Francesca Scoleri

Coronavirus: Fermate l’Italia o il contagio non si arresterà

Il mio articolo su Il Format.info

Sono passati ormai 15 giorni da quando il Covid-19 è entrato drammaticamente nella nostra quotidianità e il braccio di ferro col contagio, richiede decisamente uno sforzo in più rispetto a quanto si stia facendo.

Abbiamo fatto subito i conti con la rigidità del contrasto quando le prime zone colpite da contagio, sono state dichiarate off-limits, ma uno schema precostituito dall’informazione ci ha spinto verso zone di sicurezza che oggi, vacillano più che mai.

“E’ una normale influenza, solo più aggressiva e più virale”. “Bassa mortalità; rischia solo chi ha patologie pregresse”. “Applicare buone norme igieniche ci preserverà dal contagio”. E via dicendo.

Zone rosse a parte, si è puntato soprattutto sul buon senso dell’italiano medio ma come è noto, ci facciamo sempre riconoscere per mancanza di disciplina e auto responsabilità: piste sciistiche prese d’assalto, movida notturna irrinunciabile, e calca per le uscite pubbliche di discutibili star come Elettra Lamborghini.

La neo diva, che ipnotizza il pubblico facendosi riprendere sul water mentre si spalma la crema del viso – voi capite – ha raccolto centinaia di persone dentro un centro commerciale per il suo show in piena emergenza sanitaria.

Persone in quarantena che fuggono mettendo a rischio contagio intere comunità e panico nelle stazioni coi treni presi d’assalto, non rendono per niente sicuro questo momento. Il buonsenso, è completamente assente.

Assente anche nel decreto emesso nella notte di domenica dal consiglio dei ministri. Troppa discrezionalità e quel “ci si può sottrarre alle restrizioni per ragioni di comprovata esigenza”. Ma quanto ci mette l’italiano medio a comprovare qualcosa di falso? Lo vogliamo dire con estrema chiarezza?

Aggiungiamoci anche l’imperizia di amministratori pubblici e rappresentanti di imprese che continuano, nonostante l’interminabile dramma, ad anteporre il problema “economia” al rischio di veder decimata la popolazione italiana. Il diritto alla vita è secondario rispetto al diritto al profitto. Il messaggio è questo e non c’è motivazione che tenga.

Addentriamoci dunque nel cuore dell’emergenza per comprendere cosa può voler dire contrarre il coronavirus.

I morti aumentano ogni giorno. Parliamo di uomini e donne che, dopo essere risultati positivi, sono stati allontanati dalle proprie famiglie che non li hanno mai più rivisti. Uomini e donne che muoiono in estrema solitudine. Dramma nel dramma.

La sanità pubblica è al collasso al punto da parlare di priorità delle cure a chi ha maggiori possibilità di sopravvivere. Una cosa che non avremmo mai voluto sentire. I più deboli sempre ai margini e una società che dimostra apertamente di essere lontana dalla difesa dei soggetti con difficoltà.

In questo preciso momento, chi si ammala gravemente – c’è grazie a Dio chi contrae il virus senza finire in condizioni drammatiche – rischia di non aver accesso alle strutture ospedaliere stremate dalla presenza di contagiati nelle terapie intensive e dalla riduzione di personale decimato a sua volta dal contagio.

Non cosi la condizione di chi contrae il virus e può contare sul privilegio di essere a capo del governo in regioni che, nel corso degli anni, hanno visto dimezzarsi ospedali e posti letti, personale sanitario e ricercatori scientifici. Col loro aiuto e sostegno, in favore della sanità privata accessibile solo a chi ha i soldi per permettersela.

Loro non affronteranno il calvario del comune cittadino, sempre per tornare alla società da Marchese del Grillo che abbiamo costruito e rafforzato impunemente. Questo è il terreno sul quale ci stiamo muovendo ed appare evidente che le norme messe in atto, anche nelle ultime ore, non sono sufficienti a garantire sicurezza e calo del contagio.

Serve un’azione drastica che evochi quella intrapresa con successo dai cinesi. Tutto fermo,  tutto chiuso e tutti chiusi. Cosa manca all’Italia per attuarla? Una dittatura dichiarata? Ce ne sarebbe da dire, ma oggi la necessità di disciplinare la popolazione è più che mai stringente rispetto all’ipotesi di autodisciplina e i risultati sarebbero sicuramente più vantaggiosi.

Le uniche attività industriali che dovrebbero essere lasciate aperte sono quelle impiegate nella produzione di materiale utile al contrasto del virus. Sotto presidio militare anche quelle ovviamente.

Dal consistente numero di contagiati in continuo aumento, questi provvedimenti duri sono già necessari e semmai il governo fosse costretto ad intraprenderli nei prossimi giorni, si sarebbe solo perso tempo prezioso.

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