Francesca Scoleri

Trattativa Stato-Mafia, Fabio Granata: Sentenza è risposta a sete di verità per Borsellino e gli altri caduti

Intervista Fabio Granata, ex Vice Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia – relatore dell’ indagine sulle stragi del 92

– Dottor Granata, processo trattativa Stato-mafia, è arrivata la sentenza. Quando il processo ha preso vita, lei sedeva sui banchi del Parlamento, all’interno del  Popolo della Libertà  col suo partito Alleanza Nazionale. Proprio al nascere delle indagini sulla trattativa, Silvio Berlusconi, allora capo politico del Popolo della Libertà, reagì malissimo, con dichiarazioni che gli costarono un duro monito da parte dell’ANM; fu accusato di “delegittimare chi combatte la mafia”. Può dirci come visse all’epoca queste esternazioni di Berlusconi “So che ci sono fermenti in procura, a Palermo e a Milano. Si ricominciano a guardare i fatti del ’93, del ’94 e del ’92. Mi fa male che queste persone, con i soldi di tutti, facciano cose cospirando contro di noi, che lavoriamo per il bene del Paese” e come guarda oggi a quei fatti ?

L’esito del processo rappresenta una sentenza storica, apre uno spiraglio di luce e verità sui fatti precedenti e successivi le terribili stragi del  92 e da una prima risposta  alla sete di verità e giustizia per Paolo Borsellino e gli altri Caduti.

Personalmente ho vissuto, prima da protagonista poi da spettatore disincantato, gli  avvenimenti  che hanno profondamente segnato le cronache politiche nazionali a iniziare dalla diaspora della destra.

Tra il 2008 e il 2013 la diaspora a destra ebbe  la sua motivazione  più profonda sul terreno della difesa della legalità e della lotta alla mafia e in particolare sulla delicatissima “questione  trattativa”, alla causa della irriducibile volontà di alcuni di noi di arrivare alla  verità sulle stragi del 92 e sul sacrificio di Paolo Borsellino.

La questione, emersa in tutta la sua virulenza a pochi mesi dalla nascita del Pdl e conseguente alla sciagurata  decisione di sciogliere Alleanza Nazionale, divenne rapidamente un autentico nervo scoperto e un argomento tabù nel corpaccione del nuovo partito unico del Centro destra poiché il nostro “sdoganatomento”vero o presunto sembro’avere fin dall’inizio come contropartita implicita la richiesta di silenzio  complice sulle vere origini della enorme ricchezza di Silvio Berlusconi negli anni rampanti della Milano da bere e del potere di Bettino Craxi e sulla sua successiva e dirompente “discesa in campo”con la regia sapiente e oscura di Marcello Dell’Utri.

Non fu un caso che la mia espulsione dal Pdl trovo’ la sua motivazione più vera nella  azione politica portata avanti in Commissione Parlamentare Antimafia, quale relatore della indagine sulle stragi del 92.

In particolare fu determinata dalla mia difesa della  credibilità di Spatuzza che squarcio’ finalmente il velo su anni di vergognosi depistamenti costruiti e gestiti dai servizi con la complicità di settori della magistratura e delle forze dell’ordine che avevano “scaricato “la strage di Via D’Amelio a soggetti individuati attraverso i racconti fantascientifici e privi di ogni riscontro di uno squilibrato delinquente comune della Guadagna, tale Scarantino, probabilmente torturato per raccontare la verità che serviva al depistamento.

Spatuzza con le sue dichiarazioni assolutamente riscontrate, rendeva possibile la individuazione dei veri esecutori della strage di Via D’Amelio aprendo così  la strada a quella dei mandanti e quindi a quella  degli interessi indicibili in nome dei quali era stato massacrato Paolo Borsellino.

Noi eravamo   stati la generazione dei “meglio un giorno da Borsellino che 100 anni da Ciancimino”: non potevamo, in nome del mantenimento di determinate alleanze , non ribellarci al quadro che si iniziava a delineare ai nostri occhi.

Questo era il mio convincimento più profondo.

La forzata convivenza,nel partito con gli ambienti e i personaggi che caratterizzarono da subito  il Pdl fecero il resto: illudersi che la contaminazione berlusconiana non potesse  arrivare a demolire l’anima e la Identita’della nostra comunità politica fu errore letale.Dal quale mi dissociai con intransigenza.

– Nel 2011, lanciò una provocazione al mondo politico che si ostinava a stare dalla parte di Berlusconi, seppur, crisi economica mal gestita dal suo governo, e una serie di notizie riguardo alla sua vicinanza alla mafia – oltre pendenze di ogni genere, dalla corruzione alla frode fiscale – fossero prepotentemente alla ribalta della cronaca quotidiana. Lei disse “Legalizzare la mafia sarà la regola del duemila, cantava De Gregori e l’Italia sembra sulla buona strada”.
Su quali fatti d’attualità oggi, ribadirebbe la medesima considerazione ?

In Italia la lotta alle mafie sembra esser scomparsa dalla agenda della politica nonostante il devastante condizionamento esercitato da esse sulla economia e sulla società italiana e non solo delle Regioni del Sud:la linea della Palma, come Sciascia predisse, si è alzata e la questione riguarda l’Italia e alcuni paesi europei.
Ma tutto questo sembra infastidire in maniera trasversale la politica italiana che finge di non vedere e che spesso attacca la magistratura più esposta sul fronte della lotta alle mafie a iniziare dai valorosi giudici di Palermo che, contro tutto e tutti, hanno portato avanti un processo fondamentale e difficilissimo come quello sulla Trattativa 

– “Sarà bellissima” è sempre stata una sua idea ricorrente, al punto che ha contribuito a far nascere un movimento sotto questo nome che oggi, ha avuto il consenso popolare dei siciliani per guidare il governo dell’isola. Ad un certo punto, Berlusconi entra nuovamente in scena sul suo percorso politico; Musumeci vince, ma vince anche coi voti di Forza Italia. Qualcosa non torna in tutto questo…

Tra l’ironia e i sorrisi di compatimento di molti abbiamo costruito Diventerà Bellissima attorno alla visione di Paolo Borsellino e alla figura di Nello Musumeci.

Nello è una figura adamantina e incorruttibile avrebbe stravinto le regionali con un margine doppio di quello ottenuto non grazie ma a causa di alcune alleanze che hanno portato al riesplodere della questione morale nella politica Siciliana, questione assolutamente trasversale.

Ma sul fronte dei rifiuti, delle acque e della trasparenza l’azione di Musumeci sta emergendo positivamente comunque nonostante le mille difficoltà: molte nate da alleanze che ritenevo, e ritengo, sbagliate.

Io a Siracusa mi ispiro al nostro Movimento delle origini, intransigente e legalitario.

Ma Musumeci è al mio fianco e per me resta un punto di riferimento importante.

– Lei ha al suo attivo un considerevole  numero di proposte di leggi –  concretizzate – a favore dell’ambiente e dell’arte. Si avvicina a quell’idea di Paese che molti auspicano; l’Italia che può rinascere valorizzando il proprio patrimonio naturale e artistico. In questo momento sta cercando di proporre questo modello a Siracusa, la sua città, candidandosi a Sindaco. Non è che anche qui troverà Berlusconi fra i suoi sostenitori ?

Ho deciso di intraprendere questa battaglia per il Governo di Siracusa andando ben oltre le vecchie categorie politiche e i partiti.Senza ovviamente rinnegare nulla della mia Identità politica con le sue connotazioni fortemente sociali e legalitarie ma lanciando una battaglia civica, libera e intransigente per “rigenerare”Siracusa con le donne e gli uomini che ci staranno.

Senza condizionamenti, senza padroni e solo in difesa dei beni comuni, dei cittadini e dei diritti della Comunità cittadina e dei non garantiti.

Questo sarà l’unico “perimetro”:al primo turno e anche dopo.

La difesa della Bellezza, la rigenerazione ambientale e industriale, il consumo zero del suolo, la cultura e la difesa dei beni comuni le nostre Stelle polari.

Ma è da questa idea di Rigenerazione che ripartirà il lavoro e l’occupazione e il rilancio anche di una industria sostenibile e green.

Progettazioni, maestranze, nuovi profili per ridisegnare la Città

– Torniamo al processo trattativa, poche settimane fa lei ha reagito malissimo all’invito che Vittorio Sgarbi, con l’evidente proposito di mandare un segnale ai giudici che hanno istruito il processo trattativa – in particolare a Nino Di Matteo, più volte bersaglio di delegittimazione da parte del noto critico d’arte – ha rivolto a due imputati eccellenti in quel processo, Mario Mori e il colonnello Giuseppe De Donno, alla proiezione di un docufilm” dal titolo «Generale Mori – Un’Italia a testa alta». E’ a testa alta l’Italia che non riesce ad assicurare alla giustizia latitanti eccellenti per oltre 40 anni e che quando ha l’opportunità di farlo, fallisce in modo seriale ?

Sono da molti anni amico di Vittorio Sgarbi e lo considero uno dei più grandi divulgatori culturali e critici d’arte italani.

Abbiamo collaborato su progetti importanti e condotto battaglie comuni in difesa del Patrimonio Culturale.

Ma non ho mai minimamente condiviso una sua visione della recente storia italiana in relazione al rapporto tra mafie e portiere politico.

Non condivido inoltre un suo modo di “stare in politica” attraverso il quale magari raccoglie dei frutti ma che è veramente opposto al mio.

Vittorio e’ stato da me nominato commissario straordinario per il Restauro di Villa Romana del casale, il più grande intervento di recupero monumentale di quegli anni e abbiamo collaborato per realizzare alcune delle mostre  più importanti degli ultimi decenni in Sicilia.

Detto questo non si può che definire “un delirio”il clima che si è determinato su alcune sue iniziative a iniziare dall’invito di Mario Mori all’ars nei giorni della requisitoria del Processo Stato Mafia nel quale è il principale imputato.

Nei mie anni di Governo in Sicilia le numerosissime  azioni in difesa della legalità e del paesaggio mi hanno portato a vivere 15 anni sotto scorta.

Lo inviterò  a Siracusa per spiegargli il mio programma per la Città (molto meno banale di ciò che ritiene)e a cosa serva il Piano Paesaggistico che lui ha provato a far decadere con una iniziativa non  credo  autonoma…

Quella difesa della Bellezza che a lui sta tanto a cuore …la stessa distrutta a Palermo dalla Mafia negli anni del “Sacco”, la stessa che si vorrebbe continuare ad aggredire a Siracusa .

– Paolo Borsellino non manca mai nelle sue esternazioni più sentite…un suo ricordo ?

Un ricordo di Paolo?

Certamente quello legato alla sua partecipazione alla Festa nazionale del Fronte della Gioventù nel 1990.

Organizzazione giovanile del MSI di cui ero vicesegretario nazionale.

Una Festa surreale  e bellissima dove, in una domenica piena di sole fece la sua apparizione Paolo Borsellino .

Appena sceso dalla blindata osservò in silenzio  alcuni manifesti della Festa che riportavano l’immagine del Che…

Mi guardò  e mi disse  “ma”divintastivu”tutti comunisti?”sorridendo con gli occhi  e con i baffi…

Ma poi la sua “conversazione” si trasformò in una vera e propria indimenticabile orazione civile :per oltre due ore ci tenne  inchiodati in centinaia sui temi della lotta alla mafia e in difesa della “bellissima e disgraziata “terra di Sicilia”.

“Lo Stato non può credibilmente dichiarare guerra alla mafia perché dovrebbe dichiarare guerra contro se stesso…”.

Due anni prima del 92 già tutto era chiaro ai suoi occhi attenti e profondissimi:lo erano  gli scenari e i complici di chi gli avrebbe presto fatto pagare la sua ostinata ed eroica azione di contrasto a Cosa Nostra e ai suoi referenti politici.

La conclusione del suo straordinario  discorso fu accompagnata da una ovazione interminabile che si incise profondamente nella mia anima:

“Vi vedo davanti a me, giovanissimi.

Fieri sostenitori delle vostre belle idee e della vostra visione del mondo:l’augurio di cuore che sento di farvi e’quello di potervi riincontrare, magari tra vent’anni, e di ritrovarvi magari con i capelli più grigi ma con lo stesso sguardo pulito e gli stessi sentimenti d’amore per la Patria”

Io credo che Borsellino non parlasse solo alla nostra comunità politica ma si rivolgesse sopratutto alla nostra gioventù .

Ma Paolo Borsellino da quella mattina siracusana entrò nel mio cuore e nel mio  Pantheon.

Divenne la Bandiera più bella da “alzare al sole”.

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