Di seguito, il tema della ragazza 4° classificata all’iniziativa “Lo sguardo dei ragazzi sul valore della democrazia ricordando Giovanni Falcone”
Il dramma dei migranti inghiottiti dalle acque del Mediterraneo non ha fine.
Ogni giorno la parola immigrazione è sulla bocca di tutti, ognuno dice la sua, ognuno ha opinioni
diverse: “Aprire i porti”, “Non aprire i porti”, “Respingere tutti gli immigrati”, “Accettarne solo una
parte”. E, nel frattempo che qualcuno si decida, ogni giorno aumenta il numero delle persone morte
in mare, uomini, donne, bambini, tutti disperati, imbarcatisi per sfuggire alla guerra, alla fame, alle
persecuzioni.
Come dimenticare la storia del ragazzo migrante il cui corpo è stato trovato in fondo al mar
Mediterraneo? La sua storia lo accumuna a tanti ragazzi e a tante persone che ogni giorno rischiano
la loro vita alla ricerca di un futuro migliore. Con lui è stata ritrovata anche la sua pagella, nascosta
con cura e cucita nella giacca, come se avesse avuto paura che qualcuno potesse rubargliela. Forse
la sua intenzione era quella di esibirla come una sorta di biglietto da visita, nella speranza di
dimostrare le sue buone intenzioni.
Questo è tutto quello che sappiamo di un ragazzo di quattordici anni proveniente dal Mali che ha
viaggiato per quattromila chilometri fino alla Libia. Ha riposato per quasi un anno in fondo al mare.
Il barcone sul quale viaggiava era troppo affollato ed è affondato il 18 Aprile del 2015.
Sono tanti, troppi i migranti che giornalmente fuggono dalla fame, dalla guerra, dalle persecuzioni,
alla ricerca disperata di un futuro migliore. Sono disposti a tutto. Ogni giorno attraversano il mare in
condizioni igieniche a dir poco precarie, intollerabili per un essere umano.
Ancora oggi è impensabile che il diritto alla vita, alla salute e, perché no, alla felicità non sia di tutti
gli uomini, ma appartenga solo ad alcuni eletti, a una minoranza, a coloro che non hanno avuto la
cattiva sorte di nascere in quei paesi dell’Africa e dell’Asia dove tutti i giorni bisogna fare i conti
con la guerra, la fame e le persecuzioni politiche e religiose.
Ancor più terribile è pensare che, fra coloro che lasciano il loro paese in cerca di un’esistenza
migliore, molti sono persone a cui si dovrebbe garantire una maggiore protezione: bambini,
adolescenti, donne in avanzato stato di gravidanza. Tutti costretti ad affrontare viaggi lunghi ed
estenuanti, a subire ignobili violenze; e per molti di loro , purtroppo, raggiungere la tanto agognata
riva della salvezza rimarrà un desiderio non realizzato.
E la società civile cosa fa di fronte a tanto orrore? Ben poco. Subentra una sorta di assuefazione e di
abitudine alle sofferenze altrui che attenua e poco alla volta annulla i sentimenti di ripugnanza e di
ribellione nei confronti di tutto ciò che accade.
Bisogna soprattutto fare leva sui giovani, far sì che a scuola si possa promuovere e diffondere una
cultura dell’accoglienza e non del rifiuto nei confronti di chi versa in condizioni di difficoltà.
Francesca Maria Corrao 1° N
Liceo Danilo Dolci
Palermo