Francesco Erspamer

Tagli ai profitti dei miliardari, la vera rivoluzione

Il presidente del Consiglio guadagna 80mila euro netti all’anno, all’incirca quanto un deputato o un senatore; per appurarlo basta fare una ricerca online e controllare sui siti delle maggiori testate nazionali. Molto più difficile scoprire a quanto ammonti lo stipendio di Enrico Mentana; ne parlano solo siti di cui non so verificare l’autorevolezza. Comunque si tratta di una cifra almeno tre o quattro volte più alta di quella di Conte e dei parlamentari.
Mi sono allora domandato come mai buona parte dei pentastellati non faccia che chiedere tagli agli stipendi dei politici, mai ai profitti dei miliardari e dei loro superpagati cortigiani e propagandisti. Temo che sia un indice del persistente successo della retorica antistatalista a suo tempo diffusa dai radicali, avanguardia del neocapitalismo selvaggio: secondo la quale il nemico è sempre e solo il potere pubblico, benché sottoposto a rigide regole e indebolito da decenni di privatizzazioni e di globalizzazione; i privati invece, che ormai controllano la finanza e i media e perseguono, apertamente, solo i loro interessi e non il bene comune, bé in fondo sono soldi loro e se li sono meritati e dunque hanno diritto alla deregulation che consente loro di comprarsi favori e ottenere sovvenzioni grazie alla corruzione, pardon, al lobbismo, di spostare le loro sedi fiscali in Olanda o dove gli pare per pagare meno tasse, di creare dal nulla celebrity senza qualità e poi giustificarne gli osceni compensi con la scusa della notorietà, e infine di spacciare menzogne a tempo pieno e a reti unificate, ovviamente senza il contraddittorio che pretendono dalle cariche istituzionali scelte democraticamente dal popolo.
Purtroppo con i leghisti e gli pseudofascisti non si può più ragionare; in troppi sognano soltanto l’America e di diventare ricchi, e anche se quasi nessuno di loro ci riesce, gli basta. Ma ci sono decine di milioni di italiani che ancora si sentono tali e che danno valore alla loro nazione, alla comunità alla quale appartengono, non solo a idiosincrasie e ambizioni individualistiche. Perché non la smettono di attaccare lo Stato e la politica, che certo possono commettere errori, ingiustizie e soprusi, ma tradendo la loro funzione, e che dunque possono venire sanati, riformati? Perché continuano a operare a vantaggio del liberismo globalista, che non fa errori perché l’ineguaglianza e l’egoismo sono il suo programma? Solo perché predicato in mondovisione da Lilli Gruber, Fabio Fazio o il sunnominato Mentana?