Antonino Schillizzi

Taurianova e Mezzojuso. Parte II

Salvatore Giardina dal 13 dicembre del 2019, non è più il Sindaco di Mezzojuso in forza della disposizione prefettizia adottata ai sensi dell’art. 143, comma 12 del Decreto L.vo 18 agosto 2000 n. 267. Mi dispiace per lui e per i ragazzi dell’Amministrazione comunale, mi dispiace per l’onore del Comune di Mezzojuso, mi dispiace per tutta la nostra Comunità che è democratica e solidale e sicuramente non merita l’onta dello scioglimento.
Personalmente ho sempre asserito, e scritto, che il peggiore Sindaco è sempre meglio del miglior Commissario, e Salvatore Giardina, tra l’altro non è stato un cattivo Sindaco.

Continuando le riflessioni iniziate con l’articolo dello scorso 18 dicembre:
Il comma 12 dell’art. 143 del T.U.EE.LL. recita: “Quando ricorrono motivi di urgente necessità, il prefetto, in attesa del decreto di scioglimento, sospende gli organi dalla carica ricoperta, nonché da ogni altro incarico ad essa connesso, assicurando la provvisoria amministrazione dell’ente mediante invio di commissari. La sospensione non può eccedere la durata di sessanta giorni e il termine del decreto di cui al comma 10 decorre dalla data del provvedimento di sospensione”.
La disposizione del Prefetto è di appena 1 pagina e mezza (11 righe) e la motivazione testuale è la seguente:
“Ravvisata la sussistenza di motivi di urgente necessità che impongono un immediato intervento dello Stato, volto ad impedire, nelle more delle procedure per l’adozione del formale provvedimento di scioglimento da parte del Presidente della Repubblica, ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell’Ente Locale.”
La paginetta (e mezza) si conclude con: “Avverso il presente provvedimento è ammesso ricorso giurisdizionale al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, sede di Roma, nelle forme e nei termini previsti dal D. Lg.vo 2 luglio 2000 n. 114, ovvero ricorso straordinario al Capo dello Stato entro 120 giorni.

Quelli che hanno ricevuto una contravvenzione per una infrazione al Codice della Strada, sanno che nel Verbale c’è scritto che è possibile fare ricorso al Prefetto, Giudice di Pace o altri a seconda dei casi. Chi eleva la contravvenzione deve indicare come, quando, e a chi ricorrere.
Ossia, il cittadino deve essere messo in condizione di sapere come contrastare un provvedimento, che a suo giudizio è errato, emesso da una autorità.
La Disposizione del Prefetto è, a dir poco disarmante, sotto il profilo della carenza di motivazioni.
Se la cosa non fosse molto seria basterebbe presentare un ricorso al Capo dello Stato e dire poche cose: Signor Presidente, premesso che …; considerato che il signor Prefetto di Palermo ha ravvisato, erroneamente, che sussistano le condizioni di cui all’art. 143, comma 12 del Decreto L.vo 18 agosto 2000 n. 267 in quanto la nostra è una comunità democratica e solidale, con ben 200 anni di storia amministrativa alle spalle; considerato che la Disposizione del Prefetto di Palermo non è affatto motivata e pertanto in carenza di motivazioni la Disposizione è illegittima P. Q. M. se ne chiede l’annullamento.
Si potrebbe aggiungere che la Disposizione non è a tutela della democrazia ma la sopprime, ecc. ecc.
Per esperienza, debbo dire che non ho mai visto una delibera di quattro soldi, di un qualsiasi comune, che fosse motivata “meno” della Disposizione Prefettizia in questione.
Attenzione! Può darsi che i motivi d’urgenza del ricorso all’art. 12 della richiamata norma, siano davvero indifferibili, ma un tale Atto deve essere ampiamente motivato. Deve esplicitare “i motivi” “anche” a chi subisce quel determinato Atto.

A meno che non si faccia apposta, come feci io durante la mia prima Amministrazione (1984\1989), cosa che ho raccontato più volte oralmente ma mai per iscritto.
Come è noto il Controllo di Legittimità e di Merito sugli atti della Giunta e del Consiglio erano, in Sicilia, di competenza delle Commissioni Provinciali di Controllo, (CPC) in Italia i CO.RE.CO.
I Componenti erano nominati\eletti dall’Assemblea Regionale Siciliana in proporzione alla rappresentanza di ogni Gruppo Parlamentare e duravano in carica 5 anni.
La CPC di Palermo si trovava in Via Isidoro La Lumia e teneva 2 sedute settimanali.
Ogni delibera di Giunta o di Consiglio, dopo la pubblicazione all’Albo Pretorio del Comune, veniva trasmessa alla CPC per il visto di legittimità (approvazione).
A seconda della materia, (personale, lavori pubblici, regolamenti, assistenza, ecc.), il funzionario incaricato provvedeva ad “incamiciare” ed istruire la pratica e trasmetterla alla Commissione. Nella prima pagina della cartellina che accompagnava la delibera, e relativi allegati, vi erano due finche verticali, quella di sinistra era riservata all’Ufficio, mentre quella di destra era riservata alla Commissione.
La proposta del Funzionario poteva essere di tre tipi: NR (nessun rilievo) e significava che la delibera veniva proposta per l’approvazione; C (chiarimenti) la delibera era sottoposta a chiarimenti e pertanto venivano richiesti all’Ente di chiarire determinati aspetti. A (annullamento) il Funzionario evidenziava la norma\e in contrasto, o violate, e proponeva l’annullamento dell’Atto.
A sua volta i Membri della Commissione, (divisi anch’essi per materie), esprimevano un parere e, nella stragrande maggioranza dei casi, apponevano un “c\c” (come contro) e significava che si uniformavano al parere dell’Ufficio. La Commissione in seduta plenaria si riuniva di regola il martedì e il venerdì e in ogni seduta esaminava alcune migliaia di atti deliberativi.
La sede della CPC era un viavai di consiglieri e amministratori locali sia per fare approvare che per “bocciare” le delibere. Ogni amministratore si andava a “raccomandare” al Componente, rappresentante di partito, l’Atto che in maniera particolare gli interessava, mentre i consiglieri di opposizione facevano l’esatto contrario.
Io Sindaco di Mezzojuso ero un privilegiato.
La mattina di ogni martedì e di ogni giovedì mi recavo alla CPC a trovare il mio amico e compagno di partito Attilio Scarlata a cui debbo tantissimo per tanti insegnamenti e aiuti. Attilio, di nobili origini, si era laureato in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano, lui proprietario terriero aveva lavorato, assieme a me, per tanti anni all’Alleanza Coltivatori Siciliani di Palermo ed eravamo anche amici. Abbiamo passato assieme alle nostre famiglie bei momenti e qualche vacanza.
Attilio era un consulente, un compagno, un amico e un fratello maggiore.
Per narrare il fatto occorre chiarire che prima della cosiddetta legge “Bassanini” gli atti deliberativi non avevano bisogno di una proposta del Funzionario comunale anche se minutati dall’impiegato erano il frutto della volontà dell’Organo. Pertanto le delibere ope legis venivano minutate quasi sempre dai funzionari mentre gli atti discrezionali mi capitava molto spesso, per velocizzare il risultato atteso, di minutarli personalmente. (Computer, ma quale computer! Triplice carta carbone e massima attenzione a non sbagliare).

Descritto il contesto veniamo al fatto.
Una mattina ricevetti una telefonata da Giacomo, Ufficiale Sanitario a Mezzojuso:
-Ciao Tonino, scusami se ti disturbo ma volevo sottoporti un problema. Zhora la moglie di Bhusta vuole avere un figlio, sai, per lei è importante avere un figlio perché Bhusta, in Marocco, ha un’altra moglie e dei figli e siccome non riesce a rimanere incinta, mi chiedevo se il Comune potesse finanziare un programma FIVET –
-Di cosa si tratta, di che programma si tratta.-
-Una fecondazione artificiale in vitro e costa poco, 500mila lire. Rispose dall’altro capo del telefono Giacomo.-
-Mah, guarda, mi pare difficile che il Comune possa finanziare un programma del genere, non ci sono precedenti, tra l’altro Zhora e Bhusta non sono nemmeno cittadini italiani, comunque fammi avere quattro righe e ti farò sapere.-
-Ok, grazie, ti faccio subito la richiesta.
Dopo un paio di sollecitazioni dell’Ufficiale Sanitario, una mattina mi misi in borsa la richiesta per un FIVET ed andai a parlare con il mio amico della CPC. Conoscevo la risposta che mi avrebbe dato, ma tutto potevo aspettarmi tranne quella di suscitargli una ilarità di tal portata da scompisciarsi dalle risate. Cominciò a ridere quando gli spiegai cosa era un programma FIVET, quando gli dissi di Zhora e Bhusta non si fermò più. Tra una ilarità e l’altra mi apostrofò: “ma ti pare che il Comune possa finanziare di ingravidare una marocchina?” Ed io tra il serio e il faceto: e quanto ti vuoi scommettere che mi approvi la delibera? Scommettemmo un semplice caffè e vinsi io la scommessa.
Per farsi approvare le delibere dalla CPC occorreva sapere che meno era la cifra da spendere e meno attento era il controllo di Merito e di Legittimità, se poi la delibera non veniva segnalata da qualche consigliere dell’opposizione per farla annullare, l’approvazione era certa.
Minutai di mio pugno una delibera pressappoco così: La Giunta Municipale:
Vista la richiesta dell’Ufficiale Sanitario … con la quale richiede un contributo di lire 500mila per un programma “FIVET” da destinare a Zhora; Ritenuto tale programma meritevole di approvazione;
Visto l’O.EE.LL vigente nella Regione Siciliana; ad unanimità di voti espressi per alzata di mano
Delibera
Concedere un contributo di lire 500mila all’Ufficiale Sanitario Dr. Giacomo … per un programma FIVET da destinare a Zhora;
Imputare la superiore spesa di lire 500mila al Cap. …. “Interventi Igienico Sanitari” che presenta la seguente situazione contabile ….
Non sapendo nessuno, cosa era un programma FIVET, ma dando per scontato che era una questione sanitaria anche se di poco rilievo, comunqu meritevole di approvazione, in tutto una trentina di righe, la delibera fu regolarmente approvata.

Morale della favola: Più è importante l’Atto più importante deve essere la motivazione a supporto. A meno che non si faccia volutamente come ho fatto io per il programma FIVET.
Mezzojuso non è Taurianova ma è stato trattato, a torto, peggio.
Mezzojuso può vantare, a differenza di altri, 200 anni di Democrazia, fatta di scontri politici per conquistare il Comune, scontri a volta anche aspri tra “greci” e “latini” o tra Sinistra e Destra. Insomma la Mafia nel Comune non ha mai comandato e mai comanderà.
E le Sorelle Napoli? Poverette, usate ed abusate. Loro entrano nella vicenda comunale come il legno che servì a costruire il Cavallo di Troia. A buon intenditor, poche parole.
Per non annoiare ulteriormente i lettori, per il momento ci fermiamo qui.
La questione è talmente ampia che ancora non abbiamo esaurito nemmeno le premesse.
Alla prossima.

p. s. consiglio a Salvatore Giardina e ai ragazzi della sua Amministrazione molta calma e tanta pazienza. Ancora? Ancora! Mi unisco al vostro pianto di rabbia e vi invito a confidare nella Democrazia e nella Giustizia che quasi sempre trionfa.

Mezzojuso, 20 dicembre 2019

Ti potrebbe interessare anche?