Malta, muore a seguito di un attentato la giornalista maltese Daphne Caruana Galizia. E’ saltata in aria con una bomba. La donna aveva subito diverse minacce di morte che non sono state prese sul serio. O volutamente ignorate.
Indagava sui corrotti Daphne Caruana Galizia, la migliore giornalista d’inchiesta di Malta. Non ha rallentato o bloccato le sue indagini nemmeno dopo le minacce di morte ricevute negli ultimi tempi e per le quali nessuno ha ritenuto di avviare un percorso di protezione. Lascia un marito, tre figli e un’amara consapevolezza: non si può distruggere la corruzione perchè sta diventando linfa vitale delle istituzioni.
E’ possibile infatti, che l’inchiesta costata cara alla giornalista maltese, sia quella sui Panama Papers; la ricerca d’identità di uomini ricchi e potenti, compresi funzionari pubblici, intestatari di conti e società offshore che sfuggono al controllo statale del Paese di provenienza. La parte più inquietante dell’inchiesta, rivela la compromissione di soggetti vicini a capi di governo di diversi Paesi del mondo. Fra le nazioni menzionate, Malta. I documenti pubblicati identificano 61 fra familiari e collaboratori di primi ministri, presidenti e re.
“Ci sono criminali ovunque si guardi adesso, la situazione è disperata“. Con queste parole, Daphne Caruana Galizia, ha firmato ieri il suo ultimo articolo. Parole inquietanti che sembrano animate da terribili presagi. Poche ore prima della sua morte la giornalista le ha messe nero su bianco e oggi rappresentano un testamento morale che andrebbe onorato. Ma non accadrà, la corruzione non ammette intralci, la bomba con cui è saltata in aria Daphne ne è prova di forza che non lascia spazi a fraintendimenti.
I dati agghiaccianti che riguardano il numero dei giornalisti morti ammazzati nel mondo, confermano gli intrecci di potere consolidati e radicati proprio all’interno delle istituzioni; 48 reporter uccisi nel 2016 di cui, il 75% si occupava di guerre, il 38% si occupava di politica e il 19% di corruzione. Svelare segreti che rendono le guerre meno comprensibili di quanto gia’ non appaiano, certo non arreca danni agli umili militari mossi come pedine dai propri governi. Gli interessi che vengono infastiditi da serie inchieste di giornalismo investigativo, riguardano sempre figure che per l’opinione pubblica, devono restare irreprensibili.
Oggi tornerà alla mente di noi tutti, la scomparsa di Ilaria Alpi, assassinata in Somalia dalla corruzione come Daphne. Ilaria aveva scoperto il traffico internazionale di rifiuti tossici che dai ricchi e “civilizzati”Paesi d’occidente, finiscono dislocati negli “incivili” Paesi africani in cambio di tangenti e armi. Pochi mesi prima del suo assassinio, la Somalia è luogo di un altro delitto, quello del sottufficiale del del SISMI ( Servizi segreti ), Vincenzo Li Causi, diventuto informatore di Ilaria Alpi sui traffici illeciti. Il 3 luglio di quest’anno, la mannaia della corruzione si abbatte sulla ricerca della verità; la procura di Roma chiede di archiviare l’inchiesta in quanto “risulta impossibile accertare l’identità dei killer e il movente del duplice omicidio”, insieme a Ilaria fu ucciso anche Miran Hrovatin, fotografo e cineoperatore.
Uccidono in libertà con la forza di autobombe, kalashnikov e la protezione di uomini potenti che pubblicamente godono di reputazioni specchiate, la cui moralità appare rigorosa e inappuntabile.E mentre persone oneste perdono la vita incarnando, col proprio lavoro, il principio puro e autentico della professione di giornalista, il mondo perde notizie, informazioni, verità. Perde consapevolezza, protende all’ignoranza, alla cecità, alla sordità e al mutismo imposto dai più forti.
La vera tragedia risiede sempre nel medesimo posto: la solitudine! Non si lasciano sole le persone che vogliono far luce su fatti gravi. Non si possono abbandonare a se stesse quelle persone che rifiutano il sistema di potere che ci vuole sudditi di criminali privilegiati. La solitudine è complice perfetta della corruzione e nostro malgrado, complici ci riveliamo anche noi ogni volta che sminuiamo la gravità di fatti deplorevoli che riguardano uomini pubblici, la gravità di fatti denunciati da giornalisti come Daphne Caruana Galizia