Prendiamo Gian Maria Gros-Pietro, uno dei manager più pagati e degli uomini più potenti d’Italia, altro che i burattini che affollano i talk show e le prime pagine dei giornali per dire e fare quello che viene deciso altrove. Alla fine degli anni 90, in clima di affrettate liberalizzazioni (effetto del bipolarismo, incostituzionale ma voluto da gran parte degli italiani, rincoglioniti dalla propaganda radicale: una gara a chi nel proprio quinquennio arraffasse di più, con la scusa che se no l’altro si sarebbe preso tutto), dicevo, alla fine degli anni 90 Gros-Pietro fu incaricato da Prodi e D’Alema di liquidare l’IRI, l’ente pubblico che era stato il motore del miracolo economico. Fra i successi di Gros-Pietro, la privatizzazione delle autostrade, costruite dallo Stato ed estremamente redditizie ma lo stesso svendute a una cordata di banche guidata dai miliardari di Treviso, i Benetton, poi strutturata in società con il nome di Atlantia. Della quale Gros-Pietro divenne presidente tre anni dopo, senza che nessun giornalista o intellettuale, di destra o di sinistra, si scandalizzasse. Parlo degli stessi giornalisti e intellettuali che da due anni si aggrappano a infimi dettagli o fabbricano calunnie per denigrare il M5S. Una macchina del fango senza precedenti.
Questa è l’Italia corrotta, arrogante e inetta che la casta sta difendendo con i denti: per i suoi membri il liberismo è stato una pacchia; mentre il paese si impoveriva e la sua produzione industriale crollava, il numero dei miliardari, dei milionari e in generale dei ricchi è triplicato. Lo sanno anche loro che non può continuare ma continuerà lo stesso perché non sanno fare altro. Non possono venire redenti o cambiati; sono marci e vanno buttati via per salvare la parte ancora sana.
A chi scrivo allora? Ai simpatizzanti del Movimento e ai troppi massimalisti che ci sono fra loro, i quali in una contingenza come quella attuale, di fronte ad un potere rappresentato da personaggi come Gros-Pietro, stanno lì a scandalizzarsi se qualche parlamentare, magari non più giovanissimo, non sia contento di dimezzarsi lo stipendio, e per cosa? per restituire dei soldi “agli italiani”, inclusi quelli che sostengono la casta, votandola e condividendone il culto del profitto. Finitela con questa purezza romanticheggiante e fuori tempo massimo; il nemico non fa prigionieri, dunque non ne dobbiamo fare neanche noi.
Ma scrivo anche per i dirigenti del M5S. Se Gros-Pietro è stato mandato a guidare la privatizzazione delle autostrade, vuol dire che si trattava di un’operazione importante, forse determinante, per questo sistema di potere. C’è l’opportunità di dargli un duro colpo revocando la concessione, senza compromessi o sconti; e rinazionalizzando un settore strategicamente ed economicamente essenziale, dare agli italiani una chiara idea di cosa sia il M5S. Fatelo.