Angelo Migliore

Eventi salienti della commistione mafia-politica I parte

Quando ho ultimato di scrivere il mio libro sulla criminalità di tipo mafioso nella provincia di Siracusa, ho sentito l’esigenza di approfondire nel dettaglio uno dei passaggi che nel libro, per ragioni di spazio, non avevo potuto affrontare e che avevo riportato nell’ultima parte in termini riduttivi, seppure sufficienti a far comprendere al lettore quale fosse l’essenza della criminalità mafiosa, come fosse riuscita non solo a sopravvivere ma ad evolversi nelle sue peculiari caratteristiche oltre che in termini di espansione geografica. Parlo delle collusioni mafia-politica-potentati economici.

Vedrò allora di concentrare in breve i passaggi salienti di tale aspetto, con una breve carrellata di quegli eventi, o comunque dei più eloquenti, che ci consentono di individuare proprio nello stretto legame mafia-politica le ragioni della sua sopravvivenza e della sua evoluzione.

Esporrò per ordine cronologico la rassegna degli eventi su cui mi sono soffermato, partendo dall’Unità d’Italia, senza la pretesa, ovviamente, di aver condotto una ricerca esaustiva nel panorama generale e neppure nell’esplicitazione dettagliata dei singoli eventi.

 

Prefetto Antonio Malusardi

Nel 1877 il ministro dell’Interno Giovanni Nicotera, sotto il governo De Pretis, invia a Palermo, con poteri straordinari, il prefetto Antonio Malusardi con l’incarico di combattere e debellare le organizzazioni criminali che imperversano in quel territorio. Il solerte e competente prefetto, coadiuvato dall’ispettore di P.S. Lucchesi, conduce una vera e propria guerra al fenomeno del brigantaggio, arrestando e facendo condannare centinaia di malavitosi. Al tempo non si parla ancora di “mafia”, perché il termine troverà ospitalità nel nostro linguaggio nei tempi a venire. Ma scavando in quel mondo non poteva non imbattersi nel livello superiore della criminalità, costituito dai potentati politici, economici e affaristici, che si sovrappone alla manovalanza criminale. Sempre quell’irraggiungibile cosiddetto “terzo livello” di cui si continua a parlare.

Allorché si accinge a portare l’attacco definitivo alle sovrastrutture delle organizzazioni mafiose, costituito dai potentati del latifondo legati a doppio filo alla politica, gli viene dato il benservito e trasferito ad altro incarico. Tanto più che nel frattempo il dicastero dell’Interno era passato nelle mani del siciliano Francesco Crispi, per il quale, evidentemente, l’opera di contrasto dello Stato andava limitata al solo brigantaggio, alla sola manovalanza della criminalità, arrestandosi sulla soglia dell’alta mafia e dei suoi protettori.

 

Omicidio Notarbartolo – 1 febbraio 1893

Il 1 febbraio del 1893 viene assassinato dalla mafia, per accoltellamento, mentre percorre in  treno la tratta fra Termini Imerese e Palermo, Emanuele Notarbartolo di San Giovanni, esponente di una delle più importanti famiglie aristocratiche siciliane, già sindaco di Palermo e direttore generale del Banco di Sicilia fino al 1890.

E’ il primo omicidio eccellente della storia della mafia dopo l’Unità d’Italia.

Da subito, opinione pubblica e attività investigativa concentrano i sospetti sull’onorevole Raffaele Palizzolo, esponente della Destra storica, quale mandante del fatto delittuoso e  il movente viene subito inquadrato negli stretti rapporti tra mafia, politica, finanza e interessi di potenti lobby affaristiche. Gli autori materiali vengono identificati in Matteo Filippello e Giuseppe Fontana, legati a Cosa Nostra.

Il processo Nortabartolo, celebrato fuori dalla Sicilia per legittima suspicione,  in secondo grado di giudizio a Bologna, si conclude nel 1902 con la condanna a 30 anni di reclusione per l’onorevole Raffaele Palizzolo, in qualità di mandante e Giuseppe Fontana come esecutore. Nel 1903 la Cassazione annulla la sentenza di condanna per un vizio di forma. Il processo, da rifare, inizia a Firenze dieci anni dopo l’omicidio. Il caso Notarbartolo si conclude il 23 luglio 1904 con sentenza di assoluzione per insufficienza di prove, con quella motivazione cioè che negli anni a venire verrà ancora utilizzata per i più importanti processi di mafia.

L’onorevole Palizzolo, al suo rientro a Palermo, viene accolto dalla cittadinanza come un trionfatore.

Segue….

 

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