1 Novembre 2018. Un’operaio del petrolchimico di Gela in pensione, rivela a RAI 2 il segreto ‘di pulcinella’. Emanuele Pistritto, 70 anni, innanzi alle telecamere del programma di Enrico Lucci (Nemo), parla di come ha sepolto per anni ed interrato i rifiuti tossico nocivi negli stabilimenti dell’ENI. Confida pentito:
“con i cingoli delle ruspe mi facevano frantumare dall’amianto agli anelli di ceramica dei reattori…così seppellivo lì i rifiuti dell’ENI … gli ingegneri mi dissero: ‘qui fra 50 anni moriranno tutti di tumore‘.
Sarà un caso, ma in prossimità degli stabilimenti petrolchimici dell’ENI in Sicilia nessuno morì più di vecchiaia. Stiamo parlando di uno scempio che i siciliani hanno imparato (a loro spese), a conoscere molto bene. Parliamo delle solite diossine, le peci clorurate, le ceneri di pirite, i benzeni ed idrocarburi vari, i policiclici aromatici, il mercurio, pbc, il piombo, e naturalmente l’immancabile “arsenico”, anche detto, per gli amici, Arsenico Lupen (quello che ti ruba la salute sotto il naso senza che te n’accorgi e non tela ridà più).
A Priolo Gargallo (sempre in Sicilia), ad un tiro di schioppo da Gela, ma dall’altra parte della costa c’è stato da decenni un’altro mega insediamento industriale dell’ENI. Dove credete che siano andati a finire gli scarti della lavorazione delle raffinerie ed i micidiali composti killer di questo ecomostro? Semplicemente lì, sepolti nel sottosuolo del petrolchimico. A Priolo Gargallo negli anni 80 la situazione ambientale era così grave che già allora si poteva parlare di immane disastro ecologico. Mentre l’ENI spargeva cancro nei terrENI di Priolo, i segugi dell’USL di Siracusa sapete che cosa facevano? Andavano a controllare gli impianti di messa a terra negli stabilimenti dell’Eni (d’altronde sempre roba di terra trattasi, no?).
All’interno dello stabilimento Enichem Praoil di Priolo Gargallo, nel sottosuolo, da alcuni decenni son innescate diverse super bombe ecologiche pronte a scoppiare in ogni momento. Mica da oggi. Perlomeno dagli anni ’80. Una di queste bombe a orologeria si chiama Area SG11.
Tenete ben a mente questa sigla. E’ un’area di circa 120.000mq che gradualmente è stata sottratta al mare a partire dagli anni ’50, con riempimenti di materiali terrosi contaminati ed una quantità industriale di sostanze cancerogene. Come le ceneri di pirite. Per decenni questa è diventata l’area ufficiale di stoccaggio dei velENI che non si sapeva dove andare a smaltire.
Lì per anni ed anni hanno lavorato alacremente, in silenzio e con discrezione, tanti operai come Emanuele Pistritto (che oggi son passati a miglior vita) che hanno visto con i loro occhi dove far confluire tutta quella merda dell’ENI che non si sapeva dove buttare (o che non si aveva voglia di smaltire lecitamente). Nell’Area SG (ma ve ne sono diverse altre similari disseminate qua e là come a Gela), andarono a finire così scarti di lavorazione, fondi di serbatoi, peci clorurate, ed altre schifezze del genere.
All’inizio (ci rivela una fonte anonima che desidera rimanere tale), prima d’interrarli s’aveva la diligenza di stivare sti veleni in fusti metallici, ma presto l’iter diventò piuttosto fastidioso (e costoso), l’ENI quindi optò per collocare i suoi velENI direttamente nei terrENI, così, alla rinfusa. Senza nessuna protezione per la falda acquifera. Non stiamo parlando di Lagos in Nigeria (i famosi velENI che i nigeriani ci rimandarono indietro). Stiamo parlando di porcate atomiche perpetrate per decenni dall’Eni in una fascia costiera di estremo pregio, in casa nostra, come questa meravigliosa zona costiera (un tempo), che si colloca tra Siracusa ed Augusta.
Chi se n’intende vi potrà confermare che le ceneri di pirite contengono elevate concentrazioni di arsENIco, mercurio e metalli pesanti. Essendo rifiuti tossico/nocivi dovevano obbligatoriamente esser conferiti in una discarica speciale di tipo 2B Super. Invece ciccia. Manco farlo apposta proprio in quel sito è presente una falda freatica. In quel sottosuolo hanno sede e circolano falde acquifere molto importanti che saranno irrimediabilmente contaminate senza alcuna pietà. Un’azienda che ebbe il compito di studiare una soluzione di bonifica per la messa in sicurezza del sito (v. link con la relazione Geologica del Dr. Mauro Molinari del maggio 1992),
stimò che st’ammasso micidiale di arsENIco aveva una superficie di circa 36.000 mq ed uno spessore variabile fra i 2 e i 5 metri con una volumetria complessiva di circa 100.000 mc.
Agli Enti locali siciliani sto scempio era cosa ben nota (come attestano le copie di missive intercorse tra ENI e le maestranze locali che qui citiamo). L’assessore all’ecologia del Comune di Priolo Gargallo A. Carpentieri nel lontano 23 novembre 1987 scrisse all’Agrimont (Gruppo ENI):
“Questo assessorato ha ricevuto un esposto a firma di oltre 1500 abitanti di Priolo nonché segnalazioni di associazioni ambientali ed organizzazioni sindacali che lamentano una grave situazione ambientale… Poiché gli inconvenienti lamentati rivestono una certa gravità … si invita codesta società a presentare entro 10 gg un piano dal quale risultino chiaramente gli accorgimenti che la società intende porre in atto per far cessare la situazione lamentata. Si fa presente che la non ottemperanza alla presente richiesta comporterà l’automatica attivazione della procedura per l’adozione di più severi provvedimenti repressivi, non esclusa la revoca dell’autorizzazione all’esercizio degli impianti…”(v. Link. della lettera citata).
Passano 5 anni ma tutto tace. Il 28 ottobre 1991 la Provincia Regionale di Siracusa, nella persona dell’assessore all’Ambiente e Territorio A. Foti, scrive all’Enichem Anic di Priolo e per conoscenza alla Procura della Repubblica di Siracusa:
“…in riferimento al sopralluogo effettuato in data 15/10/1991 presso lo stabilimento di codesta società ed ai rifiuti in pari data riscontrati sull’area “EX Zona imprese Agrimont” la Enichem Anic, nelle more dello smaltimento di detti rifiuti è invitata ad adottare tutti gli accorgimenti necessari atti ad evitare danni ambientali derivanti dalla giacenza degli stessi sull’area di cui sopra…”.
Anche st’ennesimo sollecito lascerà il tempo che trova. Intanto il tempo passa e a Priolo la situazione diventa così tragica che i reflui velenosi in falda arrivano a corrodere persino le fondamenta dei fabbricati industriali compromettendone la stabilità. In data 12 gennaio 1990 Montedipe scrive alla direzione di Praoil di Priolo:
“ … da una preliminare indagine geognostica effettuata sul terreno interessato dalle fondazioni del fabbricato CS2 abbiamo accertato che … il terreno suddetto non possiede più le caratteristiche meccaniche che aveva in origine …tale alterazione di natura meccanico-chimica, presumibilmente, è stata causata dalle acque aggressive provenienti dal Vallone della Neve che, come è noto, sono rese tali dallo sversamento dei reflui acidi o basici rilasciati in questa zona … “.
Solo dopo st’ecatombe l’USL 26 di Siracusa prende molto sul serio il problema e provvede immediatamente ad effettuare dei controlli. Ma non ai terreni compromessi. Controlla le gabine/apparecchiature elettriche, gli impianti di messa a terra, dispositivi di protezione contro le scariche elettrostatiche, impianti di illuminazione degli stabilimenti petrolchimici dell’Eni.
Mentre i velENI fanno il loro tristo corso ammazzando e compromettendo (irrimediabilmente) l’ecosistema, il 28 novembre 1991 viene elevato un verbaletto e una generica contravvenzione contro Enichem Praoil di Priolo ed il suo direttore, Ing. Domenico Elefante. Una tiratina d’orecchi giusto per fare un po’ di scena. I velENI nel sottosuolo però non li cagherà nessuno (scusate il lessico scurrile). E’ un’ptional. Tanto tra 3500 anni i velENI si smaltiranno da soli per diluizione.
Intanto lo scempio, dagli anni ’80 ad oggi è continuato alla grande. Son passati la bellezza di quasi 40 anni, e l’Eni, ma anche Erg Med (società del petroliere Garrone), Syndial, Agip Petroli, Polimeri Europa, Esso, Sasol, Lukoil ed altre società minori) hanno continuato a devastare l’ambiente inquinando senza alcuna pietà, versando velENI nel sottosuolo, nell’aria e direttamente in mare.
Ma chi se ne frega. Tanto in Sicilia tutti han fatto quel che hanno voluto commettendo crimini ambientali alla luce del sole. Ma proprio tutti. Anche l’ex Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo (siracusana doc) è stata interessata da sequestri per il sospetto di discariche presso la sua società di famiglia (Ved Srl di Priolo).
Noi per aprire gli occhi abbiam dovuto aspettare decenni, veder la gente schiattare e/o aspettare che ci fosse un escavatorista incartapecorito dalla vecchiaia e dai rimorsi disposto a non portarsi i segreti nella tomba.
State sereni, abbiam conosciuto altri Emanuele Pistritto che non son ancora del tutto decrepiti ed hanno conservato ancora una discreta memoria. Se Dio non li chiamerà a sé nei prossimi giorni, ci racconteranno dove hanno sepolto (e lì ancora tutt’ora sono) i vel’ENI di Porto Marghera, dell’Acna di Cengio, di Brindisi, di Pieve Vergonte, Cesano Maderno, Mantova, Margherita di Savoia, Acerra, Ferrara, etc etc.
Al prossimo articolo. Questo non è tutto...