Francesca Scoleri

Totò Riina: Due Presidenti del Consiglio vicini al Boss.Ce lo ricordiamo ?

“Il più sanguinario di tutti”. Totò Riina, morto pochi giorni fa, lascia un Paese segnato da stragi e sangue, segreti e ricatti, storia pubblica e storia sommersa.

La morte di Totò Riina – 17 novembre scorso – non scalfisce Cosa nostra, men che meno l’organizzazione criminale più pericolosa composta da mafia, politica e servizi segreti. E’ un passaggio. Nient’altro che un passaggio. Ma cosa resta ai cittadini italiani di questo passaggio ?

La storia di Gesù Cristo, insegna che per prendere qualcuno, bisgona pagare; conosciamo la storia dei 30 denari dati a Giuda ma non riusciamo a far luce sulle condizioni stabilite per la cattura di Riina quel 15 gennaio del 1993.La versione consegnata ai cittadini è “la determinazione dello Stato”che ha risposto con forza alle bombe delle stragi. Nulla di più ridicolo.

Lo Stato, parte attiva in Cosa nostra con la collaborazione del 7 volte Presidente del consiglio Giulio Andreotti, non rappresentava e non rappresenta una minaccia per la mafia.L’opinione pubblica è stata convinta che il processo a suo carico l’abbia scagionato dall’accusa di mafia, eppure la sentenza d’appello confermata in Cassazione dice l’esatto contrario:

“I fatti che la Corte ha ritenuto provati in relazione al periodo precedente la primavera ’80 dicono che il sen. Andreotti ha avuto piena consapevolezza che i suoi sodali siciliani intrattenevano amichevoli rapporti con alcuni boss mafiosi; ha quindi coltivato, a sua volta, amichevoli relazioni con gli stessi boss; ha palesato agli stessi una disponibilità non meramente fittizia, ancorché non cessariamente seguita da concreti, consistenti interventi agevolativi; ha loro chiesto favori; li ha incontrati; ha interagito con essi..”

Si conclude affermando che la condotta di Andreotti  indica “…una vera e propria partecipazione all’associazione mafiosa apprezzabilmente protrattasi nel tempo.”

“La determinazione dello Stato” la riconosciamo nel trattare con Totò Riina e Bernardo Provenzano; col primo per assicurare aiuto per le condanne inflitte dal maxiprocesso, col secondo per ovviare all’aiuto non pervenuto. Non certo per mancanza di dedizione alla parola presa coi mafiosi ma solo perché il muro insormontabile era rappresentato dal lavoro abile, geniale e innovativo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in materia di contrasto alla mafia.

E ancora, lo Stato parte attiva di Cosa nostra col 3 volte Presidente del consiglio Silvio Berlusconi; anche per lui una bella sentenza, quella che condanna Marcello Dell’Utri per mafia: L’imprenditore Silvio Berlusconi  stipulò un accordo ‘di protezione’ con le famiglie mafiose di Palermo, un patto che è stato in vigore almeno fino al 1992.”

Questi sono fatti non invenzioni complottiste; gli uomini più potenti d’Italia hanno servito la mafia in cambio di voti e potere; gli uomini più potenti d’Italia con migliaia di uomini a seguito hanno creato una rete fatta di rapporti basati su un  do ut des criminale. E’ da qui credo sia doveroso partire per approfondire le reazioni alla morte di Totò Riina. Reazioni che il sentire comune percepisce e propaga. Un meccanismo inquietante se basato su alterazioni e omisionni di fatti ben precisi. In quest’ottica volgerei l’attenzione alle reazioni di questi giorni

Presidente del Senato Pietro Grasso: “La pietà non fa dimenticare il sangue versato”. Parole forti da uomo delle istituzioni, lo stesso che ha detto “Darei un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia”.

Matteo Salvini “È morto il boss Totò Riina. Devo piangere? Devo dire che mi dispiace? Non ci riesco.Conservo le lacrime per le sue vittime. Amen”. Vittime di stragi per le quali il suo alleato di punta, Silvio Berlusconi, è nuovamente indagato.La sentenza che certifica le collusioni mafiose di Berlusconi invece, dettagli di poco conto. Lui piange le vittime…

Matteo Renzi : “La morte di uno dei più terribili boss non fa venire meno la necessità che lo Stato continui, casa per casa, quartiere per quartiere, la lotta contro la criminalità organizzata”. E nel Parlamento ? Del suo governo la legge che rende più difficile accertare il voto di scambio politico-mafioso inserendo una norma che prevede espressamente che i voti vengano procurati con “modalità mafiose”.Dai buoni rapporti che intercorrono fra politici e mafiosi, l’evenienza è pressochè impossibile.

Mario Mori:“La mafia di Riina non c’è più. Sconfitta dalla globalizzazione”.La stessa globalizzazione che ha reso Matteo Messina Denaro, superlatitante da 24 anni, uno degli uomini più ricchi del mondo.Ma di che parla ?

Silvio Berlusconi: Non pervenuto

Giorgio Napolitano: Non pervenuto 

Sergio Mattarella: Non pervenuto

E le ultime considerazioni le rivolgo al volto dell’antimafia:

Maria Falcone:”Non gioisco per la sua morte e non perdono”. Non gioisce, non perdona e mantiene clamorose distanze dai giudici che indagano i rapporti fra Totò Riina e le istituzioni. Per Nino Di Matteo, mente e anima del processo trattativa Stato-mafia nessuna parola di vicinanza quando  Riina minaccia di ucciderlo facendogli fare la stessa fine di Falcone. Ed era poi il caso di accettare “l’affettuoso” premio di Giorgio Napolitano – onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana – dopo che questi, si era prodigato ad aiutare un imputato di quel processo, Nicola Mancino, ostacolando il lavoro di magistrati minacciati dal tritolo ?

Salvatore Borsellino:“Tante persone gioiranno del fatto che Riina, morendo, non potrà più parlare e con la sua morte scompare un’altra cassaforte dopo quella vera scomparsa dopo la sua cattura”. Anche Massimo Ciancimino è una cassaforte colma di informazioni sulla trattativa Stato mafia, nonchè pilastro del processo stesso ma il movimento Agende Rosse, fondato dal fratello del giudice ucciso dalla mafia, ha deciso di non considerarlo, prestandosi all’azione di discredito operata intorno al figlio di Don Vito.

In questo stato di cose, mi sovviene la celebre frase di Totò: “Per andare dove dobbiamo andare…per dove dobbiamo andare…?”