Alessandra Ruffini

Orsa Amarena. Dacia Maraini: la crudelta’ che emerge dall’ignoranza

La vicenda dell’uccisione dell’orsa Amarena ha sollevato una sacrosanta discussione; unanime la condanna nei confronti dell’autore di un gesto grave, vile e deplorevole.
Ma tra qualche giorno l’attenzione dell’opinione pubblica si sposterà su qualcos’altro facendo ricadere nell’oblio la quotidiana sofferenza degli animali, vittime della crudeltà umana dispiegata in tutte le sue forme.
Ne abbiamo parlato con la scrittrice e poetessa Dacia Maraini.

– La storia dell’orsa Amarena e della sua assurda uccisione ha colpito profondamente l’opinione pubblica.
Eppure la violenza sugli animali è all’ordine del giorno: cosa fa la differenza?


La crudeltà verso gli animali è una costante quotidiana, purtroppo. Basta pensare a come vengono tenuti imprigionati i vitelli dentro gabbie di ferro negli allevamenti intensivi e come vengono trattate le vacche da latte imbottite di ormoni e rese gonfie e senza muscoli  per mancanza di moto. Nessuno protesta contro gli allevamenti intensivi che sono peggio dei campi di prigionia nazisti. Nel caso dell’orsa ha colpito il fatto che fosse un animale socievole, che entrava spesso  nel paese e nessuno aveva paura perchè lei si fidava della gente e la gente  si fidava di lei, sapevano che non aggrediva nessuno e che si portava dietro i suoi cuccioli in cerca di cibo. . Ha colpito  il fatto che fosse madre e che abbia lasciato i due figlioletti  che sono rimasti orfani e forse non potranno sopravvivere. Inoltre l’orso si sa è un animale in estinzione e quindi va protetto, non sterminato.

– Gli animali si fidano degli uomini, tanto da avvicinarsi alle città, alle case e molte volte trovavo un “nemico”.
Una parte di umanità sta distruggendo tutto in nome di quella superiorità che sembra giustificare ogni azione, anche le più abiette.
Quali sono le conseguenze?

La ragione per cui gli animali scendono nei paesi sta nel fatto  che abbiamo rovinato e distrutto i loro ambienti naturali. Fra incendi e cementificazione non abbiamo lasciato più niente alle povere bestie.  Noi esseri umani che ci chiamiamo presuntuosamente sapiens, siamo a volte privi di saggezza e comprensione. Pensiamo solo a soddisfare i nostri bisogni senza tenere conto degli equilibri necessari alla natura per sopravvivere. Finiremo per suicidarci se continueremo così.

L’ orsa morta e i suoi cuccioli a rischio; la capretta uccisa a calci; tanti cani e gatti abbandonati anche durante questa estate che sta terminando dopo anni di convivenza in casa.
Come si spiega tanta insensibilità di fronte a creature innocenti?


La crudeltà  di solito deriva dall’ignoranza e dalla scarsa educazione all’empatia e al rispetto degli altri esseri viventi. La crudeltà fa parte della natura umana ma va trattenuta e regolata.   La violenza che viene rappresentata in rete e la  pornografia di alcuni social  finiscono per uccidere nel ragazzo la capacità di provare pietà e comprensione.

-In Italia c’è molto da fare sul piano legislativo: gli animali ancora non sono riconosciuti esseri senzienti. Eppure in quasi tutte le famiglie c’è un animaletto domestico.


Ha ragione. Ma mentre capiamo le esigenze di animali umanizzati come il cane e il gatto, non capiamo le esigenze e la vita affettiva e la sensibilità di un animale non di compagnia. Così come non capiamo le esigenze della natura che ha bisogno di boschi (bruciati tutti per mano umana) di respiro, di rispetto, di comprensione. Lo sfruttamento selvaggio del terreno riempito di pesticidi e ormoni finisce per avvelenare noi stessi e l’aria che respiriamo. Tutto per avidità di denaro e per fretta di produrre.

 – Anche la filiera alimentare è causa di sofferenza e maltrattamento: gli allevamenti intensivi, la macellazione, lo sfruttamento. Nonostante una nuova cultura vegetariana e vegana è difficilissimo cambiare le regole e migliorare la vita degli animali destinati a diventare cibo.

 
 E’ quello che ho detto prima. Io imporrei a ogni scuola di portare i bambini a fare una visita a un mattatoio. A me è successo da ragazzina e da quella esperienza orribile ho smesso di mangiare carne. Vedere come soffre un animale  che viene ucciso a freddo , magari davanti alla propria madre e al proprio fratello, crea una ferita nel cuore . Un bambino che vede la carne solo avvolta in un sacchetto di plastica non può capire il dolore di quella bestia uccisa. Al mattatoio si capisce e chiunque abbia un minimo di sensibilità non può che restarne profondamente impressionato.
-Terribile il caso degli adolescenti  che seviziano una capretta: da un punto di vista sociale non dovremmo preoccuparci e temere per una escalation? La “facilità” e la mancanza di coscienza nell’uccidere l’animale è da considerarsi un primo gradino per superare freni e inibizioni davanti al male?

Ho letto che le persone che sono insensibili al dolore degli animali spesso sono anche insensibili al dolore umano. Certo, si tratta di immaginazione. Chi ha addormentato o imbalsamato  la sua immaginazione non può capire il dolore degli altri, e questo vale sia per gli animali che per gli umani.
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