Un caro amico, pochi giorni fa ha scritto sul suo profilo Facebook: “Di Maio ha perso le elezioni perchè ha puntato sull’intelligenza degli italiani, Salvini ha vinto puntando sulla loro ignoranza” . Rilancio: si perde puntando sul senso di onestà degli italiani.
Il post elezioni assume ogni giorno di più le sembianze del film “Un giorno di ordinaria follia”. Poche cose appaiono chiare e nella loro chiarezza, sono devastanti. La frase che ho sentito ripetere più spesso nell’ultima settimana è stata “In Italia essere onesti è peccato mortale”, che potrebbe fare il paio con una celebre frase di Piercamillo Davigo: “All’estero ci vuole coraggio per commettere un reato, in Italia ci vuole coraggio per rimanere onesti”.
Da che parte sono stati dunque gli elettori italiani o il 56% di essi per meglio dire?
Eutifrone, a dibattito con Socrate, sostenne “pio è ciò che tutti quanti gli dei gradiscono ed empio è tutto ciò che tutti gli dèi detestano”, e l’interlocutore rispose, “il pio è amato dagli dèi perché è pio, oppure è pio perché è amato dagli dèi?“.
Un concetto che traslato in questo preciso momento politico potrebbe far interrogare sul perchè alcune delle misure messe a punto per volontà del partito di maggioranza che sta al governo da un anno, il M5S, non abbiano restituito “peso elettorale” e al contrario, la quasi totale mobilità del partito di minoranza, la Lega, ha raccolto dove non ha seminato avendo all’attivo solo un decreto sicurezza che fa acqua da tutte le parti.
E’ dunque pio/degno di voto tutto ciò che gli dei/cittadini gradiscono? Non hanno apprezzato ad esempio, la legge anticorruzione – detta spazzacorrotti – tesa a scalfire il senso di impunità dilagante presso tutti i processati eccellenti d’Italia.
Ricordo ancora le parole del magistrato Nino Di Matteo che in un convegno titolato “condannati all’impunità” disse, “Da magistrato, provo una sensazione sgradevole di impotenza e sostanziale ingiustizia, nel momento in cui posso applicare o richiedere una pena detentiva più severa a chi ha rubato una bicicletta rispetto a chi ha contribuito a truccare o ha truccato una gara d’appalto di milioni di euro”
Prima dell’entrata in vigore dello spazzacorrotti, sembrava diffusa l’idea che gli italiani fossero soggetti a due codici penali differenti, uno per i poveri disgraziati e uno per quelli che contano, economicamente e politicamente. Oggi finalmente, possiamo vedere un soggetto che ha rubato fior di milioni di euro da governatore della Lombardia detenuto in carcere accanto a dei poveri disgraziati condannati per molto meno; l’unica differenza fra loro, sono i pigiami di seta al quale il celeste non se la sente di rinunciare.
Agli dei/cittadini, non è pervenuto il senso di giustizia che un simile provvedimento può rendere divenendo il primo anello di una catena virtuosa. A sostenerlo, non è chi scrive; i benefici di una seria lotta alla corruzione, si evidenziano dai dati che arrivano dal nord Europa – per citare un esempio -dove l’indice di competitività si alza parallelamente al bassissimo tasso di reati contro la pubblica amministrazione.
Ed è cosi anche per quanto riguarda la qualità della vita; un Paese che non brucia milioni in corruzione, è un Paese che ha fondi per sostenere il welfare, per investire sull’occupazione e sulla ricerca, per offrire ottime opportunità scolastiche, per garantire a tutti il diritto alla salute e, cosa non trascurabile, per affermare con pienezza, che “la legge è uguale per tutti”. Frase che da noi ormai era stata relegata a barzelletta eccellente.
Invece, proprio quest’anno per la prima volta, tre organi autorevoli, Onu, Consiglio d’Europa e Transparency International, hanno certificato che in materia di contrasto alla corruzione, l’Italia non è più maglia nera. e che importanti passi avanti nella lotta alla corruzione, si stanno facendo.
Si è innescato infatti il giusto processo giuridico agli autori di buchi finanziari e mazzettari di professione ma anche il processo sociale che prevede l’incompatibilità a ricoprire incarichi pubblici con quel marchio e, incredibile ma vero, l’ineleggibilità che può sembrare un concetto scontato invece vi basti pensare che il deputato di Forza Italia, Pietro Tatarella, arrestato all’inizio di maggio, domenica scorsa ha preso quasi mille voti stando in carcere.
Gli dei/cittadini, hanno quindi decretato ciò che per loro è pio e non è la guerra ai corrotti che hanno distrutto la Repubblica lasciandoci il peso di miliardi in debito pubblico.
Gli dei/cittadini assomigliano al direttore del quotidiano Libero, Pietro Senaldi, il quale, poche sere fa durante la trasmissione Dimartedi in onda su La7, risentito per il quadro fatto da Di Maio e Bonafede sulla Lombardia corrotta e mangia soldi anche nell’era post Formigoni che ricordiamolo, secondo le ricostruzioni dei giudici, “70 milioni di euro sono stati tolti ai malati del San Raffaele per i suoi sollazzi”, (70 MILIONI), ha detto “vi auguro che a Pomigliano e Mazara possiate avere corrotti abili e competenti come quelli lombardi visto che vengono da tutto il sud per farsi curare in Lombardia…”
La corruzione è cosi percepita come un’abilità nel gestire soldi pubblici e la sparizione di questi, una manovra trascurabile peccato che i cittadini che cercano di accedere alla sanità in Lombardia, si scontrano coi problemi di tutte le altre regioni d’Italia che, precisiamolo, non mancano di eccellenze nel corpo medico, ma di persone oneste nell’apparato amministrativo in Calabria come in Lombardia.
Di contro, abbiamo assistito alla guerra pre elezioni fra i due partiti di governo, incentrata sull’allontanamento di un indagato per corruzione, Armando Siri guerra che ha vinto il M5S ma cara gli è costata perché tornando a Eutifrone, “per gli dei è empio tutto ciò che detestano” e poco conta se nelle indagini a carico di Siri, troviamo possibili legami con il ricercato numero uno di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro.
Con ogni evidenza, i corrotti non sono nemici dei cittadini secondo la maggioranza degli elettori, tutt’al più sono “furbetti che sanno il fatto loro”. La lotta alla corruzione porta male, meglio presentarsi al proprio ministero 17 volte in un anno e tener vivi comizi in cui si rassicura la gente che i porti sono chiusi, i neri stanno fuori e i rom faranno una brutta fine.
Agli dei/cittadini basta questo, solo che mettendo insieme tutti i neri e i rom che ci sono nel nostro Paese, la possibilità che riescano a far sparire tutte le ricchezze sottratte ai contribuenti e alla Cosa Pubblica dai corrotti è pari allo zero.
Il pensiero corre anche al gradimento elettorale riscontrato da Carlo Calenda che da ministro in quota PD, ha introdotto l’immunità penale per l’Ilva – andate e inquinatene tutti – ed oggi, chiede addirittura alleanze coi Verdi in Europa a patto che rivedano certe posizioni estreme tipo l’ossessiva difesa dell’ambiente. Ordinaria follia italiana appunto.
E qui, persino Socrate sarebbe rimasto senza domande.