Di seguito, il tema del ragazzo primo classificato all’iniziativa “Lo sguardo dei ragazzi sul valore della democrazia ricordando Giovanni Falcone”
Mi chiamo Giovanni Sarracino, ho 15 anni e frequento l’Istituto Alberghiero “A. Celletti” di Formia
che si trova tra Roma e Napoli, nel Lazio, in provincia di Latina.
Mi sveglio ogni mattina alle cinque e trenta per andare a scuola.
L’Istituto che frequento, infatti, è molto lontano da casa, oltre cento chilometri, che io percorro
quotidianamente, andata e ritorno, in autobus.
Io sono uno sportivo e pratico il calcio a livello agonistico. Inoltre a scuola studio molto la materia
di “Diritto” con la mia insegnante che è anche un avvocato, Pietrina Soprano.
Queste due cose, il calcio e lo studio del Diritto, mi hanno fatto scandalizzare per alcuni fatti di
illegalità nel mondo del calcio di cui sono venuto a conoscenza.
I ragazzi italiani amano il calcio e, molti di loro, lo praticano. A volte spendono con le loro famiglie
cifre importanti per assistere ad una partita acquistando il biglietto da intermediari (i cosiddetti
“bagarini”) senza sapere che in tal modo stanno dando soldi alla criminalità organizzata.
Io mi sono molto indignato quando ho saputo che questo è accaduto e, forse, accade ancora, e che il
mio sport preferito è “macchiato” di mafia.
Un giorno, infatti, ho seguito un’inchiesta in televisione che trattava dei rapporti tra Juventus, ultrà
e criminalità organizzata. Mi sono incuriosito, ho comprato libri sull’argomento e letto articoli di
giornale.
Il fatto è questo.
Un’indagine della magistratura di Torino da poco conclusa ha accertato che degli esponenti della
‘ndrangheta calabrese, alcuni anni fa, si erano accordati con i gruppi organizzati del tifo juventino
per trarre profitti dalla vendita illegale di biglietti per le partite di calcio, scoprendo un business nel
cosiddetto “bagarinaggio”.
Le indagini hanno percorso due strade: la Giustizia sportiva e quella penale, ordinaria.
E’ stato dimostrato che, da un lato la società ha venduto migliaia di biglietti agli ultras, violando la
legge che ne consente soltanto quattro a persona, e sapendo anche che quei biglietti sarebbero stati
rivenduti a prezzi maggiorati.
Inoltre nel mondo degli ultrà, e in questo commercio dei biglietti, si sono introdotte persone
appartenenti alla mafia.
La storia è durata quattro anni e almeno 1.500 biglietti a partita, cio’ che ha consentito di ottenere
circa cinque (5) milioni di euro dall’attività vendita illegale.
La giustizia sportiva alla fine ha condannato il presidente della Juventus Andrea Agnelli alla
squalifica di tre mesi e alla multa di 100.000 euro, oltre a un’altra di 600.000 euro ai danni della
società per violazione degli articoli 1bis (lealtà sportiva) e 12 (rapporti con i tifosi) del codice di
giustizia sportiva.
Incredibilmente è’ stato provato che la Juventus ha avuto rapporti con gli ultras, vendendo con
modalità irregolari e per un lungo periodo quei lotti di biglietti, per garantire l’ordine pubblico nello
“Juventus Stadium”, perché sotto ricatto degli stessi tifosi. In pratica se non lo avesse fatto gli ultras
avrebbero provocato incidenti tali da esporre la società a delle altissime multe: u
Il sistema è andato avanti almeno per cinque stagioni (tra quella 2011/2012 e 2015/2016), e si è
inserito in una strategia della società per “ricucire i rapporti con gli ultras e addolcire ogni confronto
con i Club”; la Juventus dunque sapeva di queste pratiche, pur non avendo avuto un ruolo diretto.
Le indagini sono andate avanti anche sul fronte penale e hanno accertato altresì che i biglietti da
utilizzare nel bagarinaggio andavano ad esponenti della ‘ndrangheta (mafia calabrese).
Come sono andati i fatti?
L’attività di indagine a un certo punto si è imbattuta in un misterioso suicidio: la morte di Raffaello
Bucci, detto Ciccio, uno dei nuovi capi del più importante gruppo ultras della Juve, i “DRUGHI”, il
quale da qualche anno era stato addirittura “promosso” a consulente per la sicurezza della
biglietteria dalla stessa società.
Il 7 luglio 2016 l’uomo si lanciò dal viadotto dell’autostrada Torino-Savona. Il Bucci aveva un
ruolo importante ma anche pericoloso perché gli permetteva di avere sotto controllo la lucrosa
gestione dei biglietti e di tenere in equilibrio i delicati rapporti tra curva e società.
La morte del tifoso sconcerta e apre subito una serie di interrogativi agli inquirenti.
Soltanto il giorno prima del suicidio infatti, il Bucci era stato ascoltato come testimone nelle
indagini antimafia sul clan torinese dei Dominello, e sui loro interessi legati alla droga, alle
estorsioni e ai business in curva: soprattutto il bagarinaggio dei biglietti.
L’inchiesta, ai primi di luglio, aveva portato all’arresto di 18 persone.
Gli investigatori pensano subito che quella morte sia in qualche modo collegata all’inchiesta
antimafia: forse qualcuno ha avvicinato il Bucci per sapere cosa aveva detto ai magistrati o vi è una
questione di soldi.
Dagli esami effettuati sul corpo di Bucci, vengono rinvenute ferite non riconducibili alla caduta dal
cavalcavia, ma ad un pestaggio.
Peraltro fra alcuni oggetti ritrovati nella sua casa vi sono diverse ricevute del Lotto e Gratta e Vinci,
tutte vincenti, giocate a distanza di pochi minuti nella stessa ricevitoria.
Gli inquirenti ipotizzano un sistema per ripulire denaro sporco legato al bagarinaggio. In pratica
attraverso una ricevitoria compiacente, chi vinceva non veniva registrato ma era pagato con i soldi
di chi doveva riciclare; quest’ultimo, dopo il pagamento all’intermediario compiacente, entrava in
possesso della schedina vincente, diventando l’intestatario, per poi incassarla a proprio nome.
I dubbi nel corso del tempo aumentano tanto da spingere i magistrati agli inizi di aprile di
quest’anno alla riesumazione del cadavere di Raffaello Bucci per fare ulteriore chiarezza su cosa
accadde in quell’estate di due anni fa.
Inoltre, il 18 aprile 2019 viene emessa la sentenza della Corte di Cassazione che accerta che il
bagarinaggio dei biglietti della curva della Juventus era in mano alle cosche Pesce e Bellocco. Alla
sbarra, tra gli altri, ci sono il 42enne Rocco Dominello, il rosarnese leader di una sezione dei
“DRUGHI”, gruppo ultras della tifoseria bianconera, e suo padre Saverio. I due sono stati
condannati in via definitiva anche per associazione mafiosa anche se la pena definitiva dovrà essere
stabilita da un nuovo passaggio in Corte d’appello.
Il processo conclude l’inchiesta della Procura antimafia di Torino denominata “Alto Piemonte”, in
tal modo certificando l’infiltrazione della ‘ndrangheta nella curva sud della Juventus e il monopolio
del bagarinaggio.
La vicenda mi ha fatto molto riflettere.
Purtroppo riscontro che, ancora oggi, i biglietti di molte squadre calcistiche o di eventi nazionali e
internazionali, vengono venduti a prezzi altissimi, ciò che mi fa pensare che il fenomeno non sia
stato ancora sconfitto.
Peraltro pochi dei miei coetanei sanno che, comprando un biglietto da un bagarino, stanno dando
dei soldi alla criminalità
E questo non è il calcio che voglio, né io né i miei compagni, tifosi quanto me.
Il mio progetto
Allora ho pensato ad un progetto per le scuole con lo scopo di divulgare la notizia e diffondere la
Legalità allontanando quanto più possibile da noi lo spettro dell’illegalità.
Il progetto prevede che nelle scuole si racconti il fatto, vengano proiettati video della vicenda e
spiegate le sentenze della giustizia sportiva e di quella penale.
Poi vengono forniti dei consigli per fronteggiare il fenomeno come;
a. acquistare i biglietti direttamente dalle società calcistiche o comunque attraverso canali legali e
sicuri;
b. denunciare i venditori illegali.
Questo per diffondere i seguenti messaggi:
– l’acquisto del biglietto per l’ingresso allo stadio da un venditore non autorizzato (“bagarino”) è
illegale e alimenta altra illegalità;
– l’illegalità è morte;
– lo sport e, in particolare, il calcio devono tornare ad essere nei nostri sogni, espressione di vittoria
della bravura e dell’onestà, dentro e fuori dal campo;
– la strada della legalità non è sempre facile. Molte volte è più semplice dire un ”Sì”, adeguandosi al
malaffare, e non il “No”, opponendosi ad esso. Ma il “No” ci darà serenità e prospettiva di una vita
migliore, laddove il “Si’” ci porta su una strada pericolosa;
-noi ragazzi dobbiamo opporci all’illegalità partendo dalle piccole azioni quotidiane come lo sport,
affinché la legalità divenga la “normalità” che automaticamente allontanerà e, speriamo,
scoraggerà chi volesse scegliere altro.
Io credo che così facendo, il mondo potrà essere (un po’) migliore!
Giovanni Sarracino
Classe II
Istituto Alberghiero
Formia