Maria Pia Capozza

L’orrore di Bibbiano e i miliardi investiti per favorire criminali

Business sociale o Politiche sulla Famiglia? Un miliardo contro 20 milioni: da che parte stare? Noi stiamo sempre dalla parte dei bambini.

L’inchiesta “Angeli e Demoni” ha permesso di sensibilizzare l’opinione pubblica su un fenomeno che, in realtà, esiste da anni e sul quale non si è mai fatta chiarezza.

Tante sono state le manifestazioni, su tutto il territorio nazionale, a tutela dei “Minori sottratti”.

In tutte queste manifestazioni, erano presenti genitori che hanno denunciato la sottrazione dei loro bambini, sottrazione effettuata da un “commando” di dodici o tredici persone – tra operatori dei Servizi Sociali e del Terzo Settore e/o forze dell’Ordine – e suggellata da provvedimenti di Magistrati dei Tribunali dei Minori che hanno messo la loro firma su tragedie familiari.

A queste manifestazioni molti genitori non erano presenti, perché si sono suicidati in quanto accusati ingiustamente di aver abusato dei propri figli.

A questo proposito ricordiamo che già nel “marzo 1999 Carlo Giovanardi, allora vicepresidente della Camera, presentava al ministro della Giustizia Oliviero Diliberto un’accorata interrogazione parlamentare: quattro fratellini la notte del 12 novembre 1998 erano stati portati via dalle forze dell’ordine. I genitori non erano indagati né accusati di nulla, ma la cuginetta, dopo mesi di trattamenti con psicologi e assistenti sociali di Mirandola, aveva prima raccontato di abusi da parte dei genitori, poi via via coinvolto altri bambini, portando a una raffica di arresti e minori sottratti. Erano i primi atti del dramma poi noto come ‘I diavoli della Bassa Modenese’, anni di processi per presunti abusi, riti satanici e sacrifici umani, che si conclusero con il carcere per alcuni genitori, assoluzioni piene per altri (tra questi i genitori dei 4 fratellini, Lorena Morselli e Delfino Covezzi), sei adulti morti di dolore (tra i quali Delfino e don Giorgio Govoni, ritenuto il capo della setta e condannato a 14 anni, pienamente riabilitato post mortem). Una ventina i bambini spariti per sempre, anche i figli degli assolti. Com’è noto, psicologi e assistenti sociali di allora erano in gran parte gli stessi oggi coinvolti nell’inchiesta choc di Reggio Emilia ‘Angeli e Demoni’” (Avvenire 9 luglio 2019).

“Angeli e Demoni”, un’inchiesta talmente sconvolgente che il Procuratore Capo di Reggio Emilia ha così commentato: «Mi sono occupato di ’Ndrangheta per anni, ma questa inchiesta è umanamente devastante» (RAI News 28 giugno 2019).

Viene spontaneo domandarsi cosa sia l’affido familiare ed il perché di tutta questa violenza verso bambini, ma anche il perché sia così importante sottrarli ai loro genitori.

L’affidamento è stato creato come uno strumento a tutela di quel minore, che solo temporaneamente risulti privo di un ambiente familiare idoneo alla propria crescita. L’affido è stato istituito anche come una forma di aiuto alla famiglia del minore, aiuto che si aggiunge ad altri eventuali interventi pubblici di sostegno (ad esempio, buoni alimentari, assegni familiari, sostegno nel pagamento di bollette). L’affidamento del minore a soggetti terzi, individuati in base alle indicazioni della legge, dura per il periodo in cui sussiste l’impedimento nella famiglia di origine. Tale situazione di disagio deve essere circoscritta nel tempo. L’obiettivo dell’istituto dell’Affido è contribuire ad eliminare la causa che abbia impedito alla famiglia di origine di prendersi cura del minore ed aiutare il minore a fare ritorno nel suo nucleo familiare.

Ed invece, scopriamo che non ci sono dettagli o stime sui minori che ritornano nella loro famiglia di origine ed anzi ci sono migliaia di genitori che sono scesi in piazza per “chiederne la restituzione”, quasi si trattasse di un sequestro. O forse, è un sequestro di Stato?

Da Nord a Sud, si scopre che l’Italia è diventato il Paese delle “Case Famiglia”: dalle stime oltre 1800 strutture e sono quasi 30mila i minori fuori dalle loro case d’origine. Tra cui 1626 sono bambini al di sotto dei sei anni. I bambini e i ragazzi ospitati in queste comunità costano dai 70 ai 120 euro al giorno.

Le Case Famiglia vengono addirittura consigliate come una buona attività di Business su siti come https://www.soldioggi.it/come-aprire-casa-famiglia-17627.html

I soldi sono “sicuri” in quanto le case Famiglia sono pagate dai Comuni, ovvero con soldi pubblici, fino a che il bambino resta lì e spesso la permanenza è fino alla maggiore età.

Un giro d’affari che si aggira intorno ad un miliardo di euro all’anno. Chi monitora come vengono affidati gli appalti e come vengono spesi i soldi? Non si trovano Bilanci Sociali sulla questione.

Come stanno i bambini dentro le strutture? Chi monitora il loro miglioramento e chi si occupa di verificare e favorire il ritorno dei bambini nelle loro famiglie?

Mancano monitoraggi, verifiche, controlli.

A conferma del giro di affari che si nasconde dietro il Business delle Case Famiglia è proprio l’indagato per eccellenza di questo settore: Rodolfo Fiesoli, che in una intervista pubblicata il 12 aprile 2019 da Il Sito di Firenze, afferma: “hanno fatto tutto per pigliare le redini del Forteto, perché loro credevano che ci fossero i miliardi: e c’erano” Ed aggiunge invettive per i magistrati che hanno condotto l’inchiesta giudiziaria, accusati di non essere stati giusti. E poi i ricordi sulle frequentazioni della struttura: fa il nome di Tina Anselmi, Piero Fassino, Susanna Camusso e Sergio Cofferati e dice: “Venivano tutti“, perché “mangiavano, capito?”.

Resta confermato, quindi, che esiste un Sistema che regge il Business Sociale ovvero una rete capillare che coinvolge professionisti, politici, magistrati.

Resta anche confermato che il Business è di almeno un miliardo di soldi pubblici.

Sul sito del Dipartimento per le Politiche della Famiglia e precisamente sul link http://www.politichefamiglia.it/it/notizie/notizie/pubblicazioni/pubblicati-gli-ultimi-rapporti-di-monitoraggio-sulle-politiche-della-famiglia-delle-regioni-e-dei-comuni/

Leggiamo l’ultimo “Rapporto Di Monitoraggio Sulle Politiche Per La Famiglia Delle Regioni E Province Autonome” del 19 Marzo 2018 e scopriamo che “Nel quadriennio 2014/2017, il Dipartimento per le politiche della famiglia ha destinato, con quattro diverse Intese, oltre 20 milioni di euro per lo sviluppo di servizi e/o interventi a favore dell’infanzia e della famiglia cui si è aggiunto il cofinanziamento da parte delle Regioni pari al 20% del finanziamento assegnato, anche attraverso la valorizzazione di risorse umane”.

Lo Stato spende solo 20 milioni di euro per aiutare le Famiglie disagiate ed oltre un miliardo di euro per sostenere le Case Famiglie che dovrebbero aiutare “momentaneamente” alcune di quelle famiglie.

Inoltre, secondo l’ISTAT in Italia e è aumentato il “rischio di povertà (20,6% dal precedente 19,9%) le quote di famiglie gravemente deprivate (12,1% dal precedente 11,5%) e quelle a bassa intensità lavorativa (12,8% dal precedente 11,7%)”.

Leggiamo, anche, che “Il principale obiettivo da raggiungere in modo coeso, condiviso e partecipato a livello dell’UE è la definizione del concetto di famiglia come soggetto sociale, affinché possano essere definite politiche familiari esplicite e chiaramente incentrate sul soggetto “famiglia”, al fine di valorizzarlo nella propria dimensione relazionale e di reciprocità. …. Il prof. Donati, già nel 2010, evidenziava la necessità di una svolta per le politiche familiari, in grado di compiere tre operazioni: «[…] individuare la famiglia come luogo di una specifica socialità titolare di dirittidoveri; […] definire i criteri specifici e distintivi delle politiche familiari, in quanto politiche differenziate da altri tipi di politiche (contro la povertà, contro l’esclusione sociale, per l’equilibrio demografico, ecc.); […] rivedere i rapporti tra famiglia e welfare state in modo da evitare effetti perversi e far sì che la solidarietà sociale possa poggiare su quella familiare, ossia possa avere una “base familiare” […]».

Insomma, l’obiettivo dichiarato è aiutare la famiglia in stato di disagio ma lo si fa soltanto con pochi “spiccioli” mentre il grosso degli investimenti di soldi pubblici viene destinato a Case Famiglie.

Tutto questo alimenta Sistemi e reti di corruzione capillari che contano su connivenze tra Istituzioni e Terzo Settore, mala gestio dei soldi pubblici, corruzione in atti giudiziari e, soprattutto, violenza inaudita e manipolazione verso bambini, distruzione di famiglie, suicidi di madri  e padri disperati.

Continuiamo a chiedere controlli e verifiche ma anche di essere chiamati come parti sociali a verificare che questi controlli siano effettuati, che siano monitorati il benessere psico-fisico dei bambini e delle loro famiglie, che siano assicurati alla giustizia tutti coloro che continuano a lucrare su questo Business.