Andreas Zanin

Democrazia e Comunicazione

Riceviamo dal Sindaco emerito di Mezzojuso, Antonino Schillizzi e volentieri pubblichiamo

L’articolo su “L’Espresso” di Massimo Cacciari “Salviamo la democrazia prima che diventi solo una chiacchera in rete” e la Comunicazione di Valentina Vadalà su questo Blog “Informazione o Interpretazione?” ci inducono ad alcune riflessioni e ci pongono numerosi interrogativi.
La democrazia della rete è vera democrazia?

Un neo assemblearismo nefasto incombe su noi tutti, la democrazia della rete ci induce a considerare soltanto due soli aspetti di una questione: a favore o contro, pollice giù o pollice su, bianco o nero. Nulla importa se tra il bianco ed il nero vi sono centomila sfumature, (tante ne simulano i sistemi informatici della moderna stampa industriale).

Ad Atene, il risultato di una decisione rimessa all’Assemblea dei cittadini, dipendeva molto dalla capacità oratoria dei contendenti, il giudizio su una questione si basava, quasi sempre, sulla bravura e sulla capacità di convincimento di chi prendeva la parola.
A ben pensarci la vittima, più conosciuta e importante della storia, delle storture della democrazia assembleare fu Gesù Cristo, quando gli fu preferito Barabba.

La preoccupazione che esprime Massimo Cacciari su L’Espresso di due giorni fa a proposito della democrazia dei social non può non essere condivisa: È un collasso che minaccia, in forme diverse, le democrazie occidentali tutte. Temo si sia giunti al bivio: o da parte delle culture liberali, popolari, socialdemocratiche che hanno fatto il Welfare e l’Europa del secondo dopoguerra vi sarà un contraccolpo netto alla colpevole inerzia con cui da un trentennio hanno ”accompagnato” i sintomi sempre più evidenti di tale collasso, o esso diventerà inarrestabile.

Diventerà, cioè, senso comune presso tutti coloro che sono nati dopo la caduta del Muro l’inutilità delle istituzioni rappresentative, ogni forma di rappresentanza sarà a priori considerata come “casta”, ogni minuto speso a discutere al di fuori dei social sarà ritenuto buttato.
Si presuppone che, nei moderni Parlamenti, gli eletti, siano capaci di avere posizioni, di rappresentare orientamenti e di esporli con cognizione di causa, ma abbiamo visto che non sempre, l’eletto, ha sufficiente cultura e\o esperienza per rappresentare, su questioni complesse posizioni o particolari istanze.

Non si tratta di volere discriminare o escludere dalle decisioni politiche il popolo della rete ma di ribadire che la Politica o la Giustizia sono cose serie, e non si fanno a colpi di like.
A proposito di giustizia, non oso immaginare quanti martiri, martiri dell’ingiustizia alla Gesù Cristo, il popolo della rete consegnerebbe alla storia.

Sostenni l’esame di Sociologia del diritto, più di trent’anni fa, studiando sul testo di John Rawls, Una teoria della giustizia, testo che all’inizio mi sembrò complesso, complicato, ostico, come diciamo noi siciliani, camurriuso. Poi, il testo, mi cominciò ad interessare, al di là dell’esame universitario, ed ogni tanto mi capita di consultarlo per la profondità dell’analisi che Rawls compie.

Un principio aristotelico sostiene che: a parità di condizioni, gli esseri umani provano piacere nell’esercitare le loro capacità effettive (le loro doti innate o acquisite), e il loro piacere aumenta via via che la capacità si realizza o cresce la sua complessità. Gli esseri umani provano maggior piacere nel fare una cosa quando aumenta la loro competenza nel farla, e di due attività che svolgono ugualmente bene essi preferiscono quella che si avvale di un più ampio repertorio di distinzioni più sottili e complesse. Ossia, per chi conosce bene sia il gioco della dama che degli scacchi preferirà giocare a scacchi che a dama.

Valentina Vadalà con il suo articolo,  fa una intelligente analisi a proposito delle posizioni che assumono i telespettatori a seconda dei casi e conclude:
Sconsiglio, pertanto, a chicchessia di sconfessare un Vate: spegniamo i nostri cervelli e lasciamoci imbeccare e imboccare gioiosamente con perle di verità che non dobbiamo preoccuparci di valutare. Abbandoniamo ogni velleità di costruirci un’opinione personale e facciamo nostra quella di un personaggio televisivo, sarà di sicuro successo. Restiamo nel corroborante branco dell’anonimato ed evitiamo di dare scandalo pretendendo di esercitare il nostro diritto di critica.

Una voluta provocazione atta a farci riflettere sulle posizioni da assumere in “pubblico” e sulla potenza della televisione.
All’apparire noi preferiamo essere, all’omologazione preferiamo distinguerci, alla verità suggerita preferiamo la nostra coscienza, pensiamo alla Giustizia come equità ed alla Politica come Arte del Governo che si esercita con spirito di servizio, l’onestà materiale ed intellettuale è solo un prerequisito.

A proposito di Mezzojuso, ho espresso pubblicamente le mie opinioni in una affollata assemblea cittadina. Abbiamo sbagliato tutti! Se vi sarà spazio, tempo e voglia, in altro momento, proverò a mettere per iscritto l’audio degli interventi.
Per parlare di Mezzojuso a chi non conosce Mezzojuso, (la quasi totalità del popolo dei social), occorre dire alcune cose.
Per noi che siamo di parte, è il posto più bello del mondo!

Le radici della nostra Comunità si perdono nella notte dei tempi, affiorano nel periodo della dominazione araba della Sicilia ed emergono sul finire del XV secolo con l’arrivo dei greco-albanesi. Dal dialogo e dalla competizione tra il rito latino e quello greco ortodosso la nostra comunità ha saputo trarre nei secoli, giovamento.
L’incontro della Comunità latina con quella greca, che fuggita dai turcomanni nel XV secolo si rifugiò in Italia e si stanziò anche a Mezzojuso, ha dato impulso a numerose opere d’arte ed architettoniche.

Le due Comunità hanno sviluppato Istituzioni religiose e culturali; un dialogo fruttuoso che ha consentito una sostanziale coesistenza pacifica ed una integrazione reciproca. Accoglienza, e solidarietà sono valori presenti nel nostro tessuto sociale.
Il dualismo dei riti, il latino ed il greco, ci fornisce la chiave di lettura della nostra storia. La competizione del fare meglio dell’altro ha animato la nostra Comunità, non è un caso se nella piazza principale vi sono le due chiese Matrici una accanto all’altra. Il dialogo, l’incontro, la competizione ed a volte lo scontro tra la comunità di rito greco e la comunità di rito latino sono il motore della Storia di Mezzojuso.

Nella Sicilia dell’agricoltura feudale del 1500 ad avere diritti erano i baroni, i chierici e pochi altri, la stragrande maggioranza erano poveri e senza terra, affamati, malnutriti, malati.
Ai “greci” vengono concessi dei privilegi, appezzamenti di terreno, possibilità (obbligo) entro tre anni di costruire case e di poterne trasferire l’eredità. Ogni capofamiglia greco divenne un piccolo Barone. Privilegi che seppero difendere anche nei confronti dei Principi feudatari che si sono avvicendati nel Feudo di Mezzojuso.

La concessione in enfiteusi ai capi famiglia (greci) con i Capitoli del 1501 di appezzamenti di terreno del feudo di Mezzojuso, quindi, determinò il nascere di una classe media e di una borghesia locale fatta di numerosi professionisti, soprattutto Medici, Notai e insegnanti. Questa classe di professionisti unita ai diversi canonici presenti a Mezzojuso favorì lo sviluppo di attività intellettuali e politiche.

I terreni limitrofi erano tutti ben coltivati.
Il territorio di Mezzojuso non aveva perciò l’aspetto monotono e desolante del latifondo, né di questo ebbe la struttura essendo prevalsa, fin dai tempi remoti, la piccola proprietà. – I. Gattuso, Economia e società in un comune rurale della Sicilia (Secoli XVI-XIX), Palermo, 1976.
L’emulazione tra greci e latini ha determinato la costruzione di due chiese Madrici, una accanto all’altra nella piazza principale di Mezzojuso, il Monastero Basiliano e il Convento Latino, il Collegio di Maria e il Collegio delle suore basiliane figlie di Santa Macrina. A ben pensarci ancora oggi vi sono quattro chiese di rito latino: (Annunziata, Madonna delle Grazie, Immacolata, Collegio di Maria) e quattro di rito greco: (San Nicolò di Mira, S. Maria di tutte le Grazie, SS. Crocifisso e San Rocco).

Alla magnanimità del greco Andrea Reres rispondono, dopo due secoli, Donna Marianna Battaglia ed il Barone Don Calogero Schiros.
Si deve in particolare al Barone Schiros, l’istruzione femminile, che nella prima metà dell’’800, lo Schiros, non avendo eredi, lascia tutto ad una nuova Istituzione: il Collegio di Maria. L’Istituto, fornito di una cospicua Dote, consentirà di alfabetizzare decine di ragazze. Attorno alla metà dell’800 vi erano ben 5 classi femminili.
Questa è la peculiarità della nostra storia!

La fallita impresa di Carlo Pisacane del 1858 viene ricordata per la poesia “La spigolatrice di Sapri” … Eran trecento erano giovani e forti e sono morti …
I nostri trecento, la squadra di Mezzojuso, tanti erano, non diventeranno famosi. Trecento nostri concittadini parteciparono alla rivoluzione antiborbonica di Palermo del 1848 con in testa Salvatore Maddi portabandiera della Squadra di Mezzojuso che morì assieme ad altri, alcuni furono incatenati e condannati ai lavori forzati.

I Dottori Dario Battaglia, Rosario Schirò e Rosario Gebbia di Mezzojuso prestarono la loro opera a Palermo in occasione della rivoluzione antiborbonica di Palermo, approntando un ospedale da campo diretto dal Dottore Battaglia.
Mezzojuso, in quegli anni, dai rapporti di Polizia, è considerato, a ragione, un Covo di Carbonari. Lo stesso Francesco Bentivegna, martire del Risorgimento, nativo ed abitante a Corleone, catturato a Palermo, viene appositamente portato e fucilato davanti all’odierno Municipio di Mezzojuso per dare un ammonimento ai Carbonari locali.

Michelangelo Barone di Mezzojuso è una delle 13 vittime del 1860, a Palermo, (Garibaldi non era ancora sbarcato a Marsala). Quando sbarca, Mezzojuso fornisce uomini e mezzi.
Dal fervore culturale che ha animato la nostra Comunità emergono figure di prestigio ed intellettuali di rilievo, primo tra tutti, Gabriele Buccola.
Mike Bongiorno, Enrico Cuccia, e Joe Gebbia, per citare i più noti, fanno risalire le loro origini a Mezzojuso.

Mezzojuso, oggi.
La storia ci ha consegnato una Comunità ricca di cultura, una Comunità democratica e plurale, la natura ci ha dato un paesaggio incantevole.
Chi per la prima volta si trova a percorrere la strada statale a scorrimento veloce che conduce da Palermo ad Agrigento, ad una trentina di chilometri, lasciata Palermo, nel periodo primaverile ed in estate rimane colpito dalle montagne boscate e da un Paese immerso nel verde: Mezzojuso.
Nel periodo autunnale il castagneto assume le varie tonalità di giallo e di rosso. Nel periodo invernale è probabile trovare le cime innevate.

Chi vorrà essere curioso, uscendo allo svincolo dopo appena 2 chilometri, potrà vedere un bel centro storico e con un piccolo ticket sarà guidato nell’itinerario storico, artistico e culturale.
Il viaggio inizia dal Castello comunale con uno spettacolo di multivisione, dove immagini e suoni racconteranno di Mezzojuso e delle sue antiche tradizioni. Dal salone del Castello si passa a visitare la Mostra permanente del Mastro di Campo dove sono custoditi una parte dei bellissimi costumi d’epoca realizzati, che vengono indossati il giorno della rappresentazione quando, va in scena quella che è stata definita la più bella storia d’amore del carnevale siciliano, inserito tra i carnevali storici di Sicilia.

Dal Castello ci si avvia verso la piazza Umberto I, vero cuore del paese, circondata dalle sue due imponenti madrici quella di rito latino (Maria SS. Annunziata) e quella di rito bizantino (San Nicolò di Mira) che custodisce uno dei patrimoni iconografici più importanti d’Italia. Dalla piazza ci si sposta in direzione del Monastero dei Padri basiliani per la visita della Chiesa di S. Maria di Tutte le Grazie che conserva la più antica Iconostasi del paese, per finire con la biblioteca degli antichi manoscritti, il laboratorio di restauro del libro antico, e la scuola agiografica. Infine per grandi e piccini è possibile visitare la Mostra permanente dei Pupi siciliani, dove si potrà anche assistere alla dimostrazione dell’opera dei pupi.

Pausa pranzo con degustazione dei nostri buoni prodotti tipici (funghi, formaggi, salsiccia, ecc.) e via a piedi o in mountain bike, alla scoperta del nostro castagneto, uno dei più grandi della Sicilia fino ad arrivare al borgo di Ficuzza con la Reale Casina di Caccia di epoca borbonica. Lungo il tragitto il visitatore potrà fare tappa in una delle tante masserie dove potrà degustare degli ottimi prodotti caseari.

La sagra della castagna che si tiene l’ultimo fine settimana di ottobre ha rilanciato la raccolta di tale prodotto e l’Amministrazione comunale si sta adoperando per valorizzare il castagneto più grande della Sicilia occidentale che si trova nel territorio di Mezzojuso.
Da noi, persino pregare è plurale. Alle chiese di rito greco bizantino e di rito latino, si aggiunge la chiesa evangelista A.D.I. ed una sorta di moschea, senza minareto, per i musulmani.

Molte Associazioni culturali, sportive, di volontariato, Circoli, Confraternite, Sodalizi, Sindacati, costituiscono l’odierno tessuto sociale di Mezzojuso. Alla pubblica assistenza si affianca la Caritas.
Slanci umanitari promossi da singole Istituzioni hanno consentito di fare qualche pozzo artesiano in Africa. Le suore Basiliane figlie di Santa Macrina, che hanno la Casa Madre a Mezzojuso, si sono prima dedicate alla istruzione di alcune centinaia di maestre e da qualche decennio svolgono in India e Albania la loro Missione.

I nostri concittadini nel mondo, da quarant’anni ricevono “Eco della Brigna” la nostra rivista che ad opera del compianto Padre Frank prima, e poi da Don Enzo Cosentino con un gruppo di volontari, comunica con la nostra gente in ogni parte del globo.
L’Associazione Pro Loco Mezzojuso, oltre a promuovere il turismo è l’anima di tante iniziative.

E la mafia?
Nel prossimo intervento affronterò l’argomento…

Ti potrebbe interessare anche?