Francesca Scoleri

Lavoro: Storie Di Schiavi Italiani E Stranieri Nel Ricco Nord

Il mondo del lavoro: contratti anomali privi di solidità economica e un profilo di costante precarietà. La percezione è che varie forme di schiavitù, vanno delineandosi nell’indifferenza generale. Un netto ritorno al passato che sembrava per sempre superato. Siamo in balia di una continua deregolamentazione scientemente studiata dai fanatici del neoliberismo.

La Themis & Metis ha raccolto le testimonianze di  uomini e donne che vivono la propria giornata lavorativa in modo doloroso, sotto il peso della costrizione, privi di qualunque entusiasmo. Momenti di riflessione che ci auguriamo giungano a chi ha il dovere di ridistribuire diritti dopo oltre vent’anni di leggi rivolte al mondo del lavoro ma completamente piegate al potere di ricchi imprenditori che hanno operato una vera e propria lotta di classe al contrario.

Crema. B. è una donna di 38 anni; il marito è un ex parquettista che dopo aver collezionato una serie di lavori svolti e non pagati più un mucchio di imposte da versare all’agenzia delle entrate, ha dichiarato il fallimento della sua piccola azienda. Oggi è in cerca di occupazione ma intanto, ci pensa N. a portare a casa un piccolo stipendio per la famiglia che comprende anche due bambini. N. guadagna non più di  830.euro nette al mese per un totale di 9 ore giornaliere con qualche sabato incluso. Confeziona cosmetici e ha 10 minuti di pausa al mattino e dieci al pomeriggio. La pausa pranzo non è prevista e i minuti liberi sono riservati più che altro ai bisogni fisiologici; l’aria che tira fra i responsabili è talmente ostile che è meglio non assentarsi troppo dalla catena di lavoro. N. è distrutta, regge a fatica; chiedere un aumento è impensabile, il suo è un contratto farlocco utile solo a giustificare la sua presenza in quel capannone gelido e di persone disposte a lavorare li dentro, N. ne vede tutti i giorni nella passerella di aspiranti schiavi che lasciano il proprio curriculum.   

N.: “al mattino quando mi sveglio, penso di essere andata a letto solo pochi minuti prima tanto sono ancora stanca dalla sera….quando esco dal capannone, corro in macchina ad accendere il riscaldamento; dalla mattina, i piedi non mi si scaldano mai eppure porto calzettoni pesanti. L’unico posto caldo li dentro è il gabbiotto dei responsabili e durante la giornata a volte penso di inventarmi qualcosa per poterci entrare, per provare una sensazione di caldo. E’ un posto di merda e i responsabili  guardano tutti dall’alto in basso e spesso, ci umiliano per errori inesistenti…minacciano di licenziarci…Vorrei andarmene, ma il pensiero dei miei bambini me lo impedisce. E allora penso che almeno noi abbiamo una casa nostra e siamo più fortunati di altre persone che lavorano con me che devono utilizzare metà di quello che guadagnano in questo posto schifoso per pagare un affitto. Ma che vita è cosi?”

Bergamo. M. è una ragazza di 28 anni. Per mantenersi, lavora in un bar di sera e in un’impresa di pulizie di giorno. Fa una media di 10 ore di lavoro al giorno, tranne il venerdì  che arriva anche a 14 ore al giorno. Il sabato e la domenica lavora solo al bar e fa 7/8 ore fra serali e notturne. il suo guadagno netto, è di 1.100 euro al mese. Esce al mattino alle 6 e il primo posto di lavoro lo raggiunge alle 6 e mezza; pulisce le scale nei condomini e ne gira 6 al giorno cosi oltre alle ore di lavoro, deve mettere in conto gli spostamenti che le valgono poco meno di un’ora e mezza  più benzina che non le viene retribuita. La paga è di 5 euro l’ora in nero. Rientra a casa alle 16.00, il tempo di una doccia ed è di nuovo in macchina per recarsi al bar dove fa 4 ore durante la settimana e 7 o 8 nel week end. Il titolare le ha fatto una busta paga che supera l’importo che realmente le bonifica tutti i mesi cosi, ogni volta, deve recarsi in banca – facendo i salti mortali per non ritardare il giro dei condomini – ritirare la somma in più e restituirla al titolare del bar.

M.: “Ho voglia di una vacanza…giuro non ne posso più. L’ultima volta che ho visto il mare è stato 3 anni fa. Quest’anno, sono andata in piscina un paio di volte…sono sempre cosi stanca che il tempo libero che ho, lo passo bene sul mio divano a dormire. Mi sento una vecchia. L’altra sera ho visto due ragazzi che si scambiavano tenerezze seduti al tavolo del bar dove lavoro e ho pensato…ma quando potrò impegnarmi mai con qualcuno con questi ritmi di lavoro che ho? Ma chi la vuole una come me…il mio fidanzato è l’orologio…non sai quante volte lo guardo durante la giornata nella paura di ritardare da una parte all’altra dei posti che devo pulire….una tragedia credimi. Con la scusa che lavoro in nero, non posso avere il furgone dell’impresa di pulizie e quindi, devo arrangiarmi con la mia macchina che ne ha sempre una. Dei soldi che prendo, quasi la metà va in affitto e bollette e con l’latra metà, mangio e metto benzina. Alla fine lavoro per questo, per mangiare e per mettere la benzina….un sogno. Ci sono momenti che penso di cedere e dico ‘ora mando tutti affanculo…il bar le pulizie….’ ma dura poco. Dove andrei senza queste entrate? Devo solo sperare che non accada nulla e che non mi lascino a casa…”

Brescia. A. è un ragazzo di 32 anni che passa da un’azienda all’altra per conto di un’agenzia di lavoro interinale. In quasi tutte le aziende che gira, si fabbricano oggetti di gomma. La puzza che si respira nei gabbiotti di alluminio e plastica è terribile. Non ci sono finestre, solo piccole ventole. Non sa mai quale sarà l’orario del giorno dopo, gli viene comunicato solo a fine giornata. A volte si ritrova a fare due turni insieme, vale a dire, 16 ore al giorno. Funziona cosi, a sorpresa. magari pensa di smontare a breve e invece arriva la richiesta di fermarsi di più. L’unica volta che si è rifiutato, l’agenzia interinale lo ha messo a riposo per tre settimane. Ovviamente senza prendere soldi. A. è andato a chiedere il motivo di quel riposo forzato e si è sentito dire “se il padrone ti chiede è perchè ha bisogno ed è inutile che si rivolge a noi se poi non può avere ciò che vuole ti pare? Impara la lezione”. Infatti A. l’ha imparata la lezione; non ha più rifiutato di fermarsi oltre l’orario stabilito.

A.: “Non puoi ribellarti, ti sostituiscono subito. Io sono uno veloce, che fa andare le mani e sono anche attento. Sto perdendo la vista a forza di controllare le sbavature della gomma, una volta davano occhiali specifici, oggi manco quelli. E’ uno schifo, ma dove vado? Pensa che la stessa azienda dove sto lavorando ora, da anche il lavoro a casa a degli stranieri che vivono in un quartiere di Brescia, tutto in nero. Vanno avanti e indietro coi furgoni ma non li ferma mai nessuno. Chissà perchè! Possibile che nessuno fa dei controlli per vedere cosa trasportano? Sai quanto danno alle donne nere che controllano le sbavature di rondelline piccolissime? Un centesimo a pezzo! Per me quella gente li non arriva nemmeno a 400 euro al mese e fidati che di ore ce ne buttano dentro tante, anche dieci al giorno fidati! No guarda….non può andare avanti cosi, mi sembra di essere tornato ai tempi di mio nonno; zitto e lavorare! Una volta ho pianto, ma non per me; c’era un signore di 62 anni qua a lavorare in nero, non aveva ancora abbastanza per chiedere la pensione. Era luglio….un caldo che non ti dico. Li dentro le ventole vanno ma è come se non andassero e c’è molto più caldo rispetto a fuori….poi la puzza di gomma è terribile. Insomma, sto signore si è sentito male. Si è portato le mani al petto e si vedeva che stava male. Lo abbiamo portato fuori insieme al responsabile e gli abbiamo messo una pezza bagnata sulla fronte. Dopo qualche minuto si è ripreso ma il responsabile gli ha detto di andare a casa che non aveva bisogno di passare guai. Ho aiutato quel pover’uomo ad alzarsi e quando l’ho visto piangere, ho pianto anche io. Poverino….sapeva che non l’avrebbero più voluto li. Era distrutto. Questi bastardi ti tolgono la dignità”

Continua….

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