Leoluca Orlando prosciolto dall’accusa di omicidio colposo. Meno fortunato chi lo ha preceduto. Quanti pesi e quante misure ?
C’era una volta la Legge uguale per tutti. Una affermazione forse ancora valida fino a quando la magistratura non ha ritenuto doveroso supplire con il suo operato l’inconsistenza di una classe politica molte volte latitante e troppo spesso interessata a favorire il proprio status.
Risale a qualche giorno fa la notizia che Leoluca Orlando, proprio quello che sa fare bene il Sindaco (slogan con cui è riuscito a convincere la maggioranza dei palermitani a votarlo e che ancora oggi aspettano pazienti di scoprire questa sua capacità) è stato prosciolto in fase istruttoria da una accusa di omicidio colposo.
Nessun rinvio a giudizio, dunque, per Orlando che potrà continuare la sua immacolata carriera. Restano coinvolti, in attesa degli sviluppi determinati dalla fase istruttoria delle indagini due funzionari e un dirigente dell’Amministrazione Comunale.
Il 27 novembre del 2015 un masso si staccava da uno dei “monti” che circondano Palermo travolgendo nella sua corsa una casa e determinando la morte di una donna.
Venivano subito indagati il Progettista e Direttore dei Lavori dell’intervento di messa in sicurezza della parete rocciosa, il RUP (responsabile unico del procedimento) e il Capo dell’Ufficio Tecnico.
Erano infatti in fase di avvio i lavori che avrebbero dovuto eliminare il pericolo di caduta massi dalla parete, per un importo di 2.800.000 euro. Soltanto in un secondo momento, a seguito dei primi risultati della relazione tecnica del CTU, veniva esteso il provvedimento giudiziario anche al sindaco in quanto istituzionalmente Capo della Protezione Civile della Città.
Oggi, secondo una fondata indiscrezione di stampa, il PM ha scoperto l’estraneità del politico da una colpa ritenuta meramente tecnica.
Senza volere entrare nel merito specifico della questione che, in realtà, dovrebbe coinvolgere anche chi ha permesso la costruzione di abitazioni a ridosso di montagne che da sempre, per la loro natura calcarea hanno determinato caduta di massi, ci si domanda perché una decina di anni fa, sempre per situazioni determinate dalla caduta di massi, l’allora Sindaco Diego Cammarata ha invece subito un processo.
Il PAI (Piano Assetto Idrogeologico) varato nel 2004 dalla Regione Sicilia ha classificato come zone R4 (ad altissimo rischio) tutte le pendici delle alture che circondano Palermo, tutte naturalmente interessate da consistenti insediamenti residenziali.
Logica conseguenza (per altro non codificata dalla norma) di tale classificazione dovrebbe essere l’evacuazione di tutti gli abitanti interessati in attesa di eliminare la situazione di pericolo con le opere del caso: barriere, chiodature etc..
L’ennesima ipocrisia della nostra legislatura che sembra mirata non tanto a risolvere i problemi, quanto ad individuare i “colpevoli” nel caso di calamità.
Il pericolo esiste realmente ed è solo una questione di tempo che l’evento tragico avvenga e di fortuna per i malcapitati di volta in volta coinvolti nelle soluzioni operative.
L’importante, però, è avere pronto un capro espiatorio. Si tratta infatti di interventi massicci ed estremamente onerosi che difficilmente le Amministrazioni Locali sono in grado di affrontare tempestivamente per complessità progettuale e carenza di risorse finanziarie.
Una porzione del Cimitero dei Rotoli, posto sulle pendici del Monte Pellegrino che, per quanto definito da Goethe il più bel promontorio del mondo, di fatto anche lui da un punto di vista geologico fa decisamente schifo, veniva interdetta al pubblico per motivi di sicurezza.
Transenne e nastri rossi negavano l’accesso alla pietosa devozione di familiari che, nel prolungarsi dell’impedimento ricorrevano alla denuncia che la Magistratura faceva subito propria accusando e processando per Omissione d’atti di Ufficio, il Sindaco Cammarata e due Dirigenti comunali.
Il relativo processo terminò nel 2016 con la piena assoluzione degli imputati per l’insussistenza dei fatti contestati e il cimitero continua ad essere transennato perché dopo oltre dieci anni non sono state risolte le vicende amministrative che non hanno consentito il normale appalto dei relativi lavori.
Ogni altra riflessione diventa inutile per l’evidenza dei fatti.