Francesca Scoleri

Attilio Manca, Procuratore Pignatone da cosa sfugge esattamente?

Stando a numerose testimonianze, il giovane urologo Attilio Manca, è stato ucciso dopo aver operato Provenzano di tumore alla prostata. Perchè il Procuratore Pignatone si ostina a ignorare la pista mafiosa ed a riaprire il caso ?

Capita che interessandosi alle vicende di noti e sanguinari mafiosi,  ci si ritrovi a fare i conti con la realtà dolorosa  di persone, di famiglie, di innocenti, che con questi mafiosi, sono entrati in contatto incidentalmente e sciaguratamente.

La storia italiana  ne è piena. Tre anni fa circa, ad un convegno il cui tema toccava mafia e corruzione, conobbi Gianluca Manca, un brillante avvocato siciliano che portava con se il fardello di una vicenda familiare sconvolgente; suo fratello Attilio, urologo all’apice della carriera professionale è stato ucciso perchè ha salvato la vita ad un uomo malato di  tumore alla prostata. Quell’uomo era Bernardo Provenzano, il boss corleonese che affiancava Totò Riina.

Per la cronaca, questo non corrisponde alle conclusioni della procura di Viterbo, città dove Attilio Manca è morto,  non perchè non ve ne sia sufficiente riscontro; questa versione non esiste perché, affermandola, verrebbero fuori le coperture istituzionali di cui Provenzano ha goduto durante la sua lunghissima latitanza. Mi crea disagio parlare di “latitanza”; 43 anni vissuti da uomo libero, nonostante 3 ergastoli deliberati con sentenze definitive, si possono davvero definire “latitanza” ? Tant’è.

Attilio Manca è morto all’età’ di 35 anni e per l’opinione pubblica, quella disinteressata e mediocre,  è morto da drogato. Un brillante medico, definito “luminare” nonostante la sua giovanissima età, “un drogato”. Perché il nome di questo giovane viene oggi affiancato ( sempre più spesso anche nelle aule di giustizia), al nome di Provenzano ?

Attilio Manca, giovanissimo medico, ha importato, dopo studi conseguiti in Francia,  una speciale tecnica mai utilizzata prima nel nostro Paese: interventi in laparoscopia per tumori alla prostata. Provenzano si ammala proprio di tumore alla prostata e i suoi sodali si mettono alla ricerca non di un medico che possa guarirlo, ma “del miglior medico”.

Nella famiglia di Attilio Manca, ci sono figure coinvolte  in vicende di mafia di elevata gravità criminale. Proprio attraverso queste figure, Attilio, viene consigliato al boss Provenzano che, sotto mentite spoglie e in assoluta libertà, attraversa l’Italia e raggiunge una clinica francese dove sarà poi operato da Attilio, checché se ne dica nell’imbarazzante procura viterbese.

A proposito della serietà vigente all’interno di quelle mura, vi invito a cliccare sulle parole che qui compaiono in rosso, per riscontrarla personalmente . Il  termine “imbarazzante”, vi apparirà estremamente generoso dopo.

Attilio è morto l’11 febbraio del 2004 e in tutti questi  anni, i suoi familiari, Gianluca, Gino e Angela,  madre di grande, grandissimo coraggio, continuano senza sosta a dimostrare ovunque, che il figlio non si è suicidato inoculandosi cocktail letali di farmaci e droghe pesanti. Attilio  è stato ucciso e tutto quello che viene offerto all’opinione pubblica in merito alla sua morte, altro non è che una farsa.

Noi ci rivolgiamo oggi, nel 13esimo anniversario della morte di Attilio Manca, al Procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone; perché non vuole, lei che solo può, riaprire il caso e approfondire le indagini ? Perché nonostante le testimonianze del camorrista Michele Setola, del pentito Carmelo D’Amico e addirittura quelle del braccio destro di Provenzano, Francesco Pastoia, concordi nel dire che Attilio Manca non solo operò Provenzano, ma fu per  suo ordine  ucciso, perché non riferisse i suoi possibili sospetti nati non durante l’intervento, ma dopo successive visite a cui il boss corleonese si sottopose alla presenza dell’urologo in modi e in luoghi sospetti ?

Vogliono prove. Durante una trasmissione di Chi l’ha visto dedicata proprio a questo caso, si scopre che l’ex capo della Squadra Mobile di Viterbo, Salvatore Gava, MENTENDO, attestò che nel periodo di degenza di Provenzano a Marsiglia, Attilio Manca era presente all’ospedale Belcolle di Viterbo dove prestava servizio.

I giornalisti della redazione, hanno ricostruito i fatti senza alcun filtro. Attilio Manca in quei giorni non era al Belcolle. Dottor Pignatone nemmeno questo conta ? Sono fatti. Sono prova soprattutto, di come ci si è  accaniti, nell’ambiente giudiziario di cui anche lei fa parte con questa desistenza,  all’apertura di indagin per dimostrare qualcosa che ad oggi, non è dimostrato men che meno dimostrabile, e cioè, che Attilio Manca si è suicidato.

Perché, torno a ripetere, non riapre il caso ? Nuove indagini, nuovi indizi, nuove testimonianze non bastano ? Chi lo ha deciso ? Perché un giovane che, per mia approfondita conoscenza, ho scoperto essere un giovane di rara cultura e preparazione, un giovane di rara bellezza interiore riscontrata da testi scritti di suo pugno opera di un intelletto davvero particolare, un giovane che aveva il diritto di godere l’amore della propria famiglia, perché deve subire, dopo una morte atroce , l’onta di una reputazione infangata vilmente ?

Perché Giorgio Napolitano chiese conto della chiusura di quelle indagini durante la sua carica di Presidente della Repubblica ? Questo emerse proprio nella conferenza stampa che sopra, vi ho invitato a vedere e nessun giornalista ( sarà il caso di chiamarli cosi ? ), chiese il perché di questo interesse da parte della più alta carica dello Stato.

Dottor Pignatone, non si sottragga, non indugi. Ha occupato la scena negli ultimi mesi col caso Regeni, “pretende verità dall’Egitto” ha dichiarato con orgoglio. Noi la pretendiamo da lei. Riapra il caso e faccia sapere al mondo come e perché è morto Attilio Manca.