Ma perché pensate che le multinazionali spendano miliardi, più di quanto gli costi la produzione dei loro gadget, per pubblicizzarli, in modo da convincere la gente che siano desiderabili e desiderati, dunque vincenti? Perché pensate che, negli stessi anni (il primo 900) in cui nacque la pubblicità di massa, venisse introdotto anche il concetto e il reato di disfattismo, a colpire chi diffondesse dubbi e diffidenza, ossia il timore irrazionale della sconfitta? È che la gente non si fa influenzare dalla sola esperienza o evidenza; le aspettative contano ancora di più. Se si leggessero i classici ci si ricorderebbe delle battaglie in cui già nell’antichità, ben prima del perfezionamento della propaganda, eserciti che stavano vincendo furono travolti e annientati dall’improvviso scoraggiamento diffusosi fra i soldati, spesso interpretando in modo errato degli indizi irrilevanti.
In Sardegna, come in Abruzzo, il M5S ha ottenuto un buon risultato; non c’è stato il miracolo ma i miracoli non succedono mai in politica, se non in situazioni eccezionali e brevissime. Perché avrebbe dovuto ottenere di più? Non ha una rete territoriale, non ha un’ideologia, non fa favori e dunque non ha devote clientele. Ma soprattutto ha irresponsabilmente rinunciato a usare giornali e televisioni per far conoscere le proprie idee e amplificare i propri successi, e anche per tenere alto lo spirito dei propri sostenitori. Neppure da partito di governo ha sentito il bisogno di creare una macchina propagandistica. Possibile che nella Rai ancora ci siano dirigenti, conduttori e giornalisti di nomina piddina o berlusconiana e che si consenta loro di fare disinformazione? Possibile che non sia in discussione una legge che smantelli le concentrazioni editoriali e stabilisca un tetto agli introiti pubblicitari? Non ci posso credere di essere qui a scrivere simili ovvietà: sono l’abc della politica. Non si vive di solo pane e tanto meno di soli fatti: si vive di racconti, speranze, fiducia, certezze, che i migliori mettono periodicamente in discussione però non in ogni momento e non in risposta alle menzogne dei nemici.
Il M5S è solido, una realtà della politica italiana. Ma per far fruttare in termini elettorali l’impegno di tanti simpatizzanti e il buon operato dei suoi dirigenti e parlamentari, è indispensabile che riesca a informare la gente, che è superficiale, ignorante, facilmente suggestionabile dai media. Come? Innanzi tutto con un giornale, autorevole, serio e di parte, come l’“Unità” di prima del 1991, che nel sottotitolo si dichiarava l’“Organo del Partito Comunista Italiano”, senza fingere un’imparzialità che in politica non esiste e in democrazia non ha senso. E poi serve una televisione, servono strutture che formino e attraggano gli intellettuali. A mio parere è la priorità assoluta, a cui dedicare le migliori energie e buona parte delle risorse finanziarie del Movimento. Altro che regalare ambulanze senza che nessuno lo sappia.