Francesca Scoleri

Sei ricco, potente ed imputato? Call center “istituzioni amiche”

L’attualità ci riporta sempre più spesso agli abusi di potere di un sistema che non accenna a scalfirsi e che potremmo tranquillamente definire “sistema Italia”.

Tanti sono i casi di cui veniamo a conoscenza ma ancora di più, quelli che restano coperti dall’omertà, dai compromessi e dalla corruzione.

Spesso, per consumare l’abuso e la richiesta dello stesso, non è fattibile l’incontro fra le parti ed ecco che scatta la telefonata destinata a diventare di pubblico dominio se l’inquirente di turno, invece di ostacolare l’attività investigativa, la rende fruibile.

Il problema è che per l’opinione pubblica quanto per buona parte degli organi di informazione, le relazioni che nascondono abusi, fanno parte non solo della quotidianità istituzionale ma rappresentano anche un buon rimedio alla pesantissima burocrazia italiana.
Una premessa peggiore non si poteva fare ma tant’è. D’altronde, i padri ignobili di queste considerazioni sono piuttosto noti; Silvio Berlusconi commentava cosi l’arresto per corruzione internazionale di Giuseppe Orsi, AD di Finmeccanica:
“Cosi non possiamo più competere all’estero. Nessuno tratterà più né con l’Eni, né con l’Enel né con Finmeccanica. La tangente è un fenomeno che esiste ed è inutile ignorare la realtà. Pagare una tangente all’estero è un fenomeno di necessità”.
Le sue vicende giudiziarie hanno dimostrato che “il fenomeno di necessità” si è presentato anche dentro ai  confini nazionali ma torniamo alle telefonate- scandalo che non scandalizzano più nessuno ma inducono a scandalizzarsi dei pochi che ne restano scandalizzati.
Caso Suarez, il dirigente sportivo della Juventus,Fabio Paratici, è finito nel registro degli indagati insieme agli avvocati del club con l’accusa di aver reso dichiarazioni false ai magistrati di Perugia che lo hanno sentito in merito all’esame farsa sostenuto dal giocatore per ottenere la cittadinanza italiana.
Brividi corrono lungo la schiena nel sentire della grande fiducia riposta nella magistratura da parte della dirigenza della squadra perchè ormai la mente elabora questa fiducia considerando le varie diramazioni di tutti i casi Palamara noti e meno noti.
Chi di noi non ha un ministro pronto a farsi in quattro ad ogni chiamata d’aiuto? Paratici ce l’ha. L’amica di infanzia Paola De Micheli che, secondo i magistrati, viene sentita dal dirigente al fine di velocizzare le pratiche per la cittadinanza al giocatore.
La sventurata rispose mettendolo in contatto col Viminale per sua stessa ammissione e rimarcando l’innocenza del gesto. Non ci resta che chiederle di rendere pubblico il numero in modo che chiunque possa accedere al servizio perché se vengono aiutati i miliardari, quanto più aiuto andrebbe dato a chi è privo di mezzi?
Ma questa è solo l’ultima delle telefonate eccellenti che riguardano vertici delle istituzioni; vi ricordate l’ex ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri? Amici di famiglia, anche questi con le pezze al culo tanto per cambiare, i Ligresti, finiscono in carcere con l’accusa di aggiotaggio nell’inchiesta Fonsai e lei che fa? Li chiama per assicurare il proprio sostegno tanto che, dopo pochi giorni, Giulia Ligresti esce dal carcere per andare ai domiciliari.
Si difenderà, l’ex ministro, dicendo che si è mossa a pietà del suo stato di salute “la ragazza non mangiava più poverina”; anche qui, la richiesta sorge spontanea. Rendete pubblico questo centro di ascolti altrimenti detto numero del ministro perché di detenuti in carcere che non mangiano ce ne sono centinaia.
Che l’imputato tenti richieste di aiuto motivato dall’amicizia e dai segreti che condivide con l’amico presidente è plausibile ma che il presidente risponda e si adoperi affinché l’imputato sia sottratto al processo per niente.
Ma nella vicenda in questione l’abuso è andato oltre l’accoglimento della telefonata; il monarca, invece di scusarsi e di spiegare al Paese il perché di quell’interessamento che sconfinava in un delicato processo alla mafia, chiese ed ottenne la distruzione delle telefonate intercorse tentando di punire i magistrati che le avevano legittimamente disposte.
E questa è storia. Le telefonate ed i messaggi dell’attore Raoul Bova all’ex presidente ANM sopra menzionato Luca Palamara per intervenire “sull’ingiusta condanna” ad un anno di carcere per avere evaso il fisco per 680mila euro? Chi di noi non ha un amico magistrato al quale portare istanze di libertà?
L’ex manager di Autostrade Gianni Castellucci, ai domiciliari con le accuse di attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture, poteva (può?) contare su una rubrica telefonica indicata dai giudici come “nominativi di altissimo livello istituzionale” che incredibilmente non compaiono mai in nessuna indagine nonostante tutte le intercettazioni testimonianti pressioni di vario genere.
E poi, il meraviglioso mondo delle banche che dispone di liquidità incontrollata per farsi tanti amici politici che, come cani randagi in cerca di cibo, spolpano fondi ovunque ve ne siano, soprattutto  in campagna elettorale; questa, la sostanziale ricostruzione degli intrecci di potere fra Giuseppe Mussari ex presidente del Monte dei Paschi di Siena condannato a 7 anni e 6 mesi per le operazioni nei  derivati che occultarono le perdite del disastro Antonveneta e numerosi politici di destra e sinistra. Anche in questo caso, delle telefonate fra le parti si perde il conto.
Lo stesso metodo utilizzato per le richieste di aiuto ai politici nelle difficoltà giudiziarie, è utilizzato anche per la ricerca di lavoro; un recente indagine di Isfol Plus evidenzia che “quasi quattro italiani su dieci trovano una sistemazione lavorativa puntando sui rapporti personali e professionali”. Scorciatoie che prescindono dal merito ovviamente, corsie preferenziali che corrono sui binari del “tengo un amico importante”.
La vera tragedia resta il non stupirsi perchè, in questa normale amministrazione, sono affogati i valori di una Repubblica nata sulle macerie del fascismo. Rincorrere l’uguaglianza delle opportunità non è nel nostro stile ormai.