Francesca Scoleri

Massimo Giletti: tratti l’argomento mafia con lo stile di Barbara D’Urso.

E’ doveroso, da parte nostra, rendere notizia di come l’associazione rappresentata anche da questo sito, sia finita all’interno di una comunicazione che la Prefettura di Palermo ha inviato al Ministro Dell’Interno.

La Themis & Metis aggrega singole persone ed anche enti. Il comune di Mezzojuso, che l’anno scorso, si è tesserato alla nostra associazione, è stato recentemente sciolto per mafia.

Abbiamo conosciuto gli amministratori di Mezzojuso per il tramite del Generale Nicolò Gebbia che da 3 anni, è autore sul nostro blog. Era appena stato nominato assessore alla cultura nel comune siciliano quando la nostra associazione concordava, con gli amici americani della Joe Petrosino Association, due degli incontri che avrebbero caratterizzato il loro viaggio in Italia previsto per il marzo successivo.

Gebbia ci propose di realizzare una tappa proprio a Mezzojuso dove il Colonnello Riccio, avrebbe potuto intrattenere gli ospiti con il racconto della mancata cattura di Provenzano, già testimoniata in diversi processi. Una operazione sotto copertura che ben si sarebbe conciliata col ricordo del poliziotto italo americano che in una di queste operazioni, fu ucciso a Palermo.

Accettammo la proposta in quanto largamente condivisa non solo all’interno della Themis & Metis, ma anche con i partners d’oltre oceano.

Ciò premesso, riguarda gli aspetti istituzionali di questa collaborazione. Ci sono poi degli aspetti umani rilevati successivamente; la grande cultura dell’ex sindaco Antonino Schillizzi ad esempio, anch’egli autore sul nostro blog con contributi di grande spessore. Il garbo e la sensibilità del sindaco Giardina ed una comunità, quella conosciuta durante l’incontro, di persone accoglienti e calorose, con noi e con gli amici americani.

E che dire di quel pozzo di memoria storica che è il Generale Gebbia? Con lui la tensione è sempre alta perché fondamentalmente, condividiamo lo stesso odio per ogni forma di ipocrisia che vuole i buoni da una parte ed i cattivi dall’altra in modo lineare e regolare. Non è cosi che vanno le cose in questa società ed è spesso difficile offrire ai nostri lettori la visione di un mondo promiscuo in cui attività mafiose ed attività falsamente antimafiose convergono perfettamente.

Il Generale ha il suo stile che non sempre condivido, ma apprezzabile o meno, il suo pensiero non è mai oggetto di condizionamento da fattori che non siano il suo estro e la sua incredibile quanto invidiabile cultura. La sua lunghissima esperienza all’interno dell’Arma dei Carabinieri, attraversa molte fasi storiche che questo Paese ha vissuto con non poco dolore. Egli offre letture inedite, talvolta non facilmente accettabili, ma la sua testimonianza merita, a nostro avviso, di essere conosciuta.

Nelle 240 pagine scritte per motivare lo scioglimento del comune, viene dato ampio spazio a quanto lui scrive sul nostro blog nella categoria che gli abbiamo riservato “Storia maestra di vita”. E molti sono gli articoli che a sua volta, lui ha dedicato alla vicenda principale che ha portato allo scioglimento, il caso delle sorelle Napoli e della mafia dei pascoli.

Non ho autorevolezza per discutere le misure adottate a fronte di rilevanze penali o presunte tali riscontrate in sede di verifica, men che meno ho intenzione di farlo. Le autorità hanno il dovere di considerare con estrema serietà il rischio di infiltrazioni mafiose in qualunque parte d’Italia e checché se ne dica della farraginosa macchina della giustizia italiana, questa abbiamo ed a questa ci dobbiamo affidare.

Evito di aggiungere “con serenità” perché rischierei di passare per una che dimentica dove siamo e come ci siamo arrivati. Ma il sistema questo prevede e l’auspicio non può che essere che sia fatta giustizia per chiunque abbia subito danni.

Avere questi riflettori e questa attenzione da parte delle istituzioni quando Provenzano passava da un casale all’altro scrivendo pizzini con la sua macchina da scrivere sarebbe stato meglio ma..accontentiamoci.

In che modo ci si esprime nella comunicazione della Prefettura nei confronti dei testi del Generale? Utilizzando parole quali “critica”,  “livore”, “attacchi”, che rientrano nella stima di congetture, non certo di fatti oggettivi.

Ed è bene che vengano considerati, in un modo o nell’altro, purché fungano da elemento concreto ai fini dell’azione intrapresa, tramite equo vaglio dei fatti si intende.

Chiusa la parentesi Mezzojuso, porto l’attenzione su altro genere di congetture che non hanno né capo né coda: quelle rappresentate nella trasmissione “Non è l’arena” condotta da Massimo Giletti che immagino venga inquadrato spesso per evitare che i telespettatori pensino di essere collegati con Barbara D’urso. Il livello della conduzione  è pressappoco il medesimo.

Proprio da questa trasmissione, sono stati innescati i maggiori dubbi rispetto all’amministrazione di Mezzojuso come evidenziato in Gazzetta ufficiale nella comunicazione al Ministro. Un merito?

Il modo di trattare temi complessi come la criminalità organizzata e la corruzione da parte di Giletti,  è già stato oggetto della mia considerazione  in passato e non è emersa alcuna forma di ammirazione. Tuttavia, col perdurare delle perplessità rispetto a quella forma di narcisismo costante che trapela ad ogni passaggio della sua conduzione, sento il bisogno di evidenziare un concetto molto importante.

L’autorevolezza nell’affrontare temi e vicende legate alla mafia, non ha origine dall’audience televisiva bensì dalla professionalità e dalla conoscenza dei fatti. In un Paese normale dovrebbe accadere cosi quantomeno. Invece qui contano i numeri perché restituiscono il peso pubblicitario delle promozioni che si susseguono; la qualità dei contenuti lascia il posto alla quantità di insulti, urla e volgarità che si offrono al piccolo schermo e chissà per quale assurda ragione, la gente ama distrarsi nel baccano di un vuoto fatto di facce incazzate che emettono parole incomprensibili.

Può essere questa la sede di discussione di temi tanto delicati ? Per i telespettatori ovviamente si perché se una trasmissione come quella continua ad andare in onda è perché viene seguita e l’editore può battere felicemente cassa.

Non possiamo far leva su un pubblico che pretende serietà ed analisi, è evidente, ed allora proviamo a pretenderlo dal conduttore di questa arena/circo un minimo di dedizione alla materia che cerca di maneggiare pur avendo preferito dimettersi dall’Ordine dei giornalisti a seguito del quarto procedimento disciplinare per commistione tra attività giornalistica e pubblicità.

Fermo restando apprezzabile ogni sorta di riflettore sugli illeciti nella pubblica amministrazione, proviamo a riportare Giletti agli albori di quel mondo a cui dobbiamo tutti tantissimo quando ci regala fatti non congetture: il giornalismo.

Vogliamo dare un contributo televisivo alla lotta alla mafia? Benissimo, hai lo strumento per farlo. Hai forse  paura che la gente cambi canale raccontando per esempio le dinamiche che hanno accompagnato la funesta trattativa Stato mafia?

E’ una storia complessa ed articolata ma raccontandola, otterresti un pubblico che fa pelo e contropelo ai partiti che ancora oggi si reggono in piedi sulle gambe di Cosa nostra. Tre i governi attraversati dalla trattativa: Amato, Ciampi e Berlusconi. Eh si, ti toccherebbe nominare l’amico del capo e Dio solo sa come la prenderebbe. Sudi freddo eh?

Meno stressante dare la caccia alla mafia dei pascoli. Hai ragione. Ma c’è una sentenza di primo grado, un bravo giornalista la leggerebbe al suo pubblico magari invitando il protagonista principale della vicenda per dirgli “Cavalie’, i giudici dicono che versavi ingenti somme di denaro ai corleonesi che hanno ammazzato Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa (che sia presente anche la figlia Rita mi raccomando), come sono arrivati a questa conclusione?

Ovviamente preparati allo stravolgimento dei fatti, lui lo fa sempre. Incalza con altre domande tipo” quanti mafiosi hai portato in parlamento a busta paga dei contribuenti oltre a Dell’Utri e Cosentino?”. Cose cosi Giletti, non portarmi a condizione di dirti tutto, tira fuori l’orgoglio del giornalista che i profitti da pubblicità hanno messo in ombra.

Quante trasmissioni hai fatto per le sorelle Napoli, una cinquantina? Bravo, fanne almeno un paio invitando la Signora Angela Manca madre coraggio che da anni denuncia l’omertà istituzionale calata sulla morte del figlio Attilio, giovane urologo morto ammazzato e non suicida come si vuol far credere. Anche qui c’è una relazione coi corleonesi. Con uno in particolare, Bernardo Provenzano. Vogliamo sollevare l’opinione pubblica intorno a questo caso che magari anche in Commissione Parlamentare Antimafia si ricordano di mantenere le promesse fatte alla Signora Angela il 19 luglio scorso a Palermo?

Illeciti nella pubblica amministrazione; in Calabria c’è un bel magna magna bravo Giletti che vai a prendere questi parassiti uno ad uno e li smascheri. Sai che potresti farlo con maggiore facilità? Potresti avvalerti dei Wistleblowers come quelli sbattuti fuori dalla giunta Zingaretti in regione Lazio. Siamo a tua disposizione per individuarne qualcuno proprio su questo sito.

Salendo più a nord, due o tre puntate per capire come la giunta Chiamparino in Piemonte, non si sia accorta di un buco da 6 milioni di euro all’interno della Holding Finpiemonte per mano di un fidatissimo del Presidente, le vogliamo fare? Almeno una sui 10 indagati per falso e peculato sul nuovo grattacielo della Regione a Torino con 15 milioni di euro sottratti ai contribuenti? Una dai…e giochi in casa con la tua gente che se la batte benissimo coi calabresi.

Ieri sera hai ospitato Maria Elena Boschi, vorrei cedere alla tentazione di vedere l’intervista ma siete due fenomeni che contemporaneamente non posso assorbire; posso immaginare quale fosse il tema centrale del siparietto: i danni arrecati dalla sospensione della prescrizione. Ed è li che sicuramente hai brillantemente approfittato per dirle “Onorevole ma invece di preoccuparvi di chiudere i processi senza sentenze, perché non vi preoccupate di non farli iniziare con operazioni sospette come quelle avvenute intorno alla Fondazione Open che ben conosce avendo fatto parte del suo Consiglio di amministrazione?”.

A meno che per te non sia normale che a seguito di donazioni e prestiti, casualmente piovano incarichi ed appalti. Nella mia idea di Paese questo non è plausibile e se tu rendessi onore a quello strumento che ti permette di entrare nelle case di milioni di persone, lo denunceresti con lo stesso ardore che ti muove nella denuncia di ladri di capre.

Ti capita Matteo Salvini dinanzi e vi mettete a parlare di Fabrizio De Andrè che si rivolterà nella tomba sentendo il cazzaro verde mentre sotto la doccia canta proprio le sue canzoni in stato di evidente dissociazione dalla realtà. La sua. Ma qualche domanda sui parenti mafiosi dei leghisti in Calabria? Pensavo che le parentele nere fossero il tuo forte ma evidentemente a giorni alterni, come per le targhe.

Comprendi che con questo repertorio immaginare che la tua trasmissione possa rappresentare un punto di riferimento per la lotta alla mafia sia pura follia?

Ieri sera, hai persino ritenuto di chiudere il momento Calabria con una nota di speranza legata al fatto che ora c’è una donna alla guida della regione. “L’emancipazione della regione inizia da qui” han detto alcune persone che la pensano evidentemente come te.
Berlusconi l’ha presentata al popolo calabrese come colei che “non gliel’ha mai data” e che in virtu’ di questa amministrazione dei propri beni, amministrerà bene la Calabria desumo.

Una speranza legata al partito fondato da un condannato per fatti di mafia. Ma ti senti quando parli ?

Ma tu sei un uomo coerente e il partito non si tocca. Quando ti proposero come candidato alla guida di Torino, tu, con estrema sicurezza in te stesso rispondesti:

“Ci sta, pensare che io con un consenso di quattro milioni di persone che ogni domenica mi seguono all’Arena’, su Rai Uno, possa avere qualcosa da dire in politica. Sì, mi hanno chiamato. Non posso dire chi, tradirei la sua fiducia. Ammetto di essere una persona alla continua ricerca, assillato dai dubbi, aperto a nuove sfide. Ho detto di no perché non mi sento pronto. Nel futuro però, non lo escludo. Anche perché, nel ruolo di sindaco si può fare ancora molto, è una bella esperienza. Ma per ora la politica la faccio come conduttore”.

Berlusconi ti ha chiamato. Qui a nascondino non si gioca.

Un bel passo avanti rispetto a quando da giovane inviato, per beccare Silvio Berlusconi, dimoravi dietro i bidoni dell’immondizia in paziente attesa.