Valentina Vadalà

Accoglienza, le nostre radici: Spiegare Dante ad una adolescente del Bangladesh

Una panoramica sul senso e sul significato della parola “accoglienza”; l’Italia conosce pienamente questa parola ? In Germania, gli immigrati in cerca di una nuova vita sul suolo tedesco, sono sottoposti a full immertion della lingua. In Italia cosa accade dopo i primi soccorsi in mare?

Alcuni mesi or sono, a marzo per l’esattezza, mi è capitato di leggere un articolo su una vicenda avvenuta in Canada (Quebec) dove un gruppo di genitori musulmani aveva fatto istanza al sindaco della loro città per abolire dalla mensa scolastica la carne di maiale, prevista nel menù della scuola una volta a settimana.

Il Sindaco non aveva accolto l’istanza e con una lettera recapitata a tutti quei genitori ne aveva anche spiegato il perché. Il primo cittadino di Dorval dichiarava che il Canada con le sue radici giudaico-cristiane ha il diritto di rifiutare ogni concessione all’Islam, precisando che per i musulmani che sono in disaccordo con la laicità e non si sentono a loro agio in Canada, esistono nel mondo 57 bellissimi paesi islamici, la maggior parte dei quali sottopopolati e quindi pronti a riceverli a braccia aperte, proprio in coerenza con la Sharia.

Sosteneva dunque che se avevano scelto il Canada (e nessuno dei 57 paesi islamici) era per avere riconosciuto le migliori condizioni di vivibilità offerte dal paese, e la possibilità di mangiare carne di maiale una volta alla settimana costituiva parte di queste condizioni.

Il tema in effetti è assai attuale e colpisce le coscienze di molti di noi, divisi tra il desiderio di rispettare la sensibilità altrui e la paura di perdere parte del nostro ruolo culturale abdicando a simili richieste.

Il cosiddetto mondo occidentale per secoli ha colonizzato il resto del pianeta imponendo la “superiorità” della propria cultura e oggi, di fatto, non riesce ad accettare le conseguenze di una situazione creata sfruttando popolazioni e risorse altrui.

Perché non prevedere un’alternativa alla carne di maiale per chi non la mangia? In cosa verrebbe lesa la dignità canadese? Voglio ritenere che la risposta del sindaco sia stata una provocazione per sensibilizzare la percezione delle complesse problematiche di una sempre più dilagante convivenza globalizzata. Altrimenti sarebbe estremamente superficiale e decisamente riduttiva.

Non si possono, infatti, ignorare le situazioni che costringono migliaia di famiglie ad abbandonare paesi devastati da regimi assolutisti e da guerre, situazioni che abbiamo contributo a determinare, per interessi di potere ed economici, fra i quali sicuramente primeggia la vendita di armi.

Costoro abbandonano affetti, cultura, tradizioni per affrontare una nuova vita piena di incertezze, ostacoli, diffidenza e quant’altro noi, che siamo stati un popolo di eterni migranti, dimentichiamo troppo facilmente. Non ultima la difficoltà della comunicazione.

Mia figlia che insegna in una scuola media di Ferrara mi ha spiegato che le sue lezioni sono contraddistinte da traduzioni simultanee multietniche: dal suo italiano una ragazza rumena traduce alla sua vicina di banco in inglese, che pur essendo di madre lingua georgiana, a sua volta traduce ad un’altra compagna cecena in russo.

Siamo in una terza media, ma la scuola opportunamente, consapevole da tempo del problema generato della presenza di molti extracomunitari, si è attrezzata con corsi paralleli, svolti durante l’orario delle lezioni canoniche, per l’insegnamento intensivo di italiano, saltando ora un’ora di francese, ora una di educazione fisica.

In Germania l’accoglienza agli emigrati prevede un periodo full immersion di lingua tedesca prima di consentire l’immissione delle persone nella realtà quotidiana. In Italia le attenzioni dedicate agli extracomunitari sembrano esaurirsi con l’emergenza della prima accoglienza, salvataggio in mare compreso, e poi …. Liberi tutti!

Tranne casi isolati, infatti, l’Italia garantisce strutture sovraffollate e pruriginosa assistenza a chi cerca rifugio nel nostro paese affidandone la gestione a soggetti e associazioni troppo spesso assurte agli onori della cronaca nera, indifferente a quello che succede dopo,  come alle condizioni di moderna schiavitù di cui troppo spesso diventano vittime gli immigrati. Mi riferisco – se non fosse chiaro – alla prostituzione e ai lavori nei campi. Certo, ai più fortunati è garantito il diritto allo studio.

 “….. lo cielo che non have altro difetto ….”, è uno dei settanta versi di una lirica di Dante, Donne ch’avete intelletto d’amore, che alcuni giorni fa studiavo con una ragazzina del Bangladesh, Prianka, durante le ore di doposcuola che un centro sociale ha attivato a Palermo all’Albergheria, uno dei quartieri storici ad altissima presenza di extracomunitari. “E’ una parola inglese – have –“, mi ha detto subito soddisfatta, avendo creduto di cogliere correttamente quell’unico elemento a lei facilmente comprensibile della lirica.

Non è stato semplice spiegare il contenuto e il linguaggio arcaico. Non sarà stato certamente facile capire e imparare. E così succede per la storia, dove devi fare una trasposizione di tutti i termini complessi e specifici in una forma più semplice ma non per questo lontana dal linguaggio tecnico; e cosi succede per il latino che ho fatto studiare ad una ragazza magrebina che non aveva idea di declinazioni e coniugazioni, sintassi e analisi logica. Numeri e formule per fortuna dànno meno difficoltà.

Cosa fa lo Stato italiano per questi ragazzi, per aiutarli ad inserirsi nella nostra realtà scolastica? Consente di frequentare la scuola ma non si preoccupa del modo in cui lo fanno e delle ricadute sul sistema. Tutto il peso del gap, infatti, ricade sulle spalle dei ragazzi più deboli, dei docenti impegnati a svolgere comunque i programmi ministeriali e dei pochi volontari che li aiutano. Il centro dove faccio volontariato è privato, legato ai gesuiti, e non mi risulta che ci siano altri centri simili pubblici.

Spero proprio, tuttavia, che nessuno pensi che la soluzione migliore consista nello sfoltire e semplificare i programmi scolastici, perché ricordiamoci che, al di là della universalità della poesia di Dante, lo studio serve per imparare a conoscere e, soprattutto, è lo strumento per capire il mondo.

Vorrei che lo capissero i nostri figli, perché Prianka, Thamanna, Alì, Manoj, Naima, Donia, Samir credo l’abbiano capito e lo dimostrino con l’attenzione e la diligenza con cui vogliono imparare.