Francesca Scoleri

Nino Di Matteo Ministro della Giustizia ? Il potere occulto si prepara a impedirlo

“Penso che l’esperienza di un magistrato possa essere utile alla politica”.Con queste parole, pronunciate due giorni fa al convegno sulla giustizia organizzato alla Camera dal M5S, Nino Di Matteo, pm volto del processo sulla trattativa Stato-mafia, ha delineato una sua possibile entrata in scena nell’ipotetico governo a 5S.

Cosa avrà spinto il magistrato a indirizzare l’opinione pubblica verso questa evenienza, non ci è dato saperlo.Ma due, sono i dati oggettivi che vanno osservati.

Il primo; quella fetta di Paese attenta e informata sulle dinamiche che ruotano intorno al processo trattativa, da due giorni vive in fibrillazione al pensiero che possa esservi un ministro della giustizia dal calibro di Nino Di Matteo o meglio, che possa essere proprio lui. Il secondo dato oggettivo, la presenza di un magistrato, non un politico che ha bisogno di compiacere l’elettorato ma solo il proprio servizio alla Costituzione e al Diritto, rende rassicurante una carica che da troppi anni, è occupata da uomini scelti al solo scopo di salvaguardare posizioni di potere.

Persino nel governo dei tecnici, l’Avvocato Paola Severino, mise la sua esperienza da ministro della giustizia, al servizio della politica e dei suoi uomini peggiori. Memorabile resterà, sotto quella legislatura, lo spacchettamento operato sul reato della concussione che prima di quel passaggio, aveva un’indiscussa utilità, subito dopo, l’utilità fu al servizio di due imputati celebri :Berlusconi e Penati che ebbero la meglio nel corso dei loro processi proprio grazie alla legge Severino.

Quale sarebbe invece, l’opera di un ministro della giustizia che, nella sua vita da magistrato, ha detto fino alla sfinimento, che la mafia vive ed è alimentata dalla corruzione ?
Immagino che da due giorni, la politica, esclusa la parte che a quel convegno l’ha ospitato, stia tremando al pensiero che possa esservi già in cantiere una seria e concreta legge anticorruzione. Ricordiamo che pochi giorni fa, Di Matteo si è fatto promotore della legge “La Torre bis”; confisca dei beni non solo ai mafiosi ma anche ai corrotti.”E qui la faccenda si complica” staranno esclamando i veterani del potere occulto che da sempre si contrappongono alla punibilità dei corrotti.

Lo scenario per loro è pessimo: il M5S continua ad essere ben posizionato nei sondaggi e la prossima occasione di voto, potrebbe davvero rivelarsi fatale per i vecchi schieramenti politici, soprattutto per i rottamatori che negli ultimi due anni, hanno messo in campo la peggiore logica democristiana, al servizio dei propri finanziatori, della famiglia, degli amici e di un’insaziabile appetito di potere che li ha portati addirittura a tentare lo stravolgimento della Costituzione.

A tal proposito, Nino Di Matteo, non ha risparmiato aspre critiche a Matteo Renzi, ricordandogli che stava trattando le modifiche della Carta Costituzionale con l’uomo del quale una sentenza dice: “L’imprenditore Silvio Berlusconi stipulò un accordo ‘di protezione’ con le famiglie mafiose di Palermo, un patto che è stato in vigore almeno fino al 1992.”

Se Nino Di Matteo rappresenta una minaccia da magistrato, ancor di più nelle vesti di ministro della giustizia per chi lavora, tutt’altro che velatamente, alla sottomissione della legislatura in favore della perpetua impunità e per questa ragione, non ho gioito alle sue parole due giorni fa.

Ricordiamo che il pm, vive già sotto scorta e che violente minacce di morte nei suoi riguardi, sono giunte proprio dal capo di Cosa Nostra, Totò Riina.
La sua posizione certo non ricava sicurezza dalla prospettiva del ministero della Giustizia. Il timore è che da oggi, la sua figura sia ancora più bersagliata dai soliti attacchi ad opera di stampa, televisione e politica; da noti professionisti del fango che peraltro, hanno già avviato l’opera di discredito.

Su giornali e social infatti, è scattato “l’aprite il fuoco” verso l’uomo che rappresenta garanzia per istituzioni e collettività. Persino gli avvocati dei mafiosi s’improvvisano dispensatori di morale forti di quel potere occulto che vince cause in tribunale al posto loro. Eppur si credono principi del foro.

Lo stesso potere occulto si nasconde dietro giornali falliti, mantenuti da aiutini di cortesia che per i contribuenti si traducono in cifre a sei zeri. Pronti all’uso proprio per circostanze come questa con la strategia di sempre basata sul discredito a pagamento.

Vorrei poter dire che la classe dirigente ha fallito in questi anni, che “non è riuscita” a varare norme legislative per arginare il fenomeno della corruzione linfa vitale della criminalità organizzata, ma la verità è che la classe dirigente ce l’ha fatta; l’obiettivo era proprio quello. E allora, torniamo alle parole di Di Matteo visto che il nostro obiettivo è esattamente il contrario, “un magistrato può essere utile alla politica”.