Valentina Vadalà

La grande acqua

Per chi non abita a Venezia il fenomeno dell’acqua alta è, quando si verifica, tutt’al più una notizia di poco conto in fondo ad un telegiornale. Si sa, infatti, che Venezia è una città particolare periodicamente soggetta a questo fenomeno. I meglio informati, forse, collegano l’evento ai venti provenienti dal sud che esaltano il flusso delle maree.
Sono decenni che la città e la sua laguna devono fare i conti con questo disagio e quindi ci si munisce di piccole paratoie, poste davanti gli usci, che dovrebbero avere la funzione di sbarrare il cammino dell’acqua all’interno delle case e, per potere consentire la circolazione nelle calli, l’amministrazione comunale è sempre pronta a gestire un sistema di passerelle mobili che consente di camminare all’asciutto. E poi ci sono gli stivali. Stivali di gomma robusti e, negli ultimi tempi, anche quelli usa e getta, per turisti irriducibili.
Bollettini e segnali acustici scandiscono l’innalzarsi del livello delle acque.
Il suono acuto della sirena ti avvisa che per quel giorno dovrai fare i conti con una serie di disagi, il ripetersi del segnale fa innalzare il livello della tua ansia, oltre che annunziare quello delle acque.
Sguazzare con gli stivali in mezzo all’acqua non è per nulla piacevole. E fredda, sporca e puzzolente; basterebbe quindi tenersi alle larga dalle zone più basse. Piazza S. Marco, purtroppo è una di queste, con la conseguente immersione dei pregevoli pavimenti della basilica, delle basi delle colonne, e dell’atrio. Si tratta di acque salmastre, ricche di sostanze chimiche che corrodono e deteriorano ciò che incontrano.
In casi eccezionali, però, quando il fenomeno dell’acqua alta supera il livello di oltre un metro, la situazione peggiora decisamente. Diventa un continuo affacciarsi per monitorare dove è arrivata l’acqua: prima vedi che la calle di casa tua comincia a bagnarsi, poi con un costante sciabordio ricopre tutta la superficie, con pochi centimetri, poi dieci, poi venti…. Consideri allora che dovrebbe salire ancora per entrare dentro casa … e speri.
Nel frattempo, tutto il sistema secondario di trasporto pubblico va in tilt. Le linee dei mezzi che percorrono i canali secondari, sono impossibilitati a proseguire le loro corse: innalzandosi il livello dell’acqua i vaporetti rischiano di non passare più sotto i ponti! Il canale di Cannaregio è uno di quelli in cui le acque inesorabilmente superano i limiti delle fondamenta coprendo tutto, dispiegandosi da una cortina di palazzi a quella della riva opposta.
L’acqua continua a salire e comincia a filtrare attraverso la porta. E’ il caso di togliere tappeti e mettere in salvo, laddove possibile le suppellettili e gli arredi a rischio. Se in casa avete un gatto, lo vedrete avvicinarsi furtivo alla pozzanghera che si sta formando; la annusa ma non la sfiora e, colto di sorpresa dall’ulteriore sostanzioso avanzamento delle acque, soffia sospettoso e indignato per quella imprevista invasione.
Assistere impotenti all’innalzarsi dell’acqua e al suo costante avanzamento è veramente angosciante!

Il fenomeno è di antica data, la prima cronaca documentata è quella del monaco Paolo Diacono che narra degli eventi dell’anno 589 che sconvolsero l’intero assetto della laguna veneta, mentre risale al 782 la prima testimonianza specifica del fenomeno a Venezia. Nel 1240 le cronache dicono che il livello si innalzò più che altezza d’uomo. E’ dei tempi più recenti (le statistiche e il monitoraggio del fenomeno partirono con costanza e scientificità dalla seconda metà del XIX secolo) il record massimo finora raggiunto: 194 centimetrici nel novembre del 1966, quasi sfiorato lo scorso 12 novembre con i suoi 187 centimetri.
Salvare Venezia fu lo slogan di chi nel tempo si è misurato con la voglia di superare il problema perché i picchi di marea, causati dalla combinazione di vari fattori, dei quali restano fondamentali i venti provenienti da sud e l’ingolfamento del mare all’altezza del canale d’Otranto che impedisce il normale deflusso delle correnti marine, peggiorato naturalmente dal riscaldamento globale.
Studi, analisi e progetti promossi dallo Stato partirono dal lontano 1971, e sfociarono nel progetto “MOSE” (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) i cui lavori ebbero inizio nel 2003. Il progetto si basava sulla realizzazione di un sistema di paratie mobili a scomparsa in corrispondenza delle bocche che costituiscono il collegamento fra laguna e mare. Il loro compito è quello di proteggere la città e la sua laguna dalle maree alte fino a 3 metri, entrando in funzione quando viene superato il livello di guardia di 110 centimetri.
E allora, viene spontaneo domandarsi, cosa è successo l’altro giorno?
La risposta è semplice e in linea con i costumi della nostra realtà: i lavori non sono stati completati, ne manca ancora circa il 15% e lo stato italiano è alla ricerca di reperire i fondi necessari.
Sorge impellente una seconda domanda, come mai i finanziamenti stanziati a fronte di un puntuale quadro economico, non sono bastati?
Risposta ancora più semplice: il 14 giugno 2014 sono scattati 35 arresti e provvedimenti per 100 indagati “eccellenti”, che hanno lucrato, devoluto e incassato tangenti per il proprio interesse a scapito, naturalmente della cosa pubblica, di una collettività, di una città, di un patrimonio irripetibile dell’intera umanità.
Tra i nomi eccellenti, spiccano quelli di Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia dal 2010 al 2014 e di Giancarlo Galan, governatore della regione veneta, già ministro dei governi “Berlusconi”. Entrambi arrestati, oggi si trovano in libertà, il primo, e agli arresti domiciliari il secondo, nella sua lussuosa villa.
E qui, non riesco a trattenere la terza, inutile domanda: perché non ci stanno loro a spalare fango da negozi, case e calli?