Francesca Scoleri

Consip: Perquisizioni e Sequestri nella redazione de Il Fatto.Il regime prende forma

Consip, dei giorni scorsi la notizia di perquisizioni e sequestri nella redazione de Il Fatto Quotidiano, giornale di cui la Themis & Metis è socia, per mano della Guardia di Finanza. Cercano la fonte delle notizie pubblicate dalla testata nell’ambito dell’inchiesta che vede coinvolti amici e parenti dell’ex premier Matteo Renzi.
“Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime: è libero perché, nell’ambito delle leggi del regime, può esercitare, e le esercita, funzioni di controllo, di critica, di propulsione” Benito Mussolini cosi si esprimeva mentre il suo regime era impegnato a chiudere le testate non allineate al pensiero fascista da L’Unità a L’ora di Palermo.Pensiero unico o niente.
Nel 1934 siglò la selezione unica ed esclusiva di ciò che si poteva o meno pubblicare, a discrezione della Presidenza del Consiglio e delle Prefetture. Abyssus abyssum invocat.
 Negli anni a venire, il Minculpop – Ministero della cultura popolare – decretò che nemmeno i Prefetti erano degni di stabilire quale informazione fosse giusta per gli italiani e tutto il potere decisionale passò a Roma. Di quel periodo, la dissidenza di alcuni giornalisti, fra questi, Indro Montanelli.
 
Vorrei fossero nozioni storiche relegate al passato, ma l’immagine della Guardia di Finanza nella Redazione de Il Fatto Quotidiano, fa rivivere in modo tangibile aria di regime. Mettiamoci anche le perquisizioni a carico del giornalista Marco Lillo e del padre 96enne alla ricerca di fonti di informazione di notizie che, secondo un perfetto incrocio fra norme costituzionali e norme deontologiche, non può essere svelata, e la cupola autoritaria prende forma ed è del tutto verosimile appellarsi ad un vero e proprio assalto alla libera stampa, guarda caso, proprio alla testata che ha denunciato l’affare Consip, la più grossa tangente d’Europa in cui risultano coinvolti amici e familiari del Presidente del consiglio ombra, Matteo Renzi. Un vero e proprio “atto intimidatorio” secondo la Federazione della stampa italiana.
 
Da quando è stato raccontato  l’intreccio di potere Consip,  abbiamo assistito ad una sequela inverosimile di attacchi provenienti dal Partito Democratico, che tutt’oggi, risultano inarrestati, nei confronti dei giornalisti de Il Fatto.Nessuno cui venga in mente, dentro quel partito, di sostenere non le persone, non le accuse o le difese, ma il concetto sacrosanto e centrale della libertà di stampa: i fatti vanno raccontati.
 Il PD non si limita alle ridicole accuse di fake news, si spinge oltre e lo fa col supporto dell’individuo che ha sempre spacciato per nemico giurato: Berlusconi.
 
Perfettamente allineati e alleati ( altro che referendum affinché gli iscritti al PD decidano di questo rapporto) stabiliscono il nuovo fronte comune che passa attraverso il DDL penale approvato alla camera. Fra le varie porcate, troviamo l’ormai consueto bavaglio alla stampa: le intercettazioni penalmente non rilevanti, non potranno essere diffuse e verrà preclusa ai cittadini, la conoscenza di tanti aspetti rilevanti e come , che riguardano i soggetti che si candidano alla gestione della Cosa Pubblica.
 
Non sarà penalmente rilevante ad esempio che il Senatore, Azzolini, da Presidente della commissione Bilancio al Senato, dica alle suore di un istituto che presenta un buco finanziario di 500 milioni di euro in parte risanato proprio da un suo indebito intervento: “Da oggi qui comando io se no vi piscio in bocca”, ma il cittadino capisce grazie a queste parole, di aver davanti un uomo delle istituzioni che si approccia al pari di un camorrista e, logica permettendo e buon senso aiutando, eviterà di dargli il voto. E’ proprio questo il punto. Il consenso mantenuto a colpi di omissioni, di censure e di prove di forza, lasciando solo uno spiraglio  alla vita democratica che man mano, diventa materia da illusionisti.
 Il fronte autoritario è  forte, vorrei lo fosse anche l’opinione pubblica nel condannare queste pratiche da regime ma temo sia proprio l’assenza di questa sollevazione, la forza stessa del regime.