Non siamo dentro il celebre romanzo “1984” ma prima con la stampa e poi con la televisione, la strategia che ha ormai preso forma anche nel cinema non è dissimile dalla “neolingua” narrata nel libro di Orwell: “un nuovo linguaggio in cui sono ammessi solo termini con un significato preciso e privo di possibili sfumature eterodosse, in modo che riducendone il significato ai concetti più elementari si renda impossibile concepire un pensiero critico individuale”
Vorrei rivolgere a ciascun lettore l’invito a vedere due film, il primo è Il traditore, uscito nelle sale nel 2019, il secondo è Hammamet che potete trovare al cinema in questi giorni. Sottolineo “vorrei” perché c’è una premessa da considerare: vedete questi film solo se conoscete la vita giudiziaria di due soggetti: Giulio Andreotti e Bettino Craxi, altrimenti rischiate di essere presi dall’ira garantista che spopola negli ambienti peggiori che questo Paese comprenda.
Un anno prima del film di Bellocchio, la sentenza del processo trattativa Stato mafia che a differenza della magistrale interpretazione di Pierfrancesco Favino, non ha potuto contare ne’su maxi schermi, ne’su piccoli schermi. La conclusione del processo più importante sul piano storico politico – insieme a tangentopoli – non interessava a nessuna trasmissione di approfondimento. E i quotidiani ?
Sul Corriere della sera, la prima pagina era occupata dall’ira di Berlusconi che minacciava di denunciare i pm, La Repubblica annunciava la condanna di Dell’Utri ma dimenticava di dire che se l’è beccata perché mediava con Cosa nostra per conto di Berlusconi, La Stampa annunciava i tentativi di formare il governo da parte di Salvini e Di Maio, Il Messaggero annunciava “il divorzio tra Salvini e Berlusconi” ( poi è tornato l’amore), Il Tempo titolava con un gigantesco “Onore a Mori” fresco di condanna proprio in quel processo.
Conserviamo invece la prima pagina che ha dato l’opportuno rilievo:
Un anno dopo, la pellicola che ha puntato sull’espressione orwelliana; delitti efferati e strade insanguinate in sequenza compulsiva e ossessiva come a ricordarci che la mafia è quella non altro. Che l’attualità, quasi del tutto sgombra da scene come quelle, può considerare la mafia un ricordo lontano. Quindi quella trattativa ha avuto una valida motivazione, quindi quei condannati, devono essere percepiti dall’opinione pubblica come innocenti.
Il punto più basso del film si tocca con la scena del processo ad Andreotti, dove la figura del pentito di mafia, in generale, non ne esce bene per nulla. Una breve considerazione prima di procedere; negli ultimi giorni abbiamo visto missili scagliati per i cieli, azioni di guerra e minacce fra leader potenti.
Sapete qual è la cosa che preme di più a questi individui che pure hanno in mano il destino del mondo intero disponendo di armi atomiche? L’opinione pubblica! Sanno che uccideranno, sanno che otterranno tutto quello che vogliono ma il punto increscioso resta sempre quello. Vogliono essere legittimati dal consenso popolare.
Non a caso studiano a tavolino quelli che ormai sono veri e propri copioni: creare il nemico, renderlo il male assoluto ed ottenere la conseguente giustificazione ad operare in qualunque modo. Con qualunque mezzo.
Ora, pensate al peso che ha una scena come quella in cui l’avvocato di Andreotti distrugge la testimonianza di Buscetta nella nostra complessa e falsata democrazia. Di tutti i momenti processuali attraversati da Andreotti, hanno ritenuto di utilizzare proprio quello. Perché?
Perché l’opinione pubblica abbia la percezione – meccanismo più diffuso al mondo nella valutazione di qualcosa o di qualcuno e fondamentale al punto da muovere il mercato mondiale – che Andreotti sia stata vittima innocente di invenzioni e non il prescritto per mafia che le sentenze raccontano. E ancora, che la figura del pentito sia gestita nell’ottica di quella parte politica che continua a demonizzarne la collaborazione.
Non c’è nulla di casuale. Il sistema è troppo compromesso per improvvisare.
Attendiamoci un altro film sul prescritto, ricavando la sceneggiatura dalle lettere di San Giulio alla famiglia, magari. Il quotidiano Avvenire, il più finanziato dallo Stato fino all’anno scorso, le ha pubblicate esaltandone il timbro celestiale: “Nella vita politica mi sono sempre ispirato alla difesa dei più deboli, nutrendo una personale allergia per ogni forma demagogica. Spero di non lasciare dietro di me rancori od equivoci”. E prepariamoci al passaggio dal tappeto rosso di Cannes all’ingresso di San Pietro per la celebrazione della canonizzazione.
E comunque, i corleonesi che hanno conquistato Palermo a forza di attentati, rientravano fra “i più deboli”.Viddani figghi di viddani. Che fai non li aituti ? Per dirla con lo stile di Avvenire “Nostro Signore guardi al fine non ai mezzi con cui lo si persegue”
Hammamet! Altra celebrazione di un attore fra i migliori mai conosciuti. Ancora lui, Pierfrancesco Favino. Spero di vederlo recitare in un film che non si faccia strumento di manipolazione dei fatti prossimamente.
“Nel luglio 1993, in piena Tangentopoli, Craxi scrive «Caro Andreotti…penso che abbiamo il dovere di reagire in tutti i modi possibili. L’ uso violento del potere giudiziario ha aperto la strada a un golpismo strisciante e variamente vestito, di fronte al quale c’ è solo la paralisi, lo sbandamento e la viltà di tante forze democratiche. A presto. Tuo B. Craxi”.
Pochi mesi dopo, partirà per la Tunisia. La consegna è passata poi di mano in mano e “il violento uso del potere giudiziario” andrà a sovvertire, nell’opinione pubblica, la convinzione percepita inizialmente con i primi arresti di “mani pulite”. Da ladri a vittime, da corrotti a rinnovatori, da indagati a premier come nel caso di Berlusconi.
Adeguandomi alla forma orwelliana, elementare e sostanziale, dico che non li lasci 50 miliardi di lire su conti esteri se lavori onestamente e paghi le tasse. Li lasci se aiuti il tuo peccato meno perdonabile – Silvio Berlusconi – a scalare la televisione italiana rovinando l’identità nazionale di un popolo che una volta, si interessava a cosa serie e culturalmente più alte delle liti fra mezzi analfabeti tirati a lucido per produrre lo stipendio milionario di Maria De Filippi e Barbara D’Urso.
Il danno, in questo caso, è incalcolabile e va oltre il reato consumato a botta di mazzette. Un film su Craxi andrebbe fatto sicuramente, ma era questa la chiave? La sofferenza di una specie di esiliato per colpa di giudici cattivi che nientedimeno, pretendevano di applicare la legge anche con questi marchesi del grillo ?
E di queste giornate commemorative volte alla riabilitazione, segnaliamo le dichiarazioni di Massimo D’Alema all’autore del libro “Presunto colpevole”. Parla di quando aveva proposto, in veste di Presidente del Consiglio, funerali di Stato alla famiglia di Bettino Craxi che li rifiutò:
“Era un sincero riconoscimento al ruolo politico di Craxi. Non avevamo condiviso la decisione dei magistrati di Milano di non farlo rientrare senza imporgli l’arresto. Era stata una risposta corporativa, dettata da cecità politica, all’iniziativa del governo per un gesto che avrebbe avuto un grande valore conciliativo. L’offerta dei funerali di Stato era il nostro modo, pubblico, di prendere le distanze”
Perfettamente in linea con la definizione che dava con spregio al pool di mani pulite: “il soviet di Milano”.
Forse proprio lui ha ispirato la celebre frase di Alberto Sordi “Un figlio coglione è pur sempre una creatura voluta da Dio”. La tenga a mente Avvenire per quando dovrà ricordare anche lui. Da qui a cento anni ovviamente.