Processo trattativa Stato-mafia, dalla Procura di Palermo arrivano le richieste di pene per gli imputati. Istituzioni e Arma dei carabinieri, pesantemente colpite dalle richieste dei pm.
Quella che gli ingannatori del popolo chiamano “presunta trattativa”, è stata finalmente svelata nella pienezza della sua esistenza trascorsa e presente. La trattativa c’è stata e chi l’ha concertata, oggi è sul banco degli imputati con pesantissime condanne pendenti sul capo.
La resa dei conti è arrivata ma qualunque sia l’esito della Corte, l’Italia ne esce con le ossa rotte dal punto di vista della credibilità e della dignità istituzionale. Uomini che hanno avuto un ruolo chiave nella compagine dello Stato, hanno preso accordi con assassini che hanno cambiato il volto dell’Italia nel mondo. Tutto questo, oggi lo sappiamo grazie al lavoro dei pm di Palermo che, derisi e sbeffeggiati dalle più alte cariche dello Stato, sono giunti sino qui.
Era il settembre del 2009, Berlusconi dava pubblicamente notizia dell’inchiesta sulla trattativa in questi termini: “So che ci sono fermenti in procura, a Palermo . Si ricominciano a guardare i fatti del ’93, del’94 e del ’92. Mi fa male che queste persone, con i soldi di tutti, facciano cose cospirando contro di noi, che lavoriamo per il bene del Paese. Follia pura. Ci attaccano come tori inferociti ma qui c’è un torero che non ha paura di nessuno”
Il torero Silvio invece di paura deve averne avuta tanta. Lo si capisce dalle nefandezze che ha messo in campo in questi anni, per screditare non solo i pm di Palermo, ma ogni singolo atto di contrasto alla criminalità organizzata. Berlusconi non è direttamente imputato nel processo, ma lo è – onnipresente sulla scena del crimine – Marcello Dell’Utri, il fondatore di Forza Italia per il quale sono stati chiesti 12 anni di carcere. L’accusa sostiene che l’ex Senatore “si è fatto interprete degli interessi di Cosa nostra“comprovando incontri con esponenti mafiosi “plurimi e ripetuti nel tempo”
Per Nicola Mancino, ex Presidente del Senato, ex Ministro degli interni ed ex vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, chiesti 6 anni di carcere per falsa testimonianza. Sarà già al telefono con Giorgio Napolitano (ormai ne conosciamo le abitudini ) per lamentarsi dell’epilogo. Ricorderemo Mancino, oltre che per le sue menzogne, anche per l’inquietudine provata da Paolo Borsellino dopo un loro incontro: fumava due sigarette per volta.
E il Ros dei carabinieri come esce dalla vicenda trattativa ? Con tre alti ufficiali sotto accusa per concorso esterno in associazione mafiosa e violenza – o minaccia – a corpo politico dello Stato. Niente male.
L’ex Generale Mario Mori, per il quale l’accusa ha chiesto 15 anni di reclusione, nel 2014, durante la trasmissione Ballarò, parlava delle sue vicende giudiziarie : “Non è stata una trattativa, è stato un baratto“. Poi entra in disaccordo con se stesso e l’anno dopo, in una intervista su Il Tempo.it, dichiara “Con la mafia non si tratta mai“.
I magistrati di Palermo hanno trovato l’oggetto del “baratto della trattativa che non si dovrebbe mai fare”; è la protezione del boss corleonese Bernardo Provenzano che, da un certo punto in poi, viene riscoperto “ala moderata della mafia” quindi interlocutore rassicurante. Non a caso Totò Riina, in una intercettazione lo definisce “uno sbirro che ha rapporti con esponenti delle istituzioni”. Il dramma è che gli esponenti delle istituzioni abbiano intrattenuto rapporti con lui.
Negli anni, abbiamo assistito ad una serie di giravolte da parte della politica e degli organi di informazione sull’argomento trattativa. In un primo momento, è stata completamente negata; “Hanno tolto il 41-bis a quattro pezzenti, questa non è una trattativa ma semplicemente un abuso dei magistrati che inventano i reati per assumere un ruolo di grandi combattenti della mafia che non c’era a quei tempi e non c’è oggi“.
Cosi parlava lo stipendiato Mediaset, Vittorio Sgarbi. Chi è il pezzente? Già nei primi anni 90, processava i magistrati in tv sulle reti di Berlusconi; da Antonio Di Pietro a Ilda Boccassini, la lista dei diffamati è lunghissima, quanto le condanne definitive conseguite da Sgarbi.
Ma tornando alla trattativa, da cosa nasce e perché ? Subito dopo l’omicidio dell’andreottiano Salvo Lima, Calogero Mannino, all’epoca ministro, cerca un contatto con l’allora Comandante del Ros Antonio Subranni e lo fa attraverso il Maresciallo Giuliano Guazzelli al quale racconta di aver ricevuto un avvertimento mafioso – una corona di fiori – e si lascia sfuggire “dopo Lima uccideranno anche me”.
Perchè lo avrebbero dovuto uccidere e soprattutto, perché viene invece ucciso l’uomo che raccoglie le sue confidenze, il Maresciallo Guazzelli ? Nel corso del processo, è emerso che Cosa nostra stava difatti preparando un attentato per uccidere il ministro Mannino ma un ordine calato dall’alto dell’oranizzazione criminale ferma l’operazione. Due gli episodi concomitanti: il contatto fra Subranni e Mannino e la preparazione del papello da parte di Totò Riina.
Sono questi gli elementi chiave che aprono la trattativa fra lo Stato e la mafia e che si aggiungono ad un altro elemento; il 15 luglio 1992, Paolo Borsellino riferisce alla moglie Agnese di aver scoperto che il generale Antonio Subranni è vicino alla mafia. Qualche giorno dopo, fa una nuova confidenza alla moglie: è venuto a conoscenza di un contatto tra la mafia e parti infedeli dello Stato.
Il resto è storia processuale magistralmente raccontata dal magistrato Nino Di Matteo – e da tutto il pool che ha indagato sulla trattativa – durante la lunga requisitoria nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo. A loro va il nostro sentito grazie per aver lottato fino ad oggi al fine di stabilire la verità dei fatti, quella a cui i cittadini avrebbero diritto.
Rimarchiamo il concetto di “lotta” da parte di questi magistrati, avendo lavorato e operato sotto continui e costanti attacchi; da una parte la mafia e le minacce di tritolo ad ogni angolo di Palermo, da un’altra parte, gli organi di informazione con l’abile tattica di distorcere più o meno moderatamente le verità scomode al potere. Poi troviamo il fronte più accanito, quello politico che non sopporta si indaghi su di se e infine, il fronte più pericoloso: i cittadini interessati a grandi fratelli e isole dei famosi lontani anni luce dalla storia e dalla memoria dell’Italia.
Un ringraziamento, per la verità storica che irreversibilmente è ormai emersa, va anche a Massimo Ciancimino che ha dato il via a questo processo con le sue testimonianze scomode.Talmente scomode, da essersi guadagnato l’isolamento totale. Ricordo e condivido pienamente ciò che mi disse durante un nostro incontro: “Senti bene quello che dicono quando parlano di ‘trattativa male mnore’. Ci rendiamo conto di quanto sia pericoloso affermare che l’illegalità sia il male minore?”