Francesca Scoleri

Il Patto Sporco, Di Matteo: Se Informazione Avesse Fatto Proprio Dovere, Questo Libro Non Sarebbe Mai Nato

Milano, Teatro Elfo Puccini gremito per la presentazione del libro “Il patto sporco” del Magistrato Nino Di Matteo e del giornalista Saverio Lodato. Amara la constatazione del pm oggi alla Procura Nazionale Antimafia: “Se l’informazione avesse fatto il proprio dovere, questo libro non sarebbe mai nato”. E un monito: “Attenzione, al governo c’è chi si era presentato alle urne in alleanza con Silvio Berlusconi”.

Non la semplice presentazione di un libro; l’incontro di ieri al teatro Elfo Puccini, che oltre agli autori ha visto la presenza del giornalista Loris Mazzetti e del Direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, è stato un atto di memoria storica donato ai presenti. Un faro acceso su una storia parallela che i media, ormai annegati nella retorica e nella sottomissione al potere, hanno prima ignorato e poi falsificato.

Negli ultimi  giorni si era fatta aspra la polemica sulla figura dei giornalisti e sulla qualità del servizio da loro reso ai cittadini, ebbene, il quadro che emerge analizzandolo dal punto di vista del processo trattativa Stato-mafia e di tutti i momenti che lo hanno interessato nel corso dei 5 anni in cui si è svolto, è da considerare allarmante.

Ne sono convinti i presenti i quali, a turno, lanciano un monito alla categoria. Secondo Loris Mazzetti, “completamente da riformare” soprattutto all’interno della televisione pubblica in cui lavora, la RAI, che non esita a regalare prime serate a chi pagava i corleonesi assassini di Falcone e Borsellino, o post serali ai figli dei medesimi corleonesi per la promozione dei propri libri – modelli virtuosi, voi capite – e manda in onda nottetempo, l’ultima intervista di Paolo Borsellino che se n’è andato dicendoci quanto Berlusconi fosse immischiato con Cosa nostra.

La trattativa fra lo Stato e la mafia, “Non l’hanno raccontata per 20 anni” dice Marco Travaglio – a differenza di molte testate straniere –  e dal  20 aprile in poi, giorno della sentenza storica che ha messo nero su bianco le ragioni che hanno determinato l’esponenziale crescita del potere mafioso giunto ai più alti scranni istituzionali grazie agli accordi che uomini dello Stato hanno stipulato con essa, “hanno silenziato la sentenza”.

Nei giorni scorsi, il Direttore de Il Fatto Quotidiano, aveva invitato i suoi colleghi, ad un “lungo esame di coscienza”, e noi ci uniamo a questo appello, partendo proprio dal processo e dalla sentenza sulla trattativa aggiungendo che, qualora fosse possibile per gli iscritti all’albo dei giornalisti riconoscere il danno arrecato al Paese nel sostanziale favoreggiamento alla mafia, li invitiamo a vergognarsi profondamente.

I cittadini quindi, tenuti all’oscuro di tutto quel che accadeva a Palermo e di conseguenza dei fatti storici dai quali le indagini che hanno poi portato al processo, sono partite. Lo rammenta sempre Travaglio, sono tre i governi coinvolti nella trattativa “Amato, Ciampi e Berlusconi”, e nessuna delle personalità interessata dalla trattativa o a notizie che la stessa fosse in corso, ha ritenuto di riferire ai magistrati o di lasciarne memoria con annotazioni a riguardo.

Muti, sordi e ciechi; le istituzioni al pari delle cosche mafiose che, tocca riconoscerlo, ogni tanto esprimono dei pentiti. Nei palazzi non accade mai e le facce ormai di cera dei pluri trattativisti, sono conservate con cura sulle pagine dei giornali di altrettanti estranei al fenomeno del pentimento. Giornalisti comprati e venduti, non meno mafiosi di chi fa stragi a nostro avviso, più colpevoli piuttosto, perché l’informazione è un potere e dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, sono troppo poche le verità narrate sugli intrecci politico-mafiosi. Il potere è quindi disinformazione.

Nel frattempo le elezioni ci hanno restituito uomini vicini a Riina e Provenzano  al governo del Paese perchè resi dalla stampa “simpatici” e “vittime”. Sotto la voce infamia, metteremmo infatti le seguenti frasi inventate proprio da una stampa deviata, (figlia del piano di rinascita Gelli): “accanimento giudiziario”, “guerra fra magistratura e politica”, “giustizia a orologeria”, “magistratura politicizzata”, e infine, questa è la più straordinaria nel genio criminale che muove certa stampa, “antiberlusconismo”.

Essere contrari all’ascesa politica di un uomo che deve le sue fortune alla mafia, in qualunque Paese rappresenterebbe una posizione naturale, da noi no. Da noi o si ammette che un colluso guidi il Paese e ne determini le sorti economiche e sociali, oppure si è tacciati di cattivi “antiberlusconiani”. Ribadisco l’invito a vergognarsi agli iscritti all’albo. L’auto radiazione sarebbe più appropriata.

“Non ne posso più di commemorazioni dell’antimafia che fa solo retorica” dice il pm Nino Di Matteo. Sono infatti solo momenti in cui si da in pasto alla gente la falsa immagine di uno Stato che combatte la mafia. Non è stato cosi e seppur con mancanza d’ottimismo, il pm ammette che in questo momento politico, ci sarebbe la possibilità di approfondire i legami istituzionali su cui la mafia può contare.

Hanno convinto le persone che la trattativa serviva per far terminare le stragi ma non è vero. La trattativa richiesta da uomini dello Stato, convinse Riina che le bombe pagano” e da li, alzò sempre di più il tiro sulle richiesta che fece allo Stato e che lo Stato accolse.   

Il monito lanciato ad una parte politica dell’attuale esecutivo è  inequivocabile: “Attenzione, oggi al governo chi si è presentato alle urne in alleanza con Silvio Berlusconi”. Ne abbiamo difatti constatato gli effetti con le resistenze alla riforma sulla prescrizione e nel tentativo di far passare norme che avrebbero favorito chi commette riciclaggio di denaro sporco. La lista è purtroppo lunga e ci chiediamo fino a quando il M5S saprà tenere a bada la tendenza della Lega a comportarsi come i predecessori PD e Forza Italia che in materia di giustizia, hanno solo generato un crescente senso di impunità.

In questo momento, si potrebbe azzardare un approfondimento sui mandanti della trattativa, secondo Di Matteo, ma ammette “Non mi sento molto ottimista dopo anni di assoluta omertà di Stato, sensazione tremenda per un magistrato”. E ricorda il momento in cui dinanzi a se, persino un ex presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, mentì riguardo a fatti inconfutabili. Chi stava comprendo e perché?

“Usi obbedir tacendo e tacendo morir” recita Marco Travaglio chiedendosi “a chi obbedivano gli ufficiali del ROS intavolando la trattativa col mafioso Vito Ciancimino?”  E’ forse arrivato il momento di scoprirlo? Seppure vi fosse uno spiraglio dai siti istituzionali verso questa meta, che apporto può dare una stampa che continua a dimostrarsi asservita ai vecchi poteri politici? L’omertà di stampa…

Saverio Lodato, con grande passione, ha portato il pubblico a riflettere su una sentenza emessa sui giornali prima che nei tribunali, citando vergognosi titoli di imbarazzanti autori, alcuni dei quali considerati veri e propri pilastri del giornalismo italiano come Eugenio Scalfari che in passato, si è occupato del processo trattativa solo per accusare i pm di Palermo chiedendo al Csm provvedimenti disciplinari nei loro confronti mentre era in atto, anche grazie al suo giornale, un vero e proprio travisamento della verità riguardo le intercettazioni che coinvolsero l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Riferire ai lettori  de La Repubblica che la più alta carica dello Stato interveniva in aiuto di un imputato per falsa testimonianza in un processo di mafia era impopolare presso gli ambienti da lui frequentatati, meglio accanirsi sistematicamente contro i giudici e tracciare la strada a tutti gli altri “amici del potere” della carta stampata. E ora, dice Saverio Lodato, lui e altri suoi colleghi che hanno definito il processo “patacca”, “boiata”, “farsa”, “hanno il coraggio di misurarsi con questa sentenza?”

“Questo libro vuole essere un contributo per la conservazione della memoria storica”, dice il giudice Di Matteo, e mentre ascoltavo queste parole, pensavo con gioia alla telefonata ricevuta da un amico mentre mi recavo alla presentazione del libro: “Francesca, dammi il titolo del libro di Di Matteo, perchè lo voglio prendere per lasciarlo alla mia bambina insieme ad altri che le sto mettendo da parte perchè su questi testi voglio che formi il suo spirito critico. Solo leggendo queste verità potrà essere una persona libera”.

Il patto sporco è stato raccontato per generare consapevolezza in una società corrotta anche dalla falsa informazione. Noi vogliamo sapere chi ha ordinato la trattativa.