di  stragi,  che se non  si  fosse  fatta  la  ‘trattativa‘ sarebbero  probabilmente finite  prima. Lo  sappiamo  benissimo.  La  piaga  dei  sequestri  di  persona  a  scopo  di estorsione da  parte dell’Anonima  in Calabria dei  briganti sardi e  delle  loro  propaggini nel  centro e  nel  nord  Italia è  stata  stroncata  dopo  tanti  anni dopo  tanti  morti  e  tanti rilasciati,  quando  lo  Stato ha  disposto  semplicemente  il  sequestro  dei  beni.

Cioè ha  vietato  ‘le  trattative‘  tra  i familiari e  i  sequestratori. Sappiamo  benissimo che il  terrorismo  è  finito,  anche se  ha  avuto  una  lunga  coda  a  strascico  di sangue, quando  lo  Stato  ha  deciso  di  non  trattare per  il  rilascio  di  Aldo  Moro  e di  non  riconoscere  politicamente le  Brigate  Rosse. Che  badate  non  è  che  chiedessero delle  leggi a  favore  di sé  medesime, chiedevano  semplicemente  un  riconoscimento  politico con  la liberazione  di  qualche detenuto  che  non  si  fosse  macchiato di  reati  di sangue.

Tant’è  che  qualcuno stava  trattando, ma  fu  preceduto  dall’assassinio  di  Moro. Quì  la  Mafia  chiedeva di  smantellare  la  legislazione  antimafia e  ha  ottenuto  una  parte  di  quello smantellamento,  perché  poi  negli  anni successivi quella  trattativa  che  sia  era  chiusa  nel  ’94 con  la  fine  delle  stragi per dare  modo e  tempo  al  Governo Berlusconi  di rispettare  gli  impegni, produsse  degli  effetti  tutti  a vantaggio di  Cosa Nostra.

Furono  chiuse  le  Supercarceri di  Pianosa  e  Asinara. Fù  ammorbidito sempre  più  il  41bis  dopo  che  erano  stati  revocati  i 41bis  a  343  mafiosi. Noi  per  2  anni  abbiamo  abolito l’ergastolo. Nessuno  se  lo  ricorda. Ma  il  Centro-Sinistra  nel 1999  abolì l’ergastolo  estendendo il  rito  abbreviato per  il  reato  di  strage con  i  relativi  sconti.  L’ergastolo per  le  stragi diventava 30  anni. Per  2  anni  c’è  stato  quel  buco. E’  stata  devastata  la  legge  sui  pentiti. Da  allora  praticamente  di pentiti  importanti  non  ce  ne  sono  più  stati.

Non  si  è  fatto  tutto.  E  questa  è  la  ragione  per  cui coloro  che  hanno  preso  impegni  25  anni fa…  tremano. Perchè  adesso  non  hanno  neppure più il potere di  rispettare  quegli  impegni  perché hanno  perso  gli  uni  e  gli  altri, per la  prima  volta  dopo  25 anni,  il  controllo  delle  leve del  potere. Io  penso  che  Berlusconi  non  possa  ritirarsi dalla  politica,  anche  se  è  ridotto come  è  ridotto.

Per  la  semplice  ragione  che se  uno  si  ritira  dalla  politica e  dimostra  di  non  contare  più  nulla  e  di  non  poter influire per  nulla sulle  sorti  della politica  e  della  legislazione, deve  ricordarsi che  cosa  è  successo  a  Salvo  Lima  nel  1992. Oggi  ci  sono  ancora  sopravvissuti,  alcuni Salvo  Lima, che  si  domandano  se  quella  brutta  usanza di  punire  i  traditori (come  fu  punito Salvo  Lima  sul litorale  di  Mondello) è  ancora  in  voga  o  se è  stata  sostituita  con  qualche  strumento  di  vendetta  meno  truculento. Quindi  la  domanda resta: che  cos’ha questo  processo,  che  è  secondo  me  il  più  importante che  si  sia  celebrato, ma non  soltanto  in  Italia, io  non  trovo degli  eguali.

Noi  abbiamo  3  Governi che  sono  stati  ricattati dalla  più grande  organizzazione  criminale,  aiutati i  ricattatori  da  esponenti delle  istituzioni  che  veicolavano  il  ricatto  mafioso ai  governi. I  Governi  ovviamente  han  sempre  fatto  finta  di  niente, pubblicamente  han sempre  detto  di non aver  mai scoperto  nulla  di non  aver  mai  saputo  nulla di  non  aver  mai  subdorato  nulla  di  quei  ricatti,  però  casualmente una  parte  delle  richieste  presenti  nel  ‘papello‘ di Riina è  stata poi  esaudita  negli  anni successivi.

Con  una  pervicacia  ed  una  scientificità,  nel  presentare  proposte  e nell’ottenerne  poi  la  realizzazione, che  non  ha  altra spiegazione se  non  per  il fatto  che  tutta  la  classe  politica  della  Seconda  Repubblica sapeva benissimo di  essere  sotto  ricatto  e  sotto  osservazione e  di  avere  una  lista di  impegni  da  rispettare,  semplicemente  per  salvare  la  propria  pelle. Non  per  salvare lo  Stato, perché  lo  Stato  era  già  stato  devastato per  2  anni  dalle  stragi.

Come  dimostra  anche  la sentenza,  ma  come tutti  sanno. Si  erano  moltiplicate  proprio perché lo  Stato  aveva  cominciato  a  trattare. E  Riina,  che  era  tutto  fuorchè  uno stupido, sapeva  che  uno  Stato  in  ginocchio, con  il  cappello  in  mano, che  chiede  pietà  alla  Mafia, sarà  disposto a  concedere  tanto di  più  quanto la  Mafia  alzerà  il  tiro. Per  alzare  il  prezzo della  trattativa. Ecco,  queste  cose  che  fanno,  ripeto, accapponare  la  pelle, a  leggere  questa  sentenza,  sono confinate  in  ristretti  circoli:  qualche  magistrato, qualche  giurista, qualche  giornalista, qualche  testata.

Non diventano  patrimonio  nazionale perché  c’è un muro  di gomma  che  fa  impressione,  che  fa spavento. Se  uno  valuta  il  peso  di  questi  fatti,  assolutamente  accertati, al  di  là  poi  della  loro qualificazione  giuridica, e  dall’altra  parte  l’assoluta  incoscienza  delle  persone che  non  lo sanno,  e  che  quindi  non  hanno  gli  strumenti  base  per giudicare  anche  la  politica  di  oggi;  per  sapere  per  quale  motivo  un  vecchio leader  non  si  ritira, per  quale  motivo la  principale  preoccupazione  sua è  quella  che  Dell’Utri  non  ritorni  in  carcere, per  quale  motivo abbiamo  dei  paesi che  ospitano  i  nostri latitanti, e  Dell’Utri doveva  finire  in  uno  di  questi  paesi.  Cioè, ci  mancano  proprio  alcuni  strumenti  fondamentali per  capire  i macro-fatti, che hanno dato  origine  alla  Seconda  Repubblica  e  che  continuano  a inquinare  la  Terza, fino  a quando  l’ultimo  partecipante o  insabbiatore  di  quella  ‘trattativa‘ sarà  in  vita.

La  domanda  non riguarda  soltanto  noi  giornalisti, riguarda  il  mondo del  diritto. Questo  processo  è  stato definito  “una  boiata  pazzesca” da  un’insigne giurista,  Giovanni Fiandaca, che  è  un  po’  il  Mel  Brooks del  diritto  italiano e  non  è  stato  spernacchiato  questo  signore, è  stato elogiato,  omaggiato, eccetera, eccetera. Dentro la  Magistratura anziché  un  minimo  di  gratitudine  a  quei  pochi  Magistrati,  qui c’è Nino  Di  Matteo ma ce  n’erano  anche  altri, Teresi, inizialmente Ingroia,  Del Bene,  Tartaglia, che  hanno  fatto  questo  processo. Anzichè  nutrire  un  pò  di  gratitudine per  il  Presidente Montalto che  ha  scritto  la sentenza, insieme  al  suo  Giudice  a  Latere Sbille  e  ai Giudici  Popolari della  Corte  d’Assise, c’è  stato  un  silenzio,  un  isolamento addirittura  un  atteggiamento non  diciamo  persecutorio,  diciamo  punitivo per  cui  questi

Magistrati sono  stati  trascinati  alcuni  davanti  al  C.S.M. a  discolparsi,  e  non  si  ancora  capito  bene  di  che  cosa, semplicemente  di  non  essersi uniformati a  quel  clima  generale  di  omertà che  tiene  insieme  Destra  e  Sinistra e  che  in  questi  anni  ha  garantito a  un  personaggio,  ad  esempio,  come  il  Generale  Mori, di  fare  una  carriera  meravigliosa, prima  di  andare  in  pensione  ed  anche  dopo. Ci  sono  persone in  Italia che fanno  carriera  anche  dopo  la  pensione. Uno  dice: finalmente  è  andato  in  pensione. NO, continuano a  progredire  pure  dopo! Anche  su  questo  bisognerebbe  domandarselo,  ci  sono  persone  che  anche  quando  vanno  in  pensione non  possono  essere  lasciate sole.

Devono  essere  continuamente  sostenute.  Perchè? Perchè  devono  continuare  a  ricevere incarichi  sempre  più  prestigiosi? In  fondo, sapete, io  non penso  che  il  Generale  Mori  alla  sua  età  debba  finire  in  galera,  spero che  non  ci  finisca. E’  un  anziano  signore. Ma la  domanda  è: nel 1992  arresti Riina  e  non  perquisisci il covo. In  un Paese serio  ti  mandano  addirittura  a  dirigere  il  traffico. Perchè  evidentemente sei  un incapace.  Se  ti  dimentichi  di  perquisire il  covo  del  più importante e pericolo  latitante del  mondo  (forse). Non  perquisisce  il  covo.  Questo  nel 1993. Pochi mesi  dopo  un  suo collaboratore  gli  porta su un  piatto  d’argento Nitto  Santapaola. Gli  dice  anche  dov’è  nascosto: in  un  villino. Il  ROS  organizza  un’operazione  talmente  maldestra che  riesce  a  perquisire  il  villino  accanto, facendo  un  casino  tale  per  cui Santapaola  vedendo tutti  i  Carabinieri  che  arrivano  e perquisiscono il  villino sbagliato, capisce  l’antifona  e  s’allontana.

Che  cosa  gli  fanno a  questi, che  come  minimo sono dei  cialtroni? Li  mandano  a dirigere  il  traffico? NO, li  promuovono tutti  quanti. Nel  1996  un’altro  collaboratore  di  Mori gli  porta  su  un  piatto  d’argento Bernardo  Provenzano. Gli  dice:  “guarda  che  c’incontriamo in  quel  casolare  di Mezzojuso… fatevi  trovare … l’ora  è  questa… non  potete sbagliare stavolta”.  Stavolta  non  essendoci  altri  casolari alternativi  da  perquisire a  posto  di  quello  giusto si  limitano  a  non  fare nulla. Fanno  un  servizio  di  osservazione a  distanza,  così vedono  Provenzano  che  entra,  fa  la  riunione  ed  esce. E  non  lo  prendono. Che  gli  fai  a  uno  così? Magari  è  soltanto  un  incapace recidivo. E’ uno che  non  è  portato  per  quel  mestiere  lì. Lo promuovono  Comandante e Direttore del  SISDE (Servizio Segreto  Civile) dopo  averlo  promosso  comandante del ROS,  perché prima era  solo  Vice e  quindi il talento  và  premiato. Allora,  queste  carriere è  evidente,  che  funzionano  all’incontrario, cioè più  sbagli, più  agevoli  la  Mafia e  più vieni  favorito  nella  tua  carriera. Ma  domandiamoci  il  perché! Perchè  quelle  carriere  mica  le  decide  il  Generale Mori  per  sé  stesso.

Le  decidono  i  Ministri, le  decidono i  Governi. Per  quale  motivo  Mori  non  solo  non doveva  essere  degradato sulla  pubblica  piazza  ma  doveva essere  promosso  continuamente? E  perché  dopo  la  pensione il  Sindaco  Alemanno  ne  fa il  capo della sicurezza del  Comune  di  Roma? E  perché non contenti lo  promuovono  Osservatore e  Ispettore  sulla  regolarità  degli  appalti di  EXPO’  a  Milano? Dove praticamente  c’era  di  tutto; c’erano  i  tangentisti  che pigliavano  le  mazzette, c’erano  le  imprese  della ‘ndrangheta  che  prendevano  i  subappalti.  Lui  non ha  visto  assolutamente  niente,  perché?

Ma  uno  che  non  ha  perquisito  il  covo  di  Riina,  non  ha  arrestato  Santapaola e  non  ha  arrestato  Provenzano volete  che  si  accorga  delle  infiltrazioni mafiose  e  tangentizie  negli  appalti  di  EXPO?  Ecco, questa  è  una  carriera  paradigmatica di  un signore  che  se  voi  leggete,  non  ha  mai ricevuto una  critica, nemmeno  pallida, da  nessun  esponente della  politica che ha  governato in  questi 25  anni! Domandiamoci  il perché. Allora,  se  voi allargate  l’orizzonte a  tutte  le  persone che  in  questi  anni sapevano  perfettamente che  cos’era  stata  ‘la trattativa’,  quali  erano  gli  impegni  che  andavano  mantenuti, e quali  erano  le  persone  da  soddisfare  in  carriera  per  farle  stare   zitte (perché  questa  è  la  pura  e  semplice verità).

Come  Berlusconi  era  costretto  a pagare decine  di  ‘olgettine‘ per  farle  stare  zitte (più  Dell’Utri), un’intera  classe  politica  e  dirigente ha  passato  questi  25  anni a  pagare  centinaia  e  centinaia  di  servitori infedeli  dello  Stato perché  stessero  zitti,  su quello  che  avevano  fatto e  su quello  che  avevano  saputo  della  “trattativa Stato-Mafia”. E  purtroppo  gran  parte  dell’informazione anziché  smascherarli,  li  ha  coperti. Questo  è  il  vero  problema. Che  non riguarda  chi  fa  informazione  di inchiesta  come i  colleghi  che  sono  a  questo  tavolo, ma  chi  fa  un  altro  tipo  di  informazione. Chi  fa  informazione  embedded. Chi  fa  informazione  al  servizio del  potere. “Mori  lo  sanno  tutti  chi  è, però, lasciamo perdere …”. Contrada  lo sapevano  tutti chi  era,  però … “lasciamo  perdere”. Andreotti  lo sapevano  tutti  chi  era, però… “lasciamo  perdere”. Il  covo  di  Riina  non  è  stato  perquisito, perché  lo  sanno  tutti  perché non  è  stato  perquisito, però “lasciamo  perdere”. Continuiamo  a credere  alla  favoletta che è  stato  un  equivoco. E  anche  la  mancata  cattura  di  Provenzano. E  anche la  mancata,  anzi, l’agevolazione  alla fuga  di  Bagarella.

E  poi è  tutto  un  caso se hanno  chiuso  le  carceri di Pianosa  e Asinara. E’  un  caso se  hanno  abolito  l’ergastolo. E’  un  caso  se  hanno  depotenziato  la legge  sui pentiti e il  41bis. Sono  tutte casualità. Però  se  voi  leggete  questa sentenza,  ma  anche  prima  che  uscisse  questa sentenza, se  guardavate  la  cronologia dei  fatti, vi assicuro  che  tutte  queste  ‘casualità’ avrebbero  una  logica. Noi non  possiamo  vivere  da  25  anni pensando  che  tutto  accada  per  caso. Il  nostro  compito di giornalisti,  non  dico  di  scoprire  più  di  quello  che ha  scoperto  la  Magistratura, perché  noi  poi,  le  perquisizioni, i  sequestri,  le  intercettazioni, non  le  possiamo  fare. Ma  almeno  raccontare quei  fatti, documentati  ed  inoppugnabili, avremmo  dovuto  farlo. Io  penso  che  la  nostra Magistratura che  ha  scritto pagine pessime e  che  ultimamente   si  sta  coprendo  di  vergogna (fino  all’ultima  vergogna  del  CSM  che preferisce  un  parlamentare  in  carica a  un  vice presidente  indipendente) ha  però  sulla  ‘trattativa’,  grazie ad  alcuni  Magistrati, scritto  una  pagina molto  luminosa. Invece  per quanto  riguarda  la  nostra  corporazione è  stata  una  pagina  nera.