Alessandra Ruffini

Dieci mesi di governo Meloni. Disastri, affari sporchi ed imbarazzo per l’Italia

“Lasciamoli lavorare dicevano”, ma ora è arrivato il momento di fare il punto.
Non sanno governare e si dichiaravano “pronti”.
Non hanno un’idea di paese e non hanno un’idea di società.
Rappresentano “l’élite” e gestiscono la politica in maniera privatistica.

La Costituzione dice che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” ma non si preoccupano di creare occupazione: la loro idea del lavoro è quella che rende i cittadini schiavi, poveri, insoddisfatti, costretti a prestare manodopera per pochi spicci e in condizioni precarie.

Non contrastano la povertà, meglio la guerra ai poveri eliminando il reddito di cittadinanza, unico aiuto concreto per tantissime famiglie in difficoltà.

Favoriscono evasori e potenti, calpestando gli onesti che rispettano le leggi.
Avallano il malaffare trasmettendo il peggiore dei messaggi: essere persone perbene non conviene.

Tentano di occultare gli innumerevoli insuccessi e della propria azione politica parlando di invasione e sostituzione etnica.

Promettevano blocchi navali e davanti al numero sempre crescente di sbarchi, tentano accordi scellerati con dittatori senza scrupoli che portano a morte e torture di uomini, donne e bambini che scappano dall’Africa.

Hanno trovato su un piatto d’argento i fondi del PNRR ma per la totale incapacità  ed inettitudine con cui si sono distinti, l’Italia corre il rischio di perderli.

Stracciano la Costituzione e lo Stato di diritto; mettono in discussione la separazione delle carriere, sfregiano il ruolo del Parlamento per affermare una visione accentratrice e verticistica del governo.

La cultura è considerata un optional.

La scuola è un impiccio, perché crea cittadini pensanti.

Citano Paolo Borsellino per poi fare riformare la giustizia al menestrello Carlo Nordio.

Vorrebbero far tacere i giornalisti che non si allineano, destinando i posti migliori a scribacchini serventi.

Scambiano la guerra con la soluzione e svendono il paese alle multinazionali delle armi.

Si definiscono democratici, ma i diritti degli altri contano poco o nulla.

Non hanno classe dirigente: c’è tantissima impreparazione nelle file dell’esercito meloniano e si è perso il conto degli indagati.

C’è poco della donna, della madre, della cristiana.

C’è tanto di un passato “fascista” che predilige il pugno forte rispetto al dialogo costruttivo e, a quanto pare, sempre più necessario anche con le forze di opposizione.