La Themis & Metis, intervenendo al Forum Risk Management , ha rappresentato al pubblico, il prepotente nesso che intercorre fra ambiente, salute e corruzione.Pubblicheremo a puntate la relazione che ho presentato al pubblico.
La corruzione è un reato con la “cifra nera” elevatissima. La cifra nera è la differenza tra i delitti commessi e quelli denunciati.Es. i furti d’auto vengono denunciati, tutti, dunque hanno una cifra nera inesistente.Per la corruzione è esattamente il contrario.
La corruzione è un reato corredato da tutta una serie di “piccole” fattispecie che compongono un ventaglio ampissimo (dal voto di scambio alle pensioni di invalidità ecc..A chi giova ? Alla criminalità.
La criminalità trae ampio vantaggio dalla corruzione, perché può “prescindere” dalla tradizionale attività di estorsione-protezione (vetusta, obsoleta, sorpassata) e arrivare a porsi come MECCANISMO DI REGOLAZIONE ECONOMICA E SOCIALE -con un notevolissimo vantaggio in termini di potere e controllo. Visto che sono gli stessi soggetti privati CHE DI LORO VOLONTA’ si rivolgono alle organizzazioni mafiose per ottenere sostegni, assistenza nelle incombenze burocratiche e opportunità di profitto.
Soprattutto –ed è qui la parte che ci interessa ai fini dell’approfondimento del tema “corruzione, ambiente e salute”, come ha dichiarato il Procuratore Generale di Palermo, Roberto Scarpinato : “… gli operatori economici che stanno sul territorio chiedono alle mafie servizi illegali che consentono di abbattere i costi di produzione”
La corruzione è capillarmente presente in ogni ambito dell’economia, della società e della politica eppure –ed è qui il punto- è tanto presente quanto impunita. Da una ricerca realizzata congiuntamente da Davigo e Mannozzi sulle condanne inflitte in Italia per corruzione dal 1982 al 2002 è emerso che l’impunità per questo reato è praticamente totale !
Dei casi esaminati infatti , il 96% risultava essere sotto la soglia della sospensione condizionale della pena; il 2% era al di sotto dei 3 anni quindi c’era l’affidamento al servizio sociale; per la residua parte era intervenuto un indulto. Praticamente nessuno aveva pagato.
Come è possibile? Che fare dunque? Probabilmente sarebbe utile introdurre un sistema premiale molto forte ( in accordo col principio di “offrire ponti d’oro al nemico che fugge”); Introdurre operazioni sotto copertura , “persone interposte”come si fa già per pedofilia, armi, droga, antiterrorismo. Unificare le fattispecie introducendo il reato di collusione ( ora previsto solo per gli appartenenti alla Guardia di Finanza) ed applicandolo a tutti i dipendenti pubblici.
Ma qual è l’ambito in cui quel meccanismo di controllo economico, sociale e politico, gestito dalla criminalità può massimamente attuarsi attraverso, per il tramite e grazie alla corruzione ? La corruzione – con le note pressioni e protezioni, decisioni pilotate, scambi e favori e molto altro- si esprime massimamente nella PREDAZIONE DELLE RISORSE E DEI BENI COMUNI.
In questo senso possiamo dire che una delle prime vittime della corruzione è proprio l’ambiente e dunque a cascata l’economia territoriale, la salubrità idrogeologica e la salubrità dei cittadini: la salute. NON SEMBRA DI IMMEDIATA COMPRENSIONE QUESTA COSA UNO SI POTREBBE CHIEDERE : MA PERCHE’ PUNTARE SULL’AMBIENTE ?
LA SPIEGAZIONE VIENE ANCORA UNA VOLTA DALLA VICENDA DI MANI PULITE. Durante detta stagione, si appurò che tra le opere oggetto di appalti “truccati”, primeggiavano le “opere di risanamento ambientale”.Cioè, tra gli appalti vinti da corrotti e mafiosi primeggiavano le opere fatte per risanare l’ambiente.Perchè?
La spiegazione sembra da ricercare nelle dichiarazioni del solito Davigo, che, riferì la risposta data a questo stesso quesito “perche’ puntare sull’ambiente ?” da un imputato. L’imputato disse: ” se noi prendiamo I soldi per fare una strada e poi non la facciamo, veniamo scoperti subito, ma se prendiamo soldi per bonificare il fiume Lambro e dopo 5 anni quel fiume e’ piu’ inquinato di prima, vai a dimostrare che non si e’ sporcato dopo, vai a dimostrare che 5 anni fa il lavoro non e’ stato fatto”.
Sembra una banalità, ma non lo è. Quello che riguarda l’ambiente, i suoi multiformi volti, le sue numerose sfaccettature, le infinite declinazioni, sono un target irresistibile per la criminalità.Una precisazione è d’obbligo; se ci pensiamo bene, è ovvio che, dietro la corruzione ambientale debba esserci NECESSARIAMENTE l’universo articolato e complesso della criminalità poiché, LA CORRUZIONE –QUANDO VIENE RIFERITA ALL’AMBIENTE- IMPLICA almeno TRE LIVELLI DI CORRUZIONE:
-La condotta del singolo che materialmente risulta essere l’autore per colpa o dolo del reato de quo.
-La condotta dell’azienda che commissiona l’azione, con ad es. la finalità di ridurre i costi di smaltimento e ne organizza la contraffazione e/o immissione nell’ecosistema provocando danni allo stesso.
– La corruzione nella gestione del territorio (tipicamente dei colletti bianchi) che lungi dal controllare e tutelare la comunità cui appartengono, ne determinano l’insalubrità per proprio tornaconto.
E CHI PUO’ COORDINARE E GESTIRE UN INTERO CIRCUITO SIFFATTO???
SOLO LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA, OVVIO. MA QUAL E’ LA REAZIONE DA PARTE DELLA POLITICA a tutto ciò? La reazione della politica a questo stato di cose È RECENTE, dal 20 maggio 2015, i reati ambientali sono entrati nel codice penale.
Cinque sono i delitti codificati: inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiali ad alta radioattività, impedimento del controllo, omessa bonifica.
Ma, ciò che duole registrare, è la reazione NON UNIVOCA della politica. Come in molte vicende italiane accade che esista una norma, quella norma magari è anche una norma ben fatta, che tutela seriamente il bene oggetto di quella previsione e allora che si fa ? Si rende inefficace detta regolamentazione con un intervento ad hoc che ne stravolge il significato e la rende inattiva.La materia che qui ci interessa è stata giustappunto l’occasione di una simile procedura.
Accadde infatti, in Italia, 15 anni fa, che in materia di rifiuti, ad un certo punto il Governo emettesse un decreto legislativo in cui cambiava il concetto di rifiuti, dicendo che i rifiuti non sono quelli che sono stati finora, i rifiuti sono “altri”E’ successo realmente ! Ovviamente nel silenzio generale.
In risposta a ciò, è accaduto che, qualcuno –tra i giudici- abbia sollevato la pregiudiziale comunitaria, per chiedere alla Corte di Giustizia Europea, “ poiché il concetto di rifiuto contenuto nel decreto legislativo è diverso dal concetto di rifiuto contenuto nella normativa comunitaria, io che devo fare ?”
La Corte di Giustizia rispose: “il concetto di rifiuto è quello del diritto comunitario, devi disapplicare il decreto legislativo”
Continua…