Alessandra Ruffini

Carne coltivata. Italia premia modello inquinamento e violenza sugli animali

Carne coltivata. Il divieto di produrla e venderla da oggi è legge.

Naturalmente il governo italiano, in testa il ministro-cognato Lollobrigida, dice no alla carne coltivata.

Ancora una volta passa un’informazione errata.
Parlare di carne “sintetica” fa paura ed è proprio quello che si vuole fare: non spiegare ai cittadini la realtà delle cose, ma creare dubbi e innescare un clima di sospetto.
Il pianeta sta implodendo: siamo troppi e mangiamo male.
Il consumo di carne sta devastando il globo e sta uccidendo molti consumatori.
Carne prodotta male, tutt’altro che sana, quando va bene piena di antibiotici e veleni se processata.
La produzione di carne comporta un eccessivo e non più accettabile consumo di suolo, così come un consumo di acqua inimmaginabile.
Per produrre 1 kg di carne bovina occorrono 15000 litri di acqua!
Ho volutamente lasciato per ultima la questione più importante: la produzione di carne è soltanto frutto di sofferenza ed agonia.
Milioni di animali ogni giorno vengono uccisi barbaramente, tra mille sofferenze.
La loro vita non è migliore: costretti in gabbie o stipati negli allevamenti intensivi, nel fango, senza vedere mai un cielo azzurro, senza calpestare mai un filo d’erba.
Cuccioli strappati alle madri per essere cresciuti velocemente e ammazzati a pochi mesi.
Maiali che possono a malapena muoversi nelle gabbie di contenzione, obbligati a calpestare le proprie defecazioni, ad azzannarsi tra loro per lo stress.
Come si può accettare tutto questo?
Come si possono chiudere gli occhi davanti alla tragedia che si compie quotidianamente e che, spesso, è ignorata dai consumatori?
Occorre informare, far capire che questo sistema non è più sostenibile.
L’alimentazione vegetariana e vegana sono decisamente le migliori, lo dice la scienza.
Una nuova cultura dell’etica dovrebbe essere alla base della formazione dei cittadini di domani; sta sempre più aumentando la sensibilità su questi temi e tantissimi sono i giovani che fanno scelte responsabili: ma sono troppi gli interessi di chi produce carne e gestisce la filiera alimentare.
Il no del governo alla produzione e vendita di carne coltivata nel nostro paese è una scelta scellerata.
Forse l’unione europea sanzionerà l’Italia, ma resta gravissima la tendenza di fondo da parte di una politica retrograda e colpevole.
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