Con questa nostra inchiesta che sarà pubblicata in più puntate, vogliamo raccontarvi le vicende, i patti indicibili le connivenze e le collusioni tra gli uomini di Cosa nostra ed alcuni politici, magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine.
Infedeli servitori dello Stato che con il loro inqualificabile comportamento fecero si, che Cosa nostra si insediasse comodamente nella Capitale. Iniziamo questo lungo e minuzioso racconto con una dettagliata “biografia criminale” del mafioso italo-americano Francesco Paolo Coppola detto Frank Coppola, che siamo riusciti a ricostruire, grazie alla consultazione di documenti inediti. Fu proprio quest’ultimo, infatti, colui il quale con il suo trasferimento nel febbraio del 1952 a Pomezia in provincia di Roma, esportò i metodi della criminalità mafiosa italo americana nella Capitale.
Francesco Paolo Coppola, nasce a Partinico in provincia di Palermo il 6 ottobre 1899. Il 5 agosto del 1919 Coppola venne denunciato dai carabinieri di Partinico per il tentato omicidio di Antonio Lupo; il 28 luglio 1920 fu condannato dal pretore di Partinico a 50 lire di multa, con il beneficio della sospensione per cinque anni e l’iscrizione sul cartellino penale; il 10 febbraio 1923 venne arrestato dopo due anni di latitanza, per il tentato omicidio perpetrato ai danni di Antonio Lupo, ma assolto il 23 giugno 1923 dalla Corte D’Assise di Palermo.
Il 28 maggio 1926 venne spiccato nei confronti di Coppola un mandato di cattura emesso dal Consigliere Istruttore del Tribunale di Palermo; capo d’imputazione: “associazione per delinquere” e omicidio di: Di Marco Giuseppe, Antonio e Benedetto e D’Iseo Giuseppe; omicidi avvenuti tutti a Borgetto in provincia di Palermo.
Il 4 aprile 1927, Coppola fu colpito da mandato di cattura, emesso sempre dal Giudice Istruttore del Tribunale di Palermo, perché imputato in correità con altri di quadruplice omicidio. Il 12 agosto 1928 venne tratto in arresto per lesioni in danno di Francesca Termini; il 17 novembre 1930 fu colpito da un mandato di cattura emesso dal Procuratore della Repubblica di Palermo per scontare la pena a tre anni e cinque mesi che gli era stata inflitta; il suddetto mandato venne successivamente revocato per amnistia.
Coppola dopo il 1933 espatriò clandestinamente negli U.S.A. dove si dedicò insieme a mafiosi italoamericani ad attività delinquenziali varie ed in particolare allo smercio su vasta scala di sostanze stupefacenti. Questa sua attività lo portò ad emergere nel mondo della malavita italoamericana, tanto che, in breve tempo, divenne il braccio destro del noto e famoso boss mafioso Lucky Luciano, a quel tempo incontrastato dominatore dello spaccio di eroina, contrabbando di alcolici, gioco d’azzardo, racket delle estorsioni e prostituzione.
Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti, Coppola ebbe anche un “infortunio sul lavoro”, infatti nel corso una rapina in banca, suonò l’allarme, la porta della cassa forte si chiuse repentinamente, due dita di gli rimasero incastrate dentro, impedendogli di fatto di scappare; a quel punto estrasse il coltello che aveva in tasca e con un taglio netto si amputò le dita riuscendo così a fuggire.
Da quel giorno sarà noto con il nome di Frank three fingers (tre dita).
Il nome di Frank Coppola, tre dita, compariva nella lista dei criminali criminali indesiderabili dell’F.B.I, in quanto: “pericoloso criminale; killer; importante collegamento nel traffico internazionale della droga; sempre associato a Lucky Luciano” Il senatore MC Lellan nel suo rapporto sulla criminalità italoamericana lo definì: “uomo dotato di capacità al silenzio, enorme prudenza, infallibile bravura nello scegliere sempre, in ogni occasione, l’uomo adatto”.
Nel 1948 a Coppola venne notificato l’ordine di espulsione dagli U.S.A; rientrò in Italia e si stabilì sino al 1952 nel suo paese d’origine Partinico. Nel 1 952 ed esattamente il 14 febbraio, si stabili a Pomezia (Roma), dove trasferì anche la sua residenza anagrafica. Da quel momento in poi inizio una nuova serie di azioni delinquenziali.
Il 22 marzo 1952 gli fu sequestrata una FIAT 1400 di sua proprietà, nella quale furono invenuti bene occultati 6 kg di eroina e per questo denunciato in stato di irreperibilità, in concorso col genero Giuseppe Corso .
Il 9 maggio 1952, per il fatto sopra menzionato, venne colpito da mandato di cattura emesso dal giudice Istruttore di Trapani con i seguenti capi d’imputazione: “associazione per delinquere; commercio, detenzione, importazione e somministrazione di sostanze stupefacenti”.
Il 27 novembre 1963, viene denunciato dai Carabinieri di Partinico, in correità con altri, in stato di irreperibilità, per concorso in sequestro di persona dell’avvocato Antonio D’Alì da Trapani; favoreggiamento personale del latitante Gaspare De Lisi e concorso in omicidio premeditato e rapina nei confronti dello stesso De Lisi. Per questi reati venne colpito da mandato di cattura del Giudice Istruttore presso il Tribunale di Palermo. Quattro giorni dopo ovvero l’uno dicembre venne acciuffato ed arrestato
Per tutta questa serie di reati, con sentenza della Corte d’Assise di Palermo Coppola venne assolto da ogni accusa con la classica motivazione della “insufficienza di prove”.
17 gennaio 1964: Il Prefetto di Roma con sua ordinanza gli vietò la detenzione di due pistole e due fucili, rinvenuti nella sua abitazione di Pomezia, durante una perquisizione effettuata dai carabinieri del Nucleo di Polizia Giudiziaria di Roma. 30 luglio 1965: Colpito da ordine di cattura n. 49/65 emesso dal Procuratore della Repubblica di Palermo con l’imputazione in correità con altri di “associazione per delinquere”. Il 2 agosto poco più di un mese dopo venne scovato ed arrestato.
14 marzo 1963: denunciato dalla Squadra Mobile di Palermo, come responsabile in concorso con altre diciotto persone, di “associazione per delinquere aggravata”.
8 novembre 1966: dalle carceri giudiziarie di Palermo, venne trasferito e internato nel manicomio criminale di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina.
25 giugno 1968: Assolto dal reato di associazione per delinquere, insieme ad altri tredici, tra cui il noto capo mafia Giuseppe Genco Russo dalla I sezione penale del Tribunale di Palermo, per “insufficienza di prove”.
24 dicembre 1968: Assolto dalla Corte d’Assise di Bari, dall’accusa di “associazione per delinquere”, perché “il fatto non sussiste”.
Ecco come il questore di Roma, Giuseppe Parlato, il 20 marzo 1970 nella sua relazione N. 888/90759/2 inviata al procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma descrive la nascente criminalità mafiosa nella capitale.
«(…) si richiama l’attenzione sul fenomeno della “Mafia”, che di recente ha interessato anche la Capitale, come si è già accennato, con il trasferimento di numerosi gruppi di pregiudicati mafiosi, che hanno eletto la loro residenza in Roma o in comuni della provincia. Si è potuto appurare che tali trasferimenti non sono per lo più isolati, ma avvengono in gruppi (…). Quest’ultimo fenomeno porta alla creazione di vere e proprie “centrali operative” della mafia, siano essi leciti, siano essi illeciti, siano essi diretti allo svolgimento di determinate attività, siano essi diretti alla “mutua assistenza” di affiliati alla mafia, che per una qualsiasi ragione si trovino in difficoltà di fronte alla legge. Come è il caso clamoroso e recente di Leggio Luciano, attualmente irreperibile, il quale è stato senza alcun dubbio, aiutato e favorito dalla “famiglia” che fa capo a Coppola Francesco Paolo”. (…). Come si è accennato una delle “famiglie” della “mafia” trasferitasi nella provincia di Roma, è proprio quella della quale è“capo” il Coppola (…). Il Coppola, praticamente illetterato ed appartenente a famiglia di contadini di misere condizioni economiche, si è dimostrato uomo di carattere energico ed intraprendente, anche se volto sin da giovanissimo sulla strada del crimine”.“(…) Il Coppola stabiltosi in Pomezia, ha iniziato con la stretta collaborazione del genero Corso Giuseppe, un vasto traffico di speculazioni nel campo della compravendita di immobili, con l’impiego di notevoli mezzi finanziari di dubbia provenienza. Infatti, dall’epoca del suo stabilirsi a Pomezia, nell’anno 1952, egli ha accumulato una fortuna valutabile, secondo calcoli molto approssimativi per difetto, ad oltre un miliardo e mezzo.(…). Intorno al al 1953 acquistò per la somma di 12 milioni di lire, circa 50 ettari di terreno, in prevalenza boscoso, in località Tor San Lorenzo (Pomezia).Negli anni successivi, dopo vasti lavori di bonifica, adibì buona parte del terreno a vigneto. Verso il 1963 rivendette una decina di ettari della citata tenuta (parte lato mare), per la somma di lire 280 milioni circa.
Dopo qualche anno – 1964-65 – in Pomezia acquistò circa 6 ettari di terreno per lire 180 milioni. A seguito del rapidissimo sviluppo della cittadina, il terreno in parola è diventato quasi tutto edificabile, aumentando enormemente il prezzo(secondo alcuni calcoli di competenti il valore attuale si aggirerebbe intorno al miliardo). Il valore del terreno residuo di Tor San Lorenzo, circa 40 ettari, si aggirerebbe sui 300/400 milioni di lire. A porre in miglior luce la personalità del prevenuto, si reputa opportuno trascrivere le notizie fornite sul suo conto sia dalla locale Squadra Mobile, sia dal centro Criminalpol Sud, i cui funzionari, senza alcun dubbio, sono profondi conoscitori dell’ambiente mafioso:
Nucleo Criminalpol Sicilia – nota. 90/10538 del 10 febbraio 1970: “Fonte confidenziale bene attendibile, ha fatto presente che il soprascritto Coppola Francesco paolo continua ad incontrarsi, sempre in luoghi diversi, con elementi della mala vita siciliana, per discutere questioni inerenti l’andamento della mafia in Sicilia e l’acquisto di terreni nelle zone di Pomezia e di Lido di Ostia (…)»
Fine prima parte… continua…